Salta l'incontro tra governo e sindacati che
annunciano lo stop.
Polemiche per il mancato. rinnovo del contratto scaduto da ben 17
mesi:
"Ormai rischiamo la paralisi totale" .
"Retribuzioni troppo basse".
La scuola si ferma il 4 giugno.
Salvo Intravaia, la Repubblica
9/5/2007
La scuola si ferma il 4
giugno. L'incontro fra i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil con il
presidente del Consiglio Romano Prodi, previsto per ieri, è saltato e
i sindacati hanno indetto una giornata di mobilitazione generale. La
motivazione principale che ha spinto insegnanti, personale di
segreteria e bidelli a scendere in piazza è il rinnovo del contratto
di lavoro, scaduto da 17 mesi. In un anno e mezzo, secondo i
rappresentanti di categoria, il potere d'acquisto delle retribuzioni
più basse di tutto il pubblico impiego è ulteriormente calato "a
livelli non più sostenibili".
La giornata di sciopero coincide con quella di tutti i lavoratori
pubblici e segue la mobilitazione indetta lo scorso 16 aprile poi
rinviata perché il governo aveva mostrato "qualche apertura". Insomma,
per evitare che la scuola si fermasse a ridosso di appuntamenti
importanti, come le ultime interrogazioni e i compiti in classe in
vista degli scrutini finali e degli esami di stato, i rappresentanti
di categoria hanno dato tempo al governo
Ma le richieste non si limitano al rinnovo del contratto, che a questo
punto rappresenta il tassello più importante della protesta. Cgil,
Cisl e Uil hanno chiesto al governo "un confronto su quello che viene
ormai chiamato Memorandum" per rilanciare il ruolo centrale della
scuola pubblica per lo sviluppo e la coesione del Paese'. Una sorta di
programma sulle priorità che occorre affrontare per rilanciare il
ruolo della scuola statale che può, e forse deve, diventare come
l'Europa ci chiede dal 2000, il traino di tutta l'economia del Paese.
Ma non solo Flc Cgil, Cisl e Uil scuola chiedono l'immediata 'apertura
del tavolo contrattualè e 'risorse certe finalizzate alla
valorizzazione del personale docente e Ata'.
Il malessere della scuola che culmina con lo sciopero viene da
lontano. In questi ultimi mesi insegnanti, dirigenti scolastici,
alunni e genitori hanno dovuto fronteggiare emergenze di ogni tipo.
Dal taglio ai finanziamenti a quello degli organici,
dall'impossibilità di nominare e pagare i supplenti per mancanza di
fondi alla carenza degli spessi per i commissari della maturità, solo
per citare quelle che hanno messo maggiormente in difficoltà gli
operatori della scuola. "Le scuole vivono una situazione dura e
difficile in ordine ad una serie di problemi che la mobilitazione
vuole portare alla luce per farne oggetto di denuncia e di
rivendicazione", dichiara Enrico Panini, leader della Flc Cgil. "Dal
taglio drammatico agli organici del personale - spiega Panini -
destinato a peggiorare la qualità dell'offerta formativa e le
condizioni di ordinario esercizio della professionalità docente e Ata,
all'indebitamento delle scuole che ha ormai raggiunto livelli da
paralisi".
Ma quella dei sindacati confederali non sarà l'unica giornata in cui
la scuola si fermerà. Accadrà altre due volte. Dopodomani, venerdì 11
maggio con manifestazione proprio davanti la sede del ministero della
Pubblica istruzione in viale Trastevere, si asterranno dal lavoro gli
aderenti ai Cobas, che manifestano "per bloccare questo immiserimento
della scuola pubblica", spiega Piero Bernocchi.
E a giugno per la
giornata di mobilitazione durante gli scrutini di fine anno indetta
dalla
Gilda
degli
insegnanti.
E sul tema delle retribuzioni si sofferma Massimo Di Menna (Uil): "Gli
stipendi sono fermi al 2005, meno di 1300 euro al mese. Abbiamo
spiegato in tutte le sedi le difficoltà dei lavoratori ma il governo
si è mostrato assente. Senza ulteriori riscontri faremo sentire la
voce di oltre un milione di lavoratori della scuola".