Di che si tratta, please?
A proposito di nuovo biennio.

di Aristarco Ammazzacaffè, da ScuolaOggi del 14/3/2007

 

C'è chi vorrebbe sapere cosa pensa sinceramente l'on. Biondi e chi se pensa veramente l'on. Calderoli; chi cosa, Moratti sindaco (masaniello fashon) e chi se, il senatore Turigliatto.

A me piacerebbe sapere, a proposito del documento sulle "Linee guida" per il nuovo Biennio, se il Gruppo di lavoro pensava, nel lavorarci, agli amici intimi o a quelli del giaguaro. O a tutti e due.

Prendi, per cominciare, le scelte a premessa. Che anche dopo la seconda lettura ti lasciano così; come.

Vi si parla di sperimentalità, da non intendere come prova (guai!e forse neanche come riprova; di innovazione, che non è quella vecchia (ci mancherebbe), ma una nuova di zecca; di riforma che non si applica, ma si realizza (però); di operatività non sulla scuola, ma con la scuola (wow); eccetera. Insomma cose forti.



E poi di azioni di accompagnamento. Dove l'accompagnamento si riferisce all'innovazione. E l'innovazione è l'oggetto a lungo misterioso per il quale si prevede di tutto: regie di processi, vademecum di successi, seminari senza eccessi, ma "a forte caratterizzazione scientifica" (mica stile new age, non esiste), linee guida e gruppi di pilotaggio, a evitare decessi. E ancora: Agenzie regionali, Osservatori provinciali, più i Dirigenti che favoriscono…, organizzano…, attivano…: azioni mirate, ovviamente.



A seguire, i Docenti che individuano contenuti e obiettivi; più i contenuti e gli obiettivi che, addirittura "nell'intersezione con gli altri domini disciplinari" (mica nei condotti degli acquedotti romani dell'Appia antica, per carità!), attivamente "concorrono…".

Più un "piano di formazione". Che ci mancava (quanto si dice, le assenze).

Non però un piano qualsiasi, ma uno "consono a un nuovo profilo professionale dei docenti". Così. Tutto in una volta. D'emblée.

Seguono disquisizioni sull'esperienza, che si raccomanda solo se si fa su riflessioni valutative. Ovviamente di quelle che puntano al cambiamento. Che però richiede misure di accompagnamento. Che siano a loro volta - rispetto alle esperienze - "atte a facilitarne la diffusione verticale" (Sulla verticalità ovviamente non si discute. Anche se un po' di circolarità a me personalmente non dispiacerebbe. Ma tant'è).



E, in dirittura d'arrivo, la lotta alla dispersione. Perché siamo di sinistra e, se non ce la si mette dentro, cade il governo. E giustamente. Lotta tipo quella delle ZEP francesi (zones de education prioritaire) di vent'anni fa, si suggerisce. Che senza dubbio, fan molto minestra riscaldata, ma con parecchi anni di invecchiamento. Vuoi mettere.

Degli interventi proposti al riguardo, la palma d'oro spetta meritatamente alla "promozione di attività di apprendimento e non solo di benessere extra moenia" (Proprio così. Indagare). Dove non sai se colpisce di più l'una cosa o l'altra. Si apra il confronto. E si appuri.

E dopo la dispersione, si apprezzano voli di buona tenuta sulle "continuità verticali", dietro cui si nascondono i più comuni rapporti tra medie e superiori; e fan bella mostra di sé obiettivi luccicanti come la padronanza di "literacy e numeracy" (nientemeno) che solo a leggerli ti senti immediately à la page. O lì vicino.

E, infine, voli di egual tenuta su "Accertamento, valutazione, certificazione".

Dove colpiscono soprattutto gli "indicatori longitudinali" (qui forse suggeriti per la penuria di quelli latitudinali e tangenziali) e "l'individuazione dei punti di caduta", a sproposito di valutazione.


Ma l'aspetto più rimarchevole del documento si ravvisa nella struttura tipica delle frasi. Dove evidente ad ogni passaggio è il piglio ingiuntivo ("andrebbe costituito" oppure "andrà previsto"); o imperativo ("bisogna attivare" o "occorrerà predisporre"); o quasi autoritario e senza mezzi termini ("Vanno effettuate" o "Va perseguito "). Che, in verità, molto si apprezzerebbe se si sapesse con chi, gli estensori ce l'hanno e che cosa vogliono da noi. E soprattutto, cosa c'entra col Biennio unitario.

Urge gruppo di studio.