Il ministro in diretta con gli ascoltatori a Repubblica Tv.
"Più soldi al fondo per riprotare i cervelli in fuga". Lo stop al numero chiuso

Mussi, in tre anni negli atenei
diecimila ricercatori in più.

Massimiliano Papasso, la Repubblica, 26/3/2007

 

ROMA - Nuove regole per il reclutamento di ricercatori, stop ai docenti a contratto, la concreta possibilità di sbloccare nuove risorse per gli enti di ricerca. E poi, il rifinanziamento del fondo per riportare in Italia i "cervelli in fuga" e il ruolo fondamentale della neonata agenzia per la valutazione. Sono questi alcuni dei temi toccati dal ministro dell'Università Fabio Mussi, ospite a Repubblica RadioTv per parlare di atenei, ricerca e sviluppo. Un intervento in cui il ministro, stimolato da centinaia di messaggi provenienti da studenti e docenti, ha fatto il punto sullo stato dell'università e della ricerca dopo dieci mesi di governo e illustrato quali saranno le principali novità del suo mandato.
In primo luogo un nuovo sistema di reclutamento della docenza, che si baserà su nuovi concorsi ma anche su un sistema di valutazione "in itinere", ma anche crescita dei fondi per gli enti di ricerca pubblici. Il tutto per poter portare entro la fine della legislatura il sistema italiano a ridurre considerevolmente la distanza abissale dai principali paesi europei nel campo di formazione e ricerca.

Il reclutamento. Novità in arrivo per le assunzione dei ricercatori. Mussi nelle prossime ore incontrerà i sindacati e la Crui per esporre il suo nuovo piano che dovrebbe portare nei prossimi tre anni ad aprire le porte a circa diecimila nuovi ricercatori. "Un sistema che si fonderà in primo luogo sulla valutazione dei titoli, così come avviene in tutti gli altri paesi europei - ha spiegato Mussi - con una verifica a tre anni dall'assunzione e con una valutazione più complessiva dei risultati affidata all'Anvur". Per il ministro, se queste nuove modalità avranno successo, in un prossimo futuro si potrebbero estendere anche agli altri rami della docenza: cioè professori ordinari e associati.

La ricerca. Data la distanza abissale dagli standard europei sugli investimenti (solo l'1% del Pil) per il ministro dell'Università si dovrebbe, almeno per il momento, abbandonare gli obiettivi fissati dai patti di Lisbona (3% del Pil da investire in ricerca) per intraprendere la strada più realistica della media dei paesi Ocse, arrivando a fine legislatura ad investire 1,5% per la ricerca e 1,2% per le università con un investimento complessivo vicino ai 12 miliardi. "Per farlo però - ha puntualizzato Mussi - bisognerà attuare delle riforme serie, perché altrimenti il sistema non reggerà". Un primo passo in avanti potrebbe essere proprio lo sblocco di quei fondi per gli enti di ricerca pubblici previsti a novembre dalla Finanziaria. "Vista la buona condizione di salute delle casse dello Stato - ha detto Mussi - chiederò che vengano disaccantonati una parte dei soldi che avevamo destinati agli enti della ricerca. Se la mia proposta verrà accettata, forse questo anno non verrà ricordato come quello dei tagli ma come quello di un sostanziale incremento per le ricerca".

Docenti a contratto e specializzandi. Buone notizie per i medici specializzandi. Dopo anni di proteste e scioperi, il ministro ha affermato di aver fatto la prima mossa per lo sblocco dei loro contratti. "Il Consiglio dei ministri ha appena sbloccato il Dpcm - ha ricordato - quindi spero che la situazione si possa definitivamente risolvere entro la fine di quest'anno". Niente deroga invece sui docenti a contratto che, nonostante condizioni da precari e stipendi da fame denunciati anche da molte mail arrivate in trasmissione, dovranno necessariamente diminuire. "In questi anni si è fatto un ricorso smodato di professori a contratto, che anche per pochi centinaia di euro l'anno tenevano parte o interi corsi universitari. Magari solo per fregiarsi del titolo di "prof" - ha continuato Mussi - E' arrivato il momento di mettere un freno a questa crescita esponenziale. Chi di loro ha intenzione di restare nelle università lo farà attraverso i concorsi, e senza nessuna corsia preferenziale. Gli atenei si devono aprire ai giovani".

L'agenzia per la valutazione. Punto nevralgico del nuovo sistema universitario sarà, secondo Mussi, l'Anvur che avrà il compito di "rivoluzionare" gli schemi esistenti, portando finalmente i nostri atenei su standard europei. "Il regolamento dell'agenzia sarà approvato dal Consiglio dei ministri questo fine settimana - ha spiegato - E' un momento che si aspetta da 20 anni. Il Cnvsu e il Civr hanno fatto un buon lavoro ma è il momento di fare un salto di qualità, premiando attraverso un organismo terzo i migliori ma anche chi ha avuto la capacità di migliorarsi nel tempo".

Rientro dei cervelli. Via libera anche al rifinanziamento del fondo per i "cervelli" che hanno lasciato il nostro paese, fatto nascere dal precedente governo. Un provvedimento che però il ministro Mussi non avrebbe approvato. "E' stata una legge che non avrei fatto - ha detto il ministro - E' assurdo far partire dall'Italia seimila ricercatori ogni anno per poi farne tornare attraverso questi incentivi solo 400. Ognuno deve essere libero di andare dove vuole, anche in Malesia, ma questa deve essere una scelta libera e non dettata dal fatto che qui non ci sono i laboratori o perché si prende uno stipendio da fame. Bisogna creare le condizioni perché questo non accada. Tuttavia la legge per il rientro c'è - ha concluso Mussi - e sarebbe altrettanto assurdo non utilizzarla con nuove regole anche i giudizi di stabilizzazione per chi è già tornato. Spero che questa legge non sia una né fregatura, né una delusione per quelli che hanno creduto di poter tornare in Italia. Stiamo lavorando per questo".