Ma quanto è alta la soglia?

di Mario Piemontese da Fuoriregistro del 14 marzo 2007

 

Fino allo scorso anno il “fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche” veniva determinato dalla somma di due quote, una proporzionale al numero di classi per istituto e l’altra proporzionale al numero di alunni per istituto.
Per esempio lo scorso anno in Lombardia sono stati assegnati alle scuole elementari o medie 112,24 euro per classe e 5,52 euro per alunno.

Da quest’anno, secondo quanto introdotto dalla finanziaria e dal relativo decreto ministeriale n. 21 del 1 marzo 2007, i conti si fanno diversamente. Ad ogni istituto viene assegnata una quota fissa e poi una seconda quota proporzionale al numero complessivo di alunni.
Per esempio quest’anno a tutte le scuole elementari o medie, indipendentemente dalla regione, verranno assegnati 1100 euro di quota fissa più 8 euro per alunno.

Riuscire a fare un confronto non è possibile perché non è cambiata l’entità della quota per classe o della quota per alunno, come accadeva gli scorsi anni, ma è cambiato proprio il sistema di calcolo.

Il dato più evidente è che il numero di classi non conta più.

L’attuale quota fissa non può essere confrontata con la quota che prima si calcolava a partire dal numero di classi: in Lombardia 1100 euro corrispondono alla parte di fondo relativo al numero di classi, calcolato secondo il vecchio metodo per una scuola elementare o media con 10 classi, e in Lombardia sono numerosissime le scuole con più di 10 classi. Per evitare che il fondo calcolato con il nuovo sistema risultasse sempre inferiore a quello calcolato con il vecchio sistema, è stato necessario quindi elevare la quota per alunno. La vecchia quota per alunno però non è direttamente confrontabile con la nuova perché il metodo di calcolo è cambiato. Non bisogna quindi lasciarsi ingannare dal fatto che la quota per alunno di scuola elementare o media in Lombardia è passata da 5,52 euro a 8 euro.

Secondo il vecchio metodo a parità di numero di classi spettava un fondo maggiore alla scuola che aveva un rapporto alunni/classi maggiore, cioè alla scuola più sovraffollata. A parità invece di rapporto alunni/classi spettava un fondo maggiore alla scuola che aveva un numero di classi maggiore, cioè alla scuola strutturalmente più grande.

Secondo il nuovo metodo il numero di classi non conta più, cioè le dimensioni di una scuola non sono determinanti nel calcolo. A parità di numero di alunni il sovraffollamento non conta.
Quel che invece conta è solo il numero di alunni: la differenza tra i fondi di due scuole è proporzionale alla differenza tra il numero di alunni.

Fissiamo allora un principio: una scuola per funzionare necessita di un fondo, a parità di alunni, che non sia inferiore a quello dell’anno precedente. Come principio non è neanche esagerato, infatti non si sostiene che il fondo debba aumentare, ma perlomeno che non debba diminuire. Il principio può essere o non essere assunto, ma una volta assunto deve essere rispettato, cosa che invece abitualmente non hanno fatto i nostri governanti sia di ieri che di oggi. No si può dichiarare di voler investire nella scuola e dopo ridurre i finanziamenti.
Vediamo allora se nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema di calcolo tale principio è rispettato.

Fissato il numero complessivo di alunni per istituto, se si fanno due conti, esiste una corrispondente soglia del rapporto alunni/classi, indipendente dal numero di classi, al di sotto della quale il fondo calcolato secondo le nuove regole risulta inferiore a quello calcolato con le vecchie. In altre parole per poter avere a parità di numero di alunni lo stesso fondo dello scorso anno bisogna almeno raggiungere quella soglia, se poi addirittura si supera, allora il fondo aumenta.

Ma quanto è alta la soglia? Parecchio.

In Lombardia nelle scuole elementari o medie superati i 380 alunni per istituto la soglia supera il nuovo rapporto medio nazionale, introdotto dalla finanziaria 2007, dei 21 alunni/classi.
Per una scuola elementare o media con 400 alunni la soglia è 21,46 alunni/classi.
Per una scuola elementare o media con 500 alunni la soglia è 23,98 alunni/classi.
Per una scuola elementare o media con 600 alunni la soglia è 26,02 alunni/classi.
La soglia cresce al crescere del numero complessivo di alunni per istituto, ma non proporzionalmente.

A parità di numero di alunni la scuola che ha un maggior numero di classi, cioè la scuola che ha un rapporto alunni/classi minore e inferiore alla soglia minima, è penalizzata dal nuovo sistema di calcolo. Per cercare di recuperare quanto perso nel cambio di regime quella scuola non potrà fare altro che aumentare il rapporto alunni/classi e avvicinarsi alla soglia, tutto questo senza aumentare il numero di alunni perché questo fa aumentare la soglia. L’unica possibilità è quindi diminuire il numero di classi, senza naturalmente diminuire il numero di alunni, cioè produrre sovraffollamento.

Facciamo un esempio.
Supponiamo che una scuola con 600 alunni abbia 26 classi, cioè un rapporto alunni/classi pari circa a 23. Per poter raggiungere la soglia dei 26 alunni/classi deve passare a 23 classi, cioè ridurre di 3 unità il numero di classi. In queste nuove condizioni, cioè sempre 600 alunni, ma con 3 classi in meno, il fondo calcolato con le nuove regole è circa uguale a quello calcolato con le vecchie.

È evidente quindi che il principio non è stato rispettato.

È altrettanto chiaro che la riduzione del numero di classi, a parità di alunni, oltre a produrre sovraffollamento, implica la riduzione dell’organico e l’abbassamento della qualità dell’insegnamento.

Milano, 14 marzo 2007