Il rovescio della medaglia: costi del lavoro
sotto la media Eurozona In Italia salari tra i più bassi d'Europa. Il Corriere della Sera del 30/3/2007
Il livello dei salari Italia, in termini di
potere d’acquisto è tra i più bassi d'Europa, inferiori a quelli della
Grecia e superiori solo a quelli del Portogallo (tabella).
Lo indica l'ultimo rapporto Eurispes, che si riferisce al periodo
2000-2005. Nell'arco di tempo considerato c'è stata una crescita media
del salario comunitario – per l’insieme dei Paesi europei – del 18%,
mentre nel nostro Paese i lavoratori dell’industria e dei servizi (con
esclusione della Pubblica amministrazione) hanno goduto dil una
crescita dei livelli retribuiti del 13,7%. una crescita ancora minore
c'è stata in Germania e la Svezia , dove però i dati di partenza erano
più elevati., mentre i lavoratori di Gran Bretagna, Norvegia, Olanda e
Finlandia hanno visto, nel quinquennio, la propria busta paga
accrescersi di oltre il 20% (grafico
e tabella).
SALARI LORDI
- La posizione del nostro Paese non cambia all’interno della
classifica europea escondo il rappporto Eurispes se vengono
considerati i salari lordi, ossia l’importo che il lavoratore
dipendente vede segnato sulla busta paga (e che non corrisponde al suo
contenuto, perché da quel valore il datore di lavoro avrà sottratto,
per versarli agli Enti di previdenza, i contributi a carico del
dipendente e le imposte dirette, delle quali è responsabile come
sostituto d’imposta). Il salario lordo differisce dal costo del lavoro
soprattutto per la quota di contributi previdenziali a carico del
datore di lavoro (grafico
e tabella).
Confrontando (1)
e (2) si
evince che la classifica dell’Italia è rimasta immutata (al
quartultimo posto) ma che mentre il costo del lavoro è da noi
inferiore del 30,6% (-9,4 euro) rispetto a quello della Danimarca
(dove è il più caro), se si confronta il salario lordo, si vede che al
lavoratore dipendente italiano medio spetta solo il 52% del salario
lordo del lavoratore medio danese: questo perché i contributi sociali
sono da noi più gravosi che in Danimarca. A causa del diverso peso di
quella parte dei contributi sociali a carico delle imprese si modifica
anche ed in maniera significativa, la classifica dei Paesi europei:
ecco allora che la Francia che occupa uno dei primi posti per costo
del lavoro scivola al disotto della Germania e soprattutto della Gran
Bretagna per consistenza del salario lordo. Molto interessante è la
condizione del lavoratore britannico che, pur costando poco alle
imprese (il costo del lavoro nelle isole britanniche è solo del 16%
più elevato che in Italia), garantisce il terzo salario medio assoluto
in Europa, dietro solo a Danimarca e Germania e superiore a quello
italiano dell’80%. |