La Confindustria
“L’Italia ha troppi professori”.

“Il sistema di reclutamento è sbagliato: ai giovani vada il 10% delle assunzioni” .

 Daniela Daniele, La Stampa  del 22/5/2007

 

ROMA
Una scuola più moderna, più europea? La ricetta di Confindustria, presentata ieri al governo, tocca punti nevralgici. Per esempio, la revisione dello status giuridico dei professori, l’assegnazione di almeno il 10 per cento dei posti futuri ai giovani, stipendi più alti a chi merita, autonomia di budget dei singoli istituti. Richieste che, secondo gli estensori del programma, hanno come obiettivo quello di favorire l’accesso al mondo del lavoro.

Confindustria, con un documento sottoscritto da 18 organizzazioni imprenditoriali, ha individuato le proposte «da adottare con urgenza». Riguardano: la qualità dell'apprendimento, i docenti professionisti, il governo dell'autonomia, le risorse finanziarie e umane e il filone delle scuole tecnologiche.

Durante il convegno «Autonomia e qualità della scuola in Europa», organizzato ieri da Assolombarda, il vicepresidente di Confindustria per l'Education, Gianfelice Rocca, ha esposto le linee guida al ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni. Individuati due campi d’intervento da realizzare senza indugio: organizzazione e risorse umane.

«Il sistema di reclutamento italiano - ha detto Rocca - continua a creare sacche gigantesche di precari: almeno una quota del 10 per cento delle assunzioni va riservata ai giovani. Bisognerebbe poi operare per sottrazione e non per addizione».

Per esempio: la Confederazione chiede di ridurre il numero delle discipline e degli insegnanti nei licei. «Oggi nel nostro Paese - ha osservato il vicepresidente - ci sono 15 insegnanti per classe, in Europa solo 6 o 7. Il numero di professori, tra il 1980 e il 2005, è passato da 100 a 105, quello degli studenti da 100 a 74. Il dato dimostra che ci sono enormi risorse liberabili: vanno ridotti i costi per studente».

Nel pacchetto di indicazioni per aumentare la qualità dell’apprendimento, si avanza la necessità di accrescere l’orario annuale delle discipline scientifiche e tecnologiche e di promuovere «l'applicazione generalizzata della pratica sperimentale, per rafforzare le competenze essenziali e ridurre il nozionismo». E si punta anche su «interventi didattici personalizzati».

Come rivalutare il ruolo degli insegnanti? Con il «riconoscimento del merito individuale in termini di selezione, di stipendio, di sviluppo professionale». Un punto che richiede, però, la revisione dello stato giuridico dei docenti. Ma anche politiche qualitative di assunzione del personale basate su «una formazione di livello universitario, sul tirocinio, sul praticantato (almeno annuale) e sulla massima valorizzazione del merito (che nel punteggio deve pesare almeno il 60%)». Si prevede, poi, l’assunzione, a chiamata diretta e con contratti a termine, di esperti per gli ambiti tecnico-professionali, per una quota che corrisponda ad almeno il 10 per cento del corpo docente.

Altre voci riguardano l’autonomia scolastica (con graduale passaggio dal monopolio statale al rafforzamento del ruolo delle Regioni); le risorse finanziarie e umane, con l’aumento al 20 per cento della quota del bilancio generale dello Stato relativa alla Pubblica Istruzione, per consentire ai dirigenti scolastici di gestire anche i contratti delle supplenze annuali; la creazione di reti di istituti e di consorzi per sostenere, con appositi progetti e adeguati finanziamenti, le scuole dei territori più disagiati.

E, per concludere, il filone tecnico. Confindustia suggerisce un piano nazionale per l'orientamento, in particolare per la scienza e la tecnologia, a partire dalla scuola elementare. L’obiettivo è quello di accrescere, di almeno il 10 per cento all'anno, le iscrizioni agli istituti tecnici, ai nuovi istituti tecnici superiori e alle facoltà tecnico-scientifiche.

Un piano che non mancherà di risvegliare accesi dibattiti.


I PUNTI

Esperti a termine e autonomia

Qualità
Meno discipline e più materie scientifico-tecnologiche.

Docenti
Affiancare esperti esterni con contratti a termine.

Autonomia
Maggiore autonomia scolastica: più potere alle regioni, meno monopolio di Stato.

Risorse
Il 20% del bilancio statale dovrebbe essere destinato alle scuole, senza vincoli di destinazione: e ogni scuola può gestire il budget come vuole.