Tanta furbizia per niente, l'inganno ha il fiato corto.

"Non basta saper copiare, per uscirne bene bisogna anche capire"

Marco Lodoli, la Repubblica 31/5/2007

 

Narrano le leggende di antichi sapienti che, con la punta di un ago, trascrissero la Bibbia su un chicco di riso: ma ci sono studenti italiani che non sono da meno, sedicenni capaci di passare tutta la notte a ricopiare con un pennino sottilissimo l'intera grammatica latina o greca su due striscioline di carta. Forse studiare sarebbe meno impegnativo, ma il piacere di fregare il professore sembra impareggiabile, e dà un grande prestigio. A un certo punto l'alunno chiede di andare al bagno, apre le braccia come davanti al metal detector, sfida il controllo con un sorriso. L'insegnante si fida, e dopo un minuto il ragazzo, tra i fetori del cesso, sfila dal calzettone o dalla Bic trasparente i suoi rotolini salvacompito e cerca di capirci qualcosa, di decifrare quella galassia di segni, di costringere Cicerone a confessare in italiano. Oppure riporta con la penna sul palmo delle mani tutta la trigonometria, tiene chiusi i pugni per non farsi beccare, e quasi sempre quel pandemonio di formule si scioglie miseramente in una colatura appiccicosa.
Più astuto fu un mio compagno di classe, un certo Peppino, campione mondiale di ricopiatura, che ebbe la soffiata sul compito d'italiano della maturità. Pagò un professore per scrivergli un tema da 8, quindi da un tipografo si fece stampare il tema con gli stessi caratteri del vocabolario e lo fece splendidamente rilegare all'interno del suo Zingarelli. Ma la soluzione migliore è prendere posto più vicino possibile al primo della classe: l'occhialuto solitamente ignorato si ritrova circondato da tanti amici affettuosi che gli promettono qualsiasi cosa pur di avere al più presto la sua brutta copia sulle ginocchia. Il bravissimo si prende la sua rivincita, nicchia, finge di essere in grave difficoltà, e allora tutti lo incoraggiano, raddoppiano le offerte, quindi passano alle minacce. E il professore che fa? Davvero non vede o vede benissimo e aspetta il momento giusto per colpire? I conti si fanno alla fine, quando chi ha copiato per filo e per segno deve spiegare alcune scelte, alcune parole. E' tutto un boccheggiare, un arrampicarsi su specchi saponati, una tragedia ridicola. Non basta copiare, bisogna anche capire e personalizzare. Chi copia e basta, spesso rimanda solo di qualche giorno la sua disfatta: tanta fatica per niente, tanta furbizia per finire a fare la figura del fesso.