Chiarita la questione aperta dal pronunciamento del Tar Lazio
che aveva sospeso l'efficacia di un'ordinanza ministeriale in materia"

Il Consiglio di Stato dà ragione a Fioroni.
La religione porterà crediti per la maturità.

Salvo Intravaia, la Repubblica 31/5/2007

 

La Religione contribuisce alla determinazione del credito per l'ammissione agli esami di Stato. Sembra chiarito, almeno per quest'anno, il giallo aperto con il pronunciamento del Tar Lazio dello scorso 23 maggio. Botta e risposta fra le associazioni di genitori (e di 'altre confessioni') e il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni. E anche se non si tratta di una vittoria a tutto campo, sulla cosiddetta 'guerra di Religione' per il momento l'ha spuntata l'inquilino di viale Trastevere. Il Consiglio di stato - fa sapere il direttore generale Giuseppe Casentino in una circolare inviata agli Uffici scolastici regionali e provinciali - ha sospeso 'l'esecutività dell'ordinanza del Tar Lazio, con la quale era stata, a sua volta, sospesa l'efficacia dei punti 13 e 14 dell'articolo 8 della Ordinanza ministeriale in materia di istruzioni e modalità per lo svolgimento degli esami di Stato'.

In altre parole, gli insegnanti di religione cattolica "partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento. Analoga posizione compete, in sede di attribuzione del credito scolastico, ai docenti delle attività didattiche e formative alternative all'insegnamento della religione cattolica, limitatamente agli alunni che abbiano seguito le attività medesime". Così, se un ragazzo va bene in religione può aspirare a qualche punto in più di credito scolastico.

Nell'arco di una settimana la Religione è prima uscita di scena per poi entrare a pieno titolo fra le discipline che contribuiscono alla determinazione della 'dote' in punti che gli studenti si portano alla maturità. Il 23 maggio, il Tribunale amministrativo regionale della capitale sospende i punti dell'ordinanza sugli esami di stato riguardanti la Religione perché "sul piano didattico, l'insegnamento della religione non può a nessun titolo, concorrere alla formazione del 'credito scolastico' per gli esami di maturità" poiché "darebbe postumamente luogo ad una disparità di trattamento con gli studenti che non seguono né l'insegnamento religioso e né usufruiscono di attività sostitutive". Oggi il Consiglio di stato sospende la sospensiva e riabilita i prof di Religione.

Decisione che alla Consulta romana per la laicità delle istituzionì - che raggruppa ben 17 associazioni di genitori, insegnanti e religioni diverse dalla cattolica - non va proprio giù. E la Consulta chiede al presidente, Romano Prodi, di intervenire. "Il ministro Fioroni ha cercato di introdurre surrettiziamente l'ora di religione fra le materie che concorrono a pieno titolo a formare la valutazione degli studenti per gli esami di Stato - fa sapere in una nota - Questo determina una situazione di discriminazione e disparità fra gli studenti che si avvolgono e quelli che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica. L'ordinanza viola il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione ed il principio supremo di laicità stabilito dalla Costituzione".

A questo punto, come dovranno comportarsi i docenti? Dovranno senz'altro uniformarsi ai dettami del ministro ma, spiegano dalla Consulta romana per la laicità delle istituzioni, 'nell'attuale situazione gli scrutini si svolgeranno secondo la volontà del ministro, ma il successivo pronunciamento nel merito del Tar Lazio, che deve ancora avvenire, con molta probabilità ne porrà in dubbio l'esito annullando la parte impugnata dell'ordinanza ministeriale. Si verificherebbe così una situazione di incertezza giuridica sul corso e sugli esiti degli esami di Stato, la cui responsabilità non potrà che ricadere sul Governo'. Parte così l'appello al premier. "Chiediamo al presidente del consiglio, Romano Prodi, di adoperarsi in tempi rapidissimi affinché impedisca questo grave scempio della laicità della scuola pubblica".