I tagli nella scuola?
Non nel numero di ore di lezione.
di Michele Borrielli, 21/5/2007.
Dal Disegno di Legge del
Governo e dai
lavori della Commissione Istruzione
della Camera sulla riforma della scuola secondaria, mi pare evidente
(e inquietante) l'orientamento, anche da parte del centro sinistra,
verso una decisa riduzione degli organici mediante taglio del numero
di ore di lezione curricolari per gli alunni: vedasi la parte "monte
ore annuale delle lezioni, nei limiti del monte ore complessivo
annuale già previsto per i licei economico e tecnologico dal decreto
legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e successive modificazioni, e del
monte ore complessivo annuale da definire ai sensi dell'articolo 1,
comma 605, lettera f, della legge 27 dicembre 2006, n. 296" La
riforma Moratti esce dalla porta per rientrare dalla finestra???
Ciò è evidenziato anche dagli interventi nella prima giornata dei
lavori del "laboratorio dell'istruzione tecnica e professionale",
del Ministro Fioroni ("Nessuno studente riesce a sopportare 40 ore
di lezioni. La riduzione oraria, già avviata in Finanziaria, va fatta
con criterio, valorizzando le materie professionalizzanti e le ore di
laboratorio, e riducendo quelle non caratterizzanti". Meno ore,
insomma, perché lo studente, ha scandito Fioroni, "non può essere
strumento di sostegno degli organici").
E dagli 'interventi del Vice Ministro Bastico ("Nei professionali
si è scesi da 40 a 36 ore. Bisogna arrivare a 32-33 ore definite su
base annuale che poi la scuola autonoma gestisce e organizza"),
come riportati da
Tuttoscuola).
Molte persone che non lavorano nelle aule scolastiche, tra cui il
Ministro Fioroni, il Vice Ministro Bastico, Gianfelice Rocca,
vicepresidente con delega per l'Education
di Confindustria e ritengo alcuni alti funzionari ministeriali, i "tecnici",
forse confrontano la scuola degli anni '80 (io già ci lavoravo) con
quella attuale, facendo ragionamenti solo sui numeri (rapporto
docenti/alunni, orario settimanale delle lezioni), proponendo di fatto
a mio parere, un ritorno al passato. Ma non considerano una realtà
fondamentale: gli alunni di 20 anni fa non sono gli alunni di oggi,
non sono le stesse le famiglie, la società, la sua complessità in
termini scientifici, tecnologici, giuridici. Una riduzione del numero
di ore di lezione, un aumento del numero di alunni per classe nelle
condizioni di oggi porterebbero ad un peggioramento della qualità
della scuola e ad un impoverimento culturale dei nostri giovani, che "più
sanno, meglio stanno".
Quanto al numero di 40 ore di lezione degli Istituti professionali (ho
insegnato anche lì), continuamente sbandierato dai "tecnici"
sia del centro destra che del centro sinistra, basterebbe eliminare le
4 a mio parere inutili ore di approfondimento, e si arriverebbe alle
36 ore settimanali degli istituti tecnici, che sono la misura congrua
ed adeguata per una trasmissione dei saperi adeguata alla situazione
attuale del nostro Paese.
Per un miglioramento i tagli vanno fatti in altra direzione, ad
esempio nei confronti di inutili e costosissimi "progetti", ad
iniziare da quelli contro la dispersione scolastica, che rendono
talvolta la scuola più un centro di aggregazione sociale che un luogo
della trasmissione dei contenuti della conoscenza scientifica,
tecnologica e umanistica. Tali iniziative potrebbero essere fatte a
spese di altri (ad esempio degli enti locali) mettendo la scuola a
disposizione le sole strutture in orario pomeridiano, ad esempio...
Altro aspetto importante: qualunque riforma della scuola secondaria va
studiata, prima di essere attuata sperimentalmente, per poi, dopo la
sperimentazione, essere proposta come legge, da commissioni con
docenti di scuola secondaria in servizio e con docenti di scuola
secondaria rappresentanti di associazioni professionali di docenti.