Risultato negativo per le scuole della Toscana e
nel Mezzogiorno
Tuttoscuola: "La sensazione è di grande disomogeneità"
Studiare? Meglio se in Emilia.
La classifica delle scuole in Italia.
Tullia Fabiani,
la Repubblica
11/6/2007
Città che vai, scuola
che trovi. Diversi i luoghi, diverse le realtà didattiche, ma
soprattutto diversa la qualità dell'istruzione e le opportunità per
gli studenti. Al nord le cose vanno bene per studenti e famiglie che
possono fruire di buoni servizi, ma sulle politiche di tutela del
lavoro e sulla gestione del personale scolastico è il sud a dare il
meglio.
Differenze e distanze
che vengono analizzate nel primo rapporto sulla qualità della scuola
italiana di Tuttoscuola.
I
risultati.
Se l'Emilia Romagna è promossa a pieni voti e Forlì-Cesena conquista
il gradino più alto della classifica, cattive notizie per Firenze, che
in merito al sistema di istruzione risulta al 78esimo posto, dopo
Teramo, Campobasso e Reggio Calabria. Un risultato negativo che
accomuna tutte le scuole della Toscana: nella classifica delle Regioni
la Toscana è 14esima, dopo l'Abruzzo e prima del Molise, comunque - e
a sorpresa per Tuttoscuola - al di sotto della media nazionale.
A seguire l'Emilia Romagna invece, nella top ten della 'buona scuola'
ci sono la Lombardia (seconda in classifica) Marche, Piemonte e
Friuli. Chiudono la classifica Campania, Sicilia e Sardegna. Mentre la
Puglia risulta la regione con la migliore dotazione informatica delle
scuole, e Crotone la città con gli studenti (delle scuole primarie)
più bravi. Ma quali sono gli elementi che hanno determinato il
giudizio? E come sono stati valutati?
Elementi
di qualità.
"La graduatoria deriva da 152 indicatori tratti dalle ultime
rilevazioni ufficiali, si tratta di oltre 63.000 dati forniti dal
Ministero della Pubblica Istruzione, dall'Istat, dal Ministero
dell'Interno e da altre istituzioni - spiega Giovanni Vinciguerra,
direttore di Tuttoscuola - non si è trattato di stime, rielaborazioni
o indagini campionarie, ma di rilevazioni che hanno registrato ogni
dato disponibile a livello provinciale e regionale. E l'impressione -
continua il direttore - è che 150 anni di scuola italiana, fatta di
circolari, provvedimenti, dibattiti, hanno prodotto un sistema
fortemente disomogeneo, sia nella qualità dell'istruzione che nei
risultati didattici".
Le scuole della Provincia di Forlì-Cesena risultano le migliori
d'Italia, perché sono quelle che ai migliori risultati scolastici
degli studenti e alla qualità dei livelli di istruzione, coniugano una
corretta gestione del personale, adeguate dotazioni didattiche e
informatiche, interventi e politiche finanziarie virtuose degli enti
locali e una buona funzionalità dei servizi e degli edifici
scolastici. Così, anche le scuole delle Province di Parma, Biella,
Piacenza, Savona e, al sesto posto, Macerata dove si offre globalmente
un servizio di miglior qualità a studenti e famiglie. "Mentre non si
può dire lo stesso per Nuoro, Sassari, Oristano e, a sorpresa, per le
scuole della Provincia di Lucca".
Tra le grandi città poi si qualificano bene Milano, al settimo posto,
Torino al dodicesimo, Ancona al tredicesimo. Meno brillanti le
prestazioni complessive di Bologna, al 31esimo posto, e quelle della
Capitale, 46esima. Pessime le situazioni a Palermo, Napoli e Cagliari.
Provvedimenti possibili.
"Naturalmente non c'è una zona dove tutto è perfetto e una dove tutto
va malissimo - nota Vinciguerra - ma è chiaro che l'eterogeneità delle
situazioni comporta anche diverse opportunità per gli studenti. Perciò
è necessario rilanciare la dimensione istituzionale della scuola, una
dimensione e una funzione educativa che purtroppo si sono perse negli
ultimi tempi. La politica - aggiunge il direttore - deve realmente
porre al centro la scuola come istituzione, e questo vale anche per la
società. Situazioni come quelle in cui i genitori si pongono in
conflitto con gli insegnanti e arrivano a denunciarli per avere fatto
il loro dovere di educatori, ci sembrano un pessimo esempio; la
dimostrazione che la scuola continua a essere screditata".