Riforma, da settembre programmi light.

Intervista a Mauro Ceruti, presidente della Commissione
per la revisione delle Indicazioni Nazionali.

Italia Oggi, 8/5/2007

 

Programmi leggeri, con pochi saperi e competenze essenziali. E mano libera ai docenti nei metodi da seguire e negli obiettivi da raggiungere. Sono le linee guida dei nuovi programmi per la scuola primaria. Ovvero indicazioni, perchè di programmi veri e propri non si parlerà. "Non ci sarà nessuna rivoluzione, da settembre partirà una sperimentazione che vedrà gli insegnanti protagonisti". spiega Mauro Ceruti, antropologo, preside della facoltà di lettere e filosofia all'università di Bergamo e presidente della commissione che dovrà entro fine maggio presentare al ministro della pubblica istruzione Beppe Fioroni, la proposta sui saperi di base della scuola primaria. Secondo la scaletta del ministro ci sarà un anno di prova, e poi nel 2008, i programmi così rivisti andranno a regime. "C'è una sovrabbondanza di informazioni , i bambini devono essere messi in condizione di interpretarle e di metterle in relazione tra di loro, "spiega Ceruti nell'intervista a Italia Oggi.
 

Domanda. I programmi sono stati rivisti da Berlinguer, De Mauro e Moratti. C'era proprio bisogno di rivederli per l'ennesima volta?

R. La società cambia in modo vertiginoso e bisogna tenerne conto se non si vuole che eventuali vantaggi diventino penalizzazioni per i ragazzi.
 

D. E' la stessa motivazione dei precedenti ministri.

R. Andando nel dettaglio, oggi c'è una parcellizazione delle materie che è faticosa e dispersiva per gli studenti, c'è una sovrabbondanza di adempimenti burocratici che schiaccia gli insegnanti. Bisogna cambiare prima che la scuola elementare soccomba.
 

D. Insomma, a scuola il problema è che si studia troppo?

R. No, è che si studiano troppe cose. Sin da piccolissimimi, oggi i ragazzi sono in grado di acquisire molte informazioni in proprio attraverso la TV, i videogiochi, ma anche la presenza di compagni di classe di diverse etnie. Bisogna dargli innanzitutto un metodo, aiutarli a capire che dietro ogni nozione c'è un mondo, che è culturale, storico e geografico. Questo si può e si deve fare sin da piccoli. Per farlo, gli insegnanti devono avere chiare quali sono le competenze di base e poi essere liberi di muoversi tenendo conto del tipo di alunni che hanno.


D. Non c'è il rischio di una scuola troppo diversa sul territorio?

R. I saperi saranno uguali per tutti, ma poi bisogna affidarli agli insegnanti. La scuola reale è spesso migliore di quella che può uscire dal pensatoio di una commissione.
 

D. Come cambierà allora l'insegnamento della storia, che suscitò grandi polemiche all'epoca della riforma Moratti?

R. E' una domanda alla quale mi permetto di non rispondere. Il nostro lavoro è ancora in corso. Una risposta la potrà dare solo il ministro.