L'università online in quattro mosse.
Vincenzo Moretti, La Stampa del
30/7/2007
Diciamoci la verità. Il modello di università
telematica che si è fin qui affermato nel nostro Paese non è di quelli
di cui essere orgogliosi. Contenti. Soddisfatti.
Quelle che seguono sono quattro mosse a nostro avviso utili per
provare a invertire l’ago della bussola. A rovesciare la tendenza.
La prima mossa si riferisce alle strategie e andrebbe orientata, come
richiesto dalla stessa Conferenza dei Rettori, alla definizione di una
via italiana all’e-learning che, sul modello delle open universities
definisca standard condivisi di qualità, realizzi una mappatura delle
esperienze in atto, individui tempi e percorsi credibili di
inserimento, sostenga lo sviluppo di esperienze di cooperazione e di
scambio, diffonda buone pratiche.
Della seconda mossa abbiamo scritto recentemente ed è quella che punta
sul Web come risorsa fondamentale intorno alla quale articolare i
processi di apprendimento a distanza, in primo luogo in ambito
universitario.
La terza mossa si riferisce alla necessità di un programma orientato
allo sviluppo delle effettive capacità delle persone di usare le
tecnologie, le risorse, gli strumenti, i contenuti oggi disponibili e
a sostenere la voglia di conoscere, comunicare, partecipare delle
persone di ogni età, cultura, genere, ceto sociale. L’idea è che per
questa via sia possibile avviare uno straordinario processo di
inclusione sociale, di ottimizzazione di sistema, di diffusione di
ambienti attivati nei quali quando si parla di tecnologia ci si
riferisce non solo a un insieme di macchine inanimate ma anche alla
capacità umana di usarle, governarle, sfruttarne al meglio le
potenzialità.
La quarta e ultima mossa prevede di definire un criterio di urgenza
nell’allocazione delle risorse, da quelle, più ingenti, europee, a
quelle nazionali e locali, e di assegnare ai tre punti precedenti un
carattere di priorità.
Si tratta ancora una volta di rendere visibile il «filo della
conoscenza» che permette di migliorare la nostra capacità di imparare,
comunicare, comprendere, lavorare per tutto il corso della vita; di
essere consapevoli che le risorse educative diventano attive nel
processo di apprendimento nel momento in cui diventano gli arnesi che
permettono ai discenti di fare (costruire) qualcosa di utile, che è la
corrispondenza tra processi educativi e capacità di rispondere alla
domanda reale delle persone, ai loro concreti bisogni nello studio,
nel lavoro, nella vita, a determinare l’efficacia del processo.
E voi, cosa ne pensate?