Rapporto Tuttoscuola 2007/3:
il console De Rita.

da Tuttoscuola, 19/6/2007

 

"L’autonomia delle scuole è la via maestra, ma ci vorrebbe una regia forte e autorevole per governare il sistema educativo dal punto di vista strategico, affidata magari, come nell’antica Roma, a due consoli: io e Berlinguer potremmo provarci ..."

Questa è stata la battuta ("Tanto non ci nomineranno mai...") con la quale Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ha concluso la sua riflessione, al termine della presentazione del rapporto di Tuttoscuola sulla qualità nella scuola, ammiccando a Luigi Berlinguer, seduto in prima fila.

De Rita ha centrato il suo intervento sull’ineluttabilità dell’ulteriore sviluppo dell’autonomia delle istituzioni scolastiche come via maestra per il miglioramento della qualità dell’offerta formativa nel nostro Paese. Un sistema di 11.000 istituzioni e 44.000 sedi nelle quali si svolgono le attività didattiche non è governabile dal centro in modo autoritario, ha sostenuto De Rita. Ma forse oggi si può fare quello che non si riuscì a fare nell’immediato dopoguerra, anche se in parte recepito nel dettato costituzionale: limitare il compito del Ministero centrale alla definizione delle norme generali e alla valutazione di sistema, e dare una vera autonomia alle scuole.

L’analisi di De Rita appare condivisibile: la scuola di una società complessa e disomogenea come quella italiana può essere governata solo dal basso, partendo dall’autonomia, responsabilizzando le scuole e gli enti locali e lasciando al centro solo la definizione degli obiettivi generali, dei punti d’arrivo. Però servirebbe contestualmente un efficiente sistema nazionale di valutazione, che l’Italia non ha mai avuto e che l’INVALSI (fragile, non indipendente e tuttora commissariato) non sembra in grado di assicurare. E servirebbe anche un vero potere di intervento, non di tipo burocratico, per ridurre le disuguaglianze e aumentare l’equità del sistema: qualcosa di simile agli incentivi che la legge federale USA "No Child Left Behind" prevede per gli Stati che si impegnano su questo terreno. Una legge da approvare con maggioranza bipartisan. Come avvenne per quella americana.