Ma il bullo è un 'deficiente'?

da Tuttoscuola, 12/6/2007

 

I meno giovani tra i lettori sanno che una delle punizioni più frequenti per chi commetteva qualche "errore blu" o si comportava male in classe era una volta quella di scrivere per decine e centinaia di volte, su appositi quaderni, parole e frasi di vario tipo, comprese espressioni del tipo di quelle utilizzate dalla professoressa di Palermo per punire un dodicenne bulletto di scuola media: "sono un deficiente" (ma pare che l’allievo abbia dimenticato la "i").

Un tempo nessun genitore avrebbe pensato di denunciare l’insegnante per questo, e anzi in molti casi succedeva che l’allievo punito subisse un’ulteriore punizione in famiglia. Tutto ciò era considerato "educativo". Perché oggi, al contrario, le famiglie (certe famiglie) si rivolgono alla magistratura, considerando quella punizione addirittura come un reato?

La ragione principale è certamente la caduta del prestigio sociale della scuola come istituzione e degli insegnanti come suoi rappresentanti, un fenomeno che ha colpito in varia misura molte società della parte occidentale del mondo industrializzato, e che si è intrecciato con la crisi dei rapporti generazionali nell’ambito delle famiglie, sempre meno capaci di "insegnare l’educazione" ai figli ma anche poco disposte – come dimostra clamorosamente il caso in questione – a delegare alla scuola questa funzione.

Occorrerà fare qualcosa in queste società, e anche in Italia, per ristabilire un corretto circuito nel rapporto scuola-famiglia, ma partendo, a nostro avviso, dalle rilegittimazione sociale del ruolo degli insegnanti. Il rispetto di questo ruolo da parte delle famiglie è alla base, fra l’altro, del buon funzionamento dei sistemi scolastici dei Paesi asiatici, come mostrano le comparazioni internazionali. E non è detto che punizioni come quella inflitta dall’insegnante di Palermo al bulletto di turno siano inefficaci. Forse avrebbe potuto allungare la frase (e così rendere più dura la punizione) facendo scrivere all’allievo "mi sono comportato come un deficiente, e non lo farò mai più". L’allievo si è sentito offeso, umiliato, frustrato per questo? Bene, vuol dire che la punizione è stata efficace. Sopravviverà, interiorizzerà la norma, e si comporterà meglio.