Orchi e streghe del terzo millennio.

di Michela Gallina da SAM Notizie 14/3/2007

 

In questi giorni i media sono saturi di notizie riportanti episodi di violenza fisica consumati all’interno delle strutture scolastiche. Sono comparsi per primi gli atti di bullismo da parte degli allievi verso i loro compagni, per proseguire poi con atti di violenza degli insegnanti verso gli allievi (ricordiamo l’episodio dell’insegnante di scuola dell’infanzia che ha tagliato la lingua ad un bambino) ed infine gli episodi di violenza degli studenti e delle loro famiglie nei confronti dei docenti e dirigenti.

Nessuno viene risparmiato.

Quello che dovrebbe essere un luogo sicuro e protetto, la scuola appunto, si sta trasformando, grazie anche all’effetto di amplificazione dirompente prodotta dai media, in una giungla pericolosa.

Viene da chiedersi se tutta questa violenza sia comparsa improvvisamente dalla sera alla mattina, se la realtà della scuola abbia subito un’improvvisa metamorfosi, oppure, se tutto questo preesisteva, perché proprio o solo ora tale cassa di risonanza? A che fine?

Dovrebbe sorgere un legittimo dubbio in merito a quanto sia opportuno puntare i riflettori su questo tipo di realtà distorta, distorta in quanto falsata da un’ottica tendenziosa che non lascia spazio di emergere alle realtà che funzionano bene perché, si sa, non fanno notizia. Si consente allora che l’immaginario collettivo vaghi cercando e trovando risposte e modelli esplicativi a proprio uso e consumo.

C’è da chiedersi se sia positivo per gli alunni, in quanto bambini, creare l’immagine di un mondo che sembra uscito da una fiaba dei fratelli Grimm: popolato quasi esclusivamente da personaggi sadici e crudeli: insegnanti trasformati in orchi, compagni da cui guardarsi le spalle in continuazione e un ambiente pericoloso e pieno di insidie nascoste. Ma chi sarà l’eroe preposto a sconfiggere l’antagonista, il nemico, il cattivo, se anche nelle famiglie si verificano infanticidi e stragi? Quale l’antidoto scaturito da una mala sanità che completa l’opera? Nuove matrigne dunque per antichi incubi che affiorano anche nei bambini del terzo millennio, ma… quale il lieto fine, quale il sicuro riparo?

Quanto pagherà poi alla lunga questa spasmodica ricerca del sensazionale giornalistico? Abbiamo un immaginario collettivo in ostaggio degli editori e dei giornalisti che forse non si rendono conto della responsabilità di cui sono investiti. Proprio coloro che dovrebbero ampliare gli orizzonti mostrando le molteplici sfaccettature della realtà rischiano di impoverirla pericolosamente, di offrirne un’immagine così riduttiva ed angosciante per i soggetti più deboli, non in grado di difendersi attraverso un pensiero critico ed adulto e questo unicamente in funzione di uno scoop, del creare ed alimentare il bisogno di sensazionale.