Il trend demografico
destabilizzerà l’organizzazione della scuola .

da Tuttoscuola, 3/6/2007

 

Il calo di nascite nelle aree meridionali è inarrestabile, con conseguenze che nel breve periodo si faranno sentire nuovamente sul sistema di istruzione.

Per avere un’idea più precisa di questo fenomeno si può confrontare il numero dei ragazzi al Sud che al 1° gennaio 2006 avevano 13 anni di età (sono i 15enni in età d’obbligo oggi) con quelli di età inferiore all’anno: circa 251.500 i primi, circa 199.500 i secondi, cioè 52 mila in meno che corrispondono ad un calo superiore al 20%.

Se si osservano le diverse classi di età, il calo è mediamente di 3,8 mila unità all’anno che, in età di scolarizzazione, corrisponde ad un minor numero di sezioni di scuola dell’infanzia (circa 170 in meno all’anno), di classi di scuola primaria (200 in meno) e di scuola media (175).

Tra le regioni meridionali fanno registrare il maggior calo di popolazione la Basilicata (i bambini sotto l’anno di età al 1° gennaio 2006 sono il 30% in meno di quelli di 13 anni di età), il Molise (un calo del 27%) e la Calabria (calo del 25%).

Nel Nord Est i bambini sotto l’anno di età al 1° gennaio 2006 sono quasi il 10% in più di quelli di 13 anni di età, mentre nel Nord Ovest sono quasi il 7%.

Il Nord aumenta i livelli delle diverse classi di età al ritmo medio di 1.200 bambini all’anno che corrisponde, in età di scolarizzazione, ad un fabbisogno medio all’anno di circa 180 tra nuove sezioni e classi da istituire.

Effetti di segno opposto, dunque, tra Sud e Nord, con conseguenze sugli organici del personale a carico dello Stato e delle spese per servizi a carico dei Comuni.