L’Italia un bel Paese dove crescere:
peccato per la scuola.

da Tuttoscuola, 3/3/2007

 

Il rapporto annuale dell’UNICEF sulla condizione dell’infanzia nei 21 paesi più ricchi del mondo, pubblicato nei giorni scorsi, presenta delle significative novità rispetto ai precedenti in quanto il concetto di benessere non è confinato ai suoi angusti aspetti economici ma è concepito in un dimensione più ampia che affonda le radici concettuali nella Convenzione dell’ONU sui diritti dei bambini.

Secondo il rapporto dell’UNICEF, curato dall’Innocenti Research Center di Firenze, l’Italia si colloca in una posizione intermedia. Ad abbassare la performance del "bel paese", che altrimenti figurerebbe ai primi posti, occupati rispettivamente da Paesi Bassi, Svezia e Danimarca, sono i dati relativi all’istruzione, i peggiori in assoluto tra i 21 paesi esaminati. Relativamente alle altre cinque dimensioni, i dati sono nella media, per quanto riguarda il benessere materiale, i comportamenti a rischio, la percezione del proprio benessere personale, e addirittura lusinghieri per salute e le relazioni interpersonali (in famiglia e col gruppo dei pari); in questo ultimo aspetto l’Italia figura al primo posto assoluto.

E’ magra consolazione pensare che i dati relativi all’istruzione sono ricavati in parte da Education at a Glance, edizioni 2004 e 2005, in parte dalle indagini PISA del 2000 e del 2003, e pertanto non sono molto aggiornati. D’altro canto i miglioramenti educativi richiedono del tempo e un forte impegno riformatore nella giusta direzione. Né può essere motivo di soddisfazione osservare che gli Stati Uniti e il Regno Unito occupano rispettivamente il penultimo e l’ultimo posto della graduatoria stilata dall’UNICEF. Caso mai si tratta di un motivo in più per meditare sul modello di sviluppo anglo-americano, fortemente centrato sulla crescita economica e su quello che a fatica va prendendo forma in Europa, che cerca invece di tenere conto anche della dimensione sociale.