Dibattito aperto
sulle responsabilità di famiglie e insegnanti.

da Tuttoscuola, 14/3/2007

 

Un articolo di Giovanni Belardelli, autorevole firma del "Corriere della Sera", mette sotto accusa un gruppo di insegnanti di Catania che, rispondendo a una lettera aperta di studenti che avevano chiesto ai professori e alla scuola di aiutarli "a trovare il senso del vivere e del morire" (un dibattito scaturito dalla morte dell’ispettore Raciti nelle violenze seguite a una partita di calcio), avevano di fatto respinto la domanda al mittente, sostenendo che "proporvi, o imporvi, delle verità è integralismo, cioè barbarie, e pertanto questo atteggiamento non può avere luogo nella scuola pubblica, cioè democratica e laica".

Secondo Belardelli "ciò che rende terribile quella lettera è il nichilismo pedagogico che sembra ispirarla, il fatto cioè che professori e professoresse vi sostengano che la scuola, loro stessi dunque, risposte non debbono neanche provare a darne". Sbagliato, dice Belardelli, che invita il ministro Fioroni a prendere posizione e a dire con chiarezza che "non è vero, o non lo è sempre, che la scuola «pubblica», «democratica» e «laica» debba essere, puramente e semplicemente, una scuola in cui si insegna a non credere a nulla".

Riteniamo che il ministro non avrebbe difficoltà ad accogliere questo invito dell’editorialista del "Corriere della Sera" (numerosi sono stati in questi mesi i suoi richiami alla Costituzione e al principio di legalità), ma l’attenzione del cattolico Fioroni sembra concentrarsi, almeno in questa fase politica e culturale, più sul ruolo che spetta dalla famiglia che su quello affidato agli insegnanti in quanto soggetti di educazione etico-politica, valoriale. In un’intervista rilasciata alla "Repubblica" di domenica 11 marzo Fioroni sostiene infatti che all’origine dell’emergenza scuola sta la crisi della famiglia, che "più è in difficoltà e più è esigente nei confronti della scuola", sulla quale finisce per scaricare le proprie responsabilità "ritagliandosi da un lato un ruolo di sindacalista dei figli e dall’altro il modello educativo dello struzzo". E’ la famiglia, dunque, che va in primo luogo "aiutata, sorretta, responsabilizzata", anche in quanto soggetto educativo. Altrimenti, così ci sembra di poter interpretare il pensiero del ministro dell’istruzione, gli insegnanti da soli non potranno rispondere alla domanda di senso e di valori che viene dai loro studenti.