Il titolare della scuola boccia la proposta della collega di governo:
 cani antidroga solo se c'è spaccio.

Il no del ministro Fioroni
"Nelle aule decide il preside".

Il titolare della scuola boccia la proposta della collega di governo:
cani antidroga solo se c'è spaccio
Fuori dai cancelli collaborazione,
ma a monitorare il consumo pensano i dirigenti scolastici
Mi sono arrivate 150 foto di studenti e docenti che fumano
No a spinelli ma anche a sigarette

Mario Reggio, la Repubblica 28/5/2007

 

ROMA - «I carabinieri con i cani antidroga all'interno delle scuole? Non se ne parla a meno che all'interno non ci sia una situazione di spaccio. A quel punto saranno i presidi a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. Non ho aspettato le dichiarazioni del ministro della Salute per decidere le misure di contrasto alla diffusione delle sostanze stupefacenti. A settembre i dirigenti scolastici avranno le nuove direttive». Giuseppe Fioroni risponde così alle affermazioni della collega di governo.
Quali sono le misure?
«Fuori dalla scuola massima collaborazione con le forze dell'ordine per contrastare lo spaccio. Ma oltre i cancelli devono essere i dirigenti scolastici a monitorare la diffusione ed il consumo. Se la situazione dovesse rivelarsi grave arriveranno gli ispettori del ministero. Solo dopo un'attenta analisi della situazione si potrà passare a misure più drastiche».
Un problema che riguarda solo gli ispettori?
«Assolutamente no. Riguarda tutta la comunità scolastica. Un anno fa, a Palermo, ho insediato il Comitato per la Legalità, che coinvolge numerosi ministeri, assieme alle associazioni di genitori e le rappresentanze degli studenti. Una delle commissioni ha lavorato sulla droga a scuola con un preciso compito: non allarmi, niente annunci, ma fare cose».
Cioè?
«La premessa: oggi la scuola vive due aggressioni. La prima esterna, da parte degli spacciatori e di chi ha interesse ad istigare il consumo. Quindi già esiste un piano di collaborazione con le forze dell'ordine per la repressione dello spaccio all'esterno delle scuole. Abbiamo individuato una serie di zone a rischio, controllate anche con strumenti tecnologici innovativi».
La seconda?
«È interna alla scuola. Per questo abbiamo messo a punto un piano di intervento assieme al ministero degli Affari sociali, nelle scuole medie e superiori, per informare gli studenti sugli effetti deleteri di alcol, sigarette e droghe. Una campagna d'informazione che si basa non sulle chiacchiere ma su dati concreti: sulle conseguenze negative che le tre sostanze hanno sulla psiche ed il fisico dei giovani consumatori. Proprio per questo è stato creato, in ogni scuola, il comitato per la legalità su violenza e droga, regole e merito. A proposito di regole: mi sono arrivate più di 150 foto di studenti e docenti che fumano all'interno degli edifici scolastici, in barba ai cartelli con la scritta divieto di fumo. Se non si possono fumare le sigarette ci mancherebbe che si tollerassero gli spinelli. A questo punto devono essere i presidi ad intervenire e far applicare le sanzioni».
Ma se la situazione fosse grave?
«È operativo il patto di corresponsabilità delle famiglie con la scuola. Se ad esempio in un'area ad alto rischio i genitori fossero davvero preoccupati potrebbero accordarsi con le dirigente scolastico e corpo docente per chiedere l'intervento della Asl e delle autorità comunali. Nulla a che vedere con il kit antidroga della Moratti a Milano. Solo in casi estremi, come quello del preside che ha denunciato otto teppisti all'interno della scuola che spacciavano, è plausibile l'intervento diretto delle forze dell'ordine».