In arrivo un giro di vite
per i docenti condannati.

Salvo Intravaia, la Repubblica 16/6/2007

 

ROMA - "Da lunedì alla Camera emendamenti per rendere più rigoroso sistema sanzionatorio del personale della scuola". L'annuncio è dello stesso ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, che ha avviato una serie di provvedimenti che inaspriranno le sanzioni disciplinari per i dipendenti condannati dalla giustizia ordinaria. Insomma niente più impunità per tutti coloro, insegnanti, bidelli e dirigenti scolastici che si sono macchiati, e si macchieranno, di reati gravissimi come quello di pedofilia.

Fioroni precisa che la relazione della Corte dei conti citata da alcuni organi di stampa "è stata presentata ad aprile 2006 e fa riferimento a dati acquisiti nel periodo 2001-2005". Ma proprio "in considerazione della gravità dei fatti riportati nella relazione, pur esigui nel numero per quanto riguarda il settore scuola" che conta un milione di dipendenti il ministro ha deciso di prendere provvedimenti.

Il fatto è che la giustizia sarebbe un po' troppo lenta, tanto che lo scorso dicembre il ministro ha emanato una circolare. "Ma per rimuovere gli ostacoli di natura legislativa e contrattuale - spiega il titolare del dicastero di viale Trastevere - che ancora oggi impediscono l'efficacia e la tempestività delle sanzioni disciplinari, è stato necessario predisporre emendamenti al disegno di legge 'Norme urgenti in materia di istruzione' che verranno presentati già lunedì prossimo alla Camera e contestualmente avviare una revisione del contratto collettivo di lavoro insieme alle parti sociali".

Tra i punti qualificanti "per semplificare e snellire il procedimento disciplinare, proprio alla luce delle osservazioni formulate l'anno scorso dalla Corte dei Conti, si elimina la natura vincolante del parere di "organi collegiali consultivi" (Collegio dei docenti, Consiglio scolastico provinciale e Consiglio nazionale della Pubblica istruzione, ndr) e si introduce un termine di 30 giorni entro il quale dovrà essere reso il parere. Decorso tale termine l'amministrazione potrà comunque procedere, cosa che oggi non è possibile".

Inoltre, "si prevede un termine stringente non superiore a 90 giorni entro il quale chiudere il procedimento disciplinare e, infine, si introduce una norma che semplifica la possibilità di adottare provvedimenti di sospensione di urgenza del personale della scuola nel caso in cui sussistano ragioni collegate a gravi fattori di turbamento dell'ambiente scolastico e di pregiudizio del rapporto fiduciario tra scuola e famiglia". Un'altra novità riguarda i rapporti tra procedimenti penali e procedimenti disciplinari. Il governo ha presentato un apposito provvedimento legislativo "finalizzato a recepire le indicazioni della Corte per evitare che lungaggini e farraginosità burocratiche impediscano la tempestiva applicazione delle sentenze penali".

Secondo la Corte sono troppi i docenti condannati per gravi reati penali ancora in cattedra. Tra il 2001 e il 2005, "su un campione di 47 condanne (per reati a sfondo sessuale su minori, ndr) passate in giudicato la certezza della espulsione dalla amministrazione, se non addirittura dal solo insegnamento, si ha solo nel 50 per cento dei casi", si legge nella relazione. Metà dei docenti, dei bidelli e degli addetti alle segreterie condannati per reati a sfondo sessuale spesso nei confronti degli stessi alunni, dopo avere scontato blande o addirittura nessuna sanzione disciplinare sono rimasti al proprio posto, percependo regolare stipendio ma, soprattutto, restando nello stesso ambiente dove si sono consumati i delitti.

Sotto accusa gli organismi consultivi (i Consigli scolastici provinciali e il Consiglio nazionale della pubblica istruzione) a prevalente composizione sindacale - ma anche i Centri servizi amministrativi (gli ex provveditorati) e le direzioni scolastiche regionali - che, nel comminare le sanzioni nei confronti del personale della scuola, svolgono un ruolo di primo piano. Nel corposo documento di 75 pagine oltre dieci sono dedicate agli "esiti dei reati di violenza sessuale negli istituti scolastici".

Nel capitolo dedicato alla scuola c'è di tutto: docenti che dopo avere violentato le proprie alunne sono stati trasferiti ad altra sede e bidelli cui è stata inflitta una sospensione dal servizio di dieci giorni di sospensione e successivamente reintegrati. O ancora, presidi corrotti che se la sono cavata con pene risibili di fronte ai pesanti capi d'imputazione contestati dalla giustizia penale.

Un esempio per tutti, fra quelli contenuti nella relazione. Il prof STOB, vicepreside di un liceo toscano, è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione "perché riconosciuto colpevole di aver compiuto - nell'arco temporale 1990/1993 - numerosi atti di libidine violenti nei confronti di diverse alunne. Il tutto dopo averle convocate nell'ufficio di presidenza del Liceo ovvero nella pubblica via, all'interno di una autovettura". Nel 2001, il provveditore agli studi di Firenze decide di archiviare il caso, e non procedere disciplinarmente nei confronti del docente. Motivo? "Nel notevole lasso di tempo che è ormai trascorso dalle circostanze che diedero luogo al procedimento penale, con la conseguenza che la continuazione dell'azione disciplinare stravolgerebbe le finalità che sono connaturate all'istituto. Si deve, inoltre, dare atto della considerazione che meritano le attestazioni e l'apprezzamento per il particolare e notevole impegno profuso in questi anni come collaboratore del capo d'Istituto e responsabile dei vari settori del Liceo", scrive il provveditore di allora. Gli atti di libidine violenta ci sono stati ma nel frattempo il prof è stato "impeccabile" e allora niente punizione.