L’istruzione professionale prossima ventura.

da Tuttoscuola, 3/6/2007

 

L’istruzione professionale di Stato, regionalizzata dalla riforma Moratti e ri-statalizzata (o meglio: riportata all’interno degli ordinamenti scolastici nazionali) dal governo Prodi, troverà il suo assetto definitivo con l’attuazione della legge 2 aprile 2007, n. 40 (ex decreto Bersani sulle liberalizzazioni), che all’art. 13 prevede la ridefinizione e il potenziamento del sistema di istruzione tecnica e professionale.

Ma intanto, con il Decreto Ministeriale n. 41 del 25 maggio 2007, che dà attuazione all’art. 1, comma 605, punto f) della legge Finanziaria 2007, il profilo della nuova Istruzione professionale comincia a delinearsi, e in qualche modo a distanziarsi da quello che sarà il futuro ordinamento degli Istituti tecnici (l’ipotesi alternativa di una fusione degli indirizzi tecnici e professionali affini sembra ormai abbandonata).

Le principali caratteristiche sono le seguenti: l’area di approfondimento (4 ore settimanali nel biennio iniziale) è soppressa, ma le finalità per le quali era stata introdotta dal "Progetto ‘92" (maggiore flessibilità del curricolo) sono recuperate utilizzando la normativa sull’autonomia didattica e organizzativa delle scuole; possono essere potenziate le attività laboratoriali anche mediante ore di compresenza dei docenti; l’organizzazione dei percorsi didattici deve privilegiare gli aspetti disciplinari attinenti alle competenze professionali e alle attività laboratoriali (art. 3, c.2).

L’insieme di queste disposizioni lascia intendere che l’orientamento prevalso nell’attuale governo è quello di dare continuità al target sociale di riferimento della tradizionale Istruzione professionale, rimarcando la specificità di questo tipo di studi e aumentandone, in sostanza, la valenza formativa preprofessionale ("laboratoriale"). Una scelta sulla quale ha certamente influito la sostanziale tenuta, negli anni, della domanda che si rivolge a questi istituti.