Il Codacons: regole modificate da una circolare. Il ministero: allarme infondato

 Maturità, giallo sui privatisti
"Costretti a cambiare città".

Esami nelle paritarie, settemila candidati nei guai

Salvo Intravaia, la Repubblica 18/6/2007

 

ROMA - Maturità in bilico per gli oltre 7 mila privatisti che hanno scelto di sostenere gli esami nelle scuole paritarie. A denunciare la clamorosa novità, che a due giorni dallo scritto di Italiano mette in crisi soprattutto le scuole non statali, è il Codacons. Secondo l'associazione dei consumatori i problemi per i cosiddetti candidati esterni arrivano da una circolare ministeriale di qualche giorno fa secondo la quale i candidati privatisti non possono più fare gli esami nelle scuole paritarie e che «devono essere spostati, a 5 giorni dalle prove, ciascuno in una città diversa anche sulla base della loro residenza anagrafica».

I ragazzi secondo il Codacons avrebbero «saputo solo ora di questa decisione essendo stati tenuti all'oscuro dal ministero della Pubblica istruzione che non aveva loro comunicato nulla». Per questo hanno deciso di rivolgersi all'avvocato Carlo Rienzi che ha proposto un ricorso di urgenza al Consiglio di Stato. Quest'ultimo però deciderà solo il 19 giugno prossimo, ossia il giorno prima della prova di italiano. Se il 20 mattina nulla sarà cambiato - prosegue il Codancons - è prevedibile che «migliaia di ragazzi ignari si presenteranno nelle sedi degli esami della loro scuola e, se respinti, non potranno fare altro che tornarsene a casa e fare poi una azione di risarcimento danni contro Fioroni e i Direttori regionali scolastici».

La richiesta avanzata al ministero di viale Trastevere dal difensore dei ragazzi è quella di «ammettere i giovani con riserva alla prova nelle scuole dove sono iscritti da mesi, visto che nessun danno potrebbe derivare al ministero tenuto conto anche che da quest'anno ben quattro commissari su sette sono esterni e quindi bene attenti a giudicare tutti con imparzialità e rigore».

Secondo Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil «si tratta di un caso pompato artificialmente dalle scuole paritarie che avevano il tempo di avvertire quali erano i limiti stabiliti dalla legge di riforma dell'esame di Stato». Il perché è presto detto. Nell'apportare modifiche alla norma sugli esami di maturità, infatti, il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni ha tenuto d'occhio i cosiddetti diplomifici. Per essere ammessi agli esami da esterno, da quest'anno, occorre dapprima sostenere un esame preliminare ed essere residente nello stesso comune ove è ubicata la scuola paritaria richiesta. Le scuole, dal canto loro, dovevano formare commissioni con massimo 35 candidati in cui i privatisti non superassero il 50 per cento degli interni. Ma probabilmente non tutti i limiti sono stati rispettati e per non essere esclusi dagli esami un certo numero di candidati si è rivolto al Tar. Il rischio è che alcuni di loro mercoledì prossimo (data della prova scritta di Italiano) possano non essere ammessi agli scritti e perdere l'anno.

Ma sulla questione dal ministero arrivano parole tranquillizzanti. La vice ministro, Mariangela Bastico, sostiene che «nessun esame è a rischio e che non sussiste nessun problema per la maturità dei privatisti». L'amministrazione, assicura la Bastico, «oltre ad avere già dato piena esecuzione alle ordinanze del Tar emesse sul caso specifico, sta operando d'intesa con le direzioni regionali perché vengano tutelati i diritti di tutti gli studenti a sostenere l'esame di stato, compresi i candidati privatisti». Ma che fine faranno coloro che non hanno presentato ricorso al Tar?