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Intorno agli esami di Stato
nella scuola secondaria di II grado.
Riflessioni per un momento utile al futuro dei
soggetti in formazione
come alla scuola stessa.
di Gabriele Boselli, consigliere CNPI da
Educazione & Scuola del
4/6/2007
1. Cosa guardare
Nell’esame si potrebbe cercar di capire se lo studente, oltre che a
esser padrone della conoscenza disciplinare, abbia appreso a essere
parte del processo di generazione della cultura, abbia acquisito le
premesse per contribuire all’evolversi della società, ottenuto spazi e
metodo al conoscere.
Si tratterà di vedere se abbiamo di fronte un giovane contraddistinto
dalla curiosità, dall’intuizione, dall’impeto e dall’intelligenza
critica e creativa che tutti vorremmo vedere nelle nuove generazioni.
Di vedere se abbia conosciuto quel che nella cultura e nella scienza è
destinato a permanere come se se si sia reso conto delle tendenze al
cambiamento degli sfondi culturali (dall'uni-verso al pluri-verso),
scientifici (paradigmi della complessità), filosofici (affermarsi
della fenomenologia e dell’ermeneutica), politici (dalla società
disciplinare alla società di controllo) economici (Mercato unico
mondiale), ecologici (mutazioni del paesaggio e dei climi) e in un
futuro prossimo anche genetici (biotecnologie). Si tratterà di capire
se nei cinque anni l’insegnamento disciplinare sia servito a dare
storicità, profondità e larghezza alla sua visione del mondo.
Propongo a questo fine alcune riflessioni, nella convinzione del
valore dell’esame per la scuola e per l’alunno, considerato quest’ultimo
sia sotto il profilo dell’istruzione (discipline) che sotto quello più
ampio dell’ educazione (persona, vita di relazione, maturazione
complessiva, disposizione generale al conoscere).
Va innanzitutto ricordato un principio: la valutazione, più ancora che
riconoscimento intersoggettivo (mai oggettivo, per quanti sforzi si
facciano!) del presente, è delineazione del futuro del ragazzo,
suggerimento di identità, costruzione della fiducia dell'alunno in se
stesso e dell'ulteriore sua apertura al conoscere.
2. La valutazione della disciplinarità:
disciplina come sapere della persona discente
Valutare è sempre difficile; nella scuola
secondaria di II grado e’ poi operazione in cui s’intrecciano
questioni epistemologiche, etiche, politiche, pedagogiche,
istituzionali di elevata complessità e difficoltà.
Occorre soprattutto guardare al modo in cui in ciascun soggetto si
tiene in attività (o si va spegnendo o non si è mai acceso) il nucleo
generativo di regioni gnoseologiche, il topos ove si riavviano i
saperi consolidati, si allacciano relazioni con tutta la gamma
possibile dello sviluppo del sapere stesso.
Le discipline potrebbero essere valutate in quanto atti di costruzione
del sapere di lungo respiro, sedimentazione di infiniti atti cognitivi
avvenuti nella storia; si può vedere se il loro studio abbia portato a
pensare le cose non solo come sono oggi ma come sono state e
probabilmente muteranno, indipendentemente dal loro utilizzo immediato
e prossimo venturo. Direi che laddove la competenza (parente
impoverita della conoscenza) risiede nella cultura dell’ “utile”,
l’essenziale delle discipline abiti in quella della “fondazione”; dove
la competenza é “saputa”, la conoscenza disciplinare è sapere
in-finitamente in atto.
Il conoscere della persona attraverso le discipline non potrà dunque
essere ripercorso attraverso tassonomie (classificazione/archiviazione
anticipata dell'esperienza intellettuale); sarà un’ indagine per
vedere se si mantenga attiva soprattutto la "spinta", un fascio di
vettori che attraversando i portali delle strutture
dell’intersoggettività (categorie, sistemi simbolici e costellazioni
cognitive) riprenda il carattere organico, sempre in fieri e infinito
del pensiero della persona che si volge all’Intero.
L'essenziale -ovvero il contatto generativo tra un ragazzo e la
cultura, la luce inestinguibile- potrebbe esplorato nel rispetto del
diritto del soggetto di essere autore del suo incontro personale,
unico con il sapere.
Valutare l’essenziale
Fulcro della valutazione dell' insegnamento disciplinare sia l'
articolazione della visione che ciascuno può farsi del mondo, la
distinzione tra il soggetto e gli eventi di cui partecipa e degli
eventi tra loro secondo le tradizioni interpretative storicamente
formate (discipline come analisi). Ma il senso principale é nella
ricostituzione intellettuale dell' unità tra soggetto e mondo e tra i
vari profili delle visioni del mondo.
La buona disciplina non mostra ma addita, indica qualcosa che non sta
al suo interno, che non le appartiene; offre per questo consuetudini
di approccio affinché il venire a evidenza dei fenomeni non sia vano e
lasci tracce attive nella coscienza del soggetto, utili a costituire
trascendentalmente l’universo dei fenomeni.
Indivisibilità del fine e valore delle discipline
Il fine del processo di educazione-istruzione é indivisibile, non
smontabile in obiettivi ovvero in frammenti posti come dotati di senso
e di significato propri, anche quando si tratta di frammenti minimi.
Il fine può, in coerenza con l’idea di persona, essere articolato in
paradigmi e poi in argomenti; dovrà essere presente in ogni atto
educativo. Valutazione dunque come atto ermeneutico ordinato a una
assiologia generale.
Le discipline vanno rispettate nel loro lasciar vedere, costituire
traccia per itinerari soggettivi aperti all'intersoggettività. Dev'essere
il soggetto a ordinare il suo mondo, a esistere intellettualmente, in
forma positivamernte relata all' esterno ma autonoma. Le discipline
non sono un museo, ma delle realtà viventi nei soggetti che le
esperiscono. L’anatomia del vivente uccide.
L’oggettività degli universi disciplinari –l’inestinguibile mito
positivistico dell’in-sé e del per-sé- non è accessibile; il valore
dell’istruzione è per contro inverabile come umana, dialogante e
dialettica operazione di coscienza.
Guardare all'essenziale
- Focalizzare le inter-rogazioni, come le prove scritte, sugli aspetti
davvero essenziali dell’istruzione: si cercherà soprattutto di capire
se il ragazzo abbia appreso l’amore per la lettura e il gusto della
scrittura, oltre che le conoscenze generative del pensiero logico-
matematico e scientifico.
Consigli generali
Si curi che le procedure e le indicazioni pedagogiche previste dalla
normativa siano rispettate; in particolare:
- regolare svolgimento delle riunioni preliminari
- considerazione del POF d’istituto come scenario teleologico locale
- compilazione delle schede di rilevazione per la statistica,
scaricabili dal sito USR ER
Inoltre
- Mantenere coerenza tra il percorso scolastico svolto e
l’impostazione dell’esame. Questo non significa completa
sovrapponibilità tra l’esame come è stato preparato e l’esame come si
svolge, che nella sua libera e interrelata colloquialità può ben
toccare in termini generali anche altri argomenti, non tanto per
verificare il possessodi contenuti quanto per indagare la disposizione
generale al conoscere, vedre se il ragazzo si è "messo in moto" verso
il sapere.
- Impostare il colloquio come un vero inter-rogare, un chiedersi-tra
in cui ci si attende di migliorare la conoscenza reciproca e anche di
apprendere qualcosa. Chi attende nulla, nulla ottiene. Capita qualche
volta che nel giorno dell’esame si scoprano aspetti del ragazzo che
nell’ordinaria vita scolastica erano sfuggiti.
- Adoperarsi affinché gli alunni possano congedarsi con un buon
ricordo dei loro insegnanti, con ricordi significativi, orientanti,
rassicuranti intorno all’avvenire.
“Peso” valutativo dell’esame
La valutazione è costituita dal percorso scolastico globale e dalla
valutazione emergente dalle prove d’esame. L’esito delle prove integra
l’andamento complessivo e in particolare dell’ultimo anno.
Andranno approfondite le connessioni possibili tra scuola secondaria
di secondo grado e sviluppi nell’istruzione universitaria o nei
percorsi professionalizzanti.
Prove scritte
- Si raccomanda la collegialità nella correzione delle prove: un
difetto di questa può essere motivo di ricorso al TAR.
- Privilegiare tra i criteri d’esame, e non solo nella prova di lingua
italiana, l’articolazione del discorso, la ricchezza e la proprietà
del linguaggio, la capacità di connettere discorsi ed esperienze, sia
didattiche che ordinarie.
- Concentrare gli sforzi sulla lingua italiana, materia in cui tutti
gli insegnanti –indipendentemente dalla disciplina affidata- devono
sentirsi primariamente impegnati.
Bocciature
La bocciatura è pedagogicamente legittima se rispondente ai seguenti
criteri :
-gravi insufficienze generalizzate,
-non rispondenza alle azioni di recupero messe in atto dalla scuola
per chiaro disinteresse del soggetto,
-comportamenti inadeguati persistenti nel tempo, e mancanza anche in
sede di esame di segni di svolta.
-la decisione va assunta a maggioranza dalla sottocommissione tenendo
altresì conto della valutazione espressa dagli insegnanti e dei
giudizi definiti dal consiglio di classe
Alunni diversamente abili
-vanno assicurati i sostegni umani e i supporti tecnologici (computer,
scritture braille etc.)
- Nelle prove e nel colloquio si cercherà anche di mettere in rilievo
le diverse abilità di cui spesso questi soggetti sono detentori e che
le didattiche troppo centrate sugli obiettivi della programmazione non
di rado portano a trascurare.
- Anche l’esame costituisce un momento di orientamento e di
consolidamento (e/o miglior taratura) dell’autostima del ragazzo e
delle sue capacità di affrontare in relativa autonomia il futuro.
Conclusione
Anche l’esame di stato della secondaria di II grado non ha come
oggetto di ricerca solo l’alunno ma anche la scuola nella sua
capacità/incapacità di comunicare cultura e di proporre istruzione ed
educazione. Può rappresentare un importante momento di valutazione/autovalutazione
della scuola, un motivo in più per credere nel suo valore e
nell’importanza della sua missione. E’ anch’esso un momento di
istruzione al conoscere e di educazione.
Durante l’esame si potrebbe cercare di dirigere gli sguardi dei
giovani alla linea ove il nostro vedere s’incontra con quello venturo.
Possiamo guardare insieme ai giovani il con-fine tra il passato e
l’avvenire come attrattore di sguardo, perenne e potente motore del
cammino esistenziale e pedagogico.
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