In arrivo le "competenze chiave" a 16 anni.

da Tuttoscuola, 10/6/2007

 

La Finanziaria 2007 nel fissare a 16 anni il nuovo obbligo di istruzione aveva anche stabilito un termine perentorio per l’avvio dell’operazione: il 1° settembre 2007. Il decreto Bersani bis, poi diventato legge n. 40/2007, aveva a sua volta modificato l’impianto del secondo ciclo definito dalla riforma Moratti ripristinando l’istruzione tecnica e quella professionale accanto all’area liceale, e confermando, sia pure transitoriamente, i corsi triennali di competenza delle Regioni.

L’insieme ("combinato disposto") delle due normative opera dunque, simultaneamente, in due direzioni: l’aumento generalizzato dell’obbligo di istruzione e il ripristino della canalizzazione della domanda nei quattro alvei pre-Moratti (e pre-Berlinguer): liceale (cui si aggrega il settore artistico), tecnico, professionale, e della ex formazione professionale regionale, in buona parte riversatasi nei corsi triennali previsti dalla riforma Moratti.

La prima operazione, insomma, guarda al futuro e punta sulla costruzione di un’area di conoscenze e competenze comune ai quattro canali. La seconda, in attesa del riordino complessivo dell’istruzione secondaria (31 luglio 2008, con decorrenza dall’anno scolastico 2009-2010), si riconnette invece al passato della scuola italiana, un passato di forti differenze e di difficile comunicabilità tra i quattro diversi ordini e indirizzi di secondaria superiore.

Il rischio è che il nucleo delle competenze comuni a tutti i sedicenni finisca per ridursi, almeno fino alla riforma generale, a formule molto astratte e generiche, compatibili con lo svolgimento di programmi che restano quelli tradizionali.

Forse la decisione più saggia sarebbe quella di considerare il biennio 2007-2009 come un grande laboratorio, stabilendo però fin da ora che occorrerà arrivare al 2009-2010 avendo nel frattempo costruito un consistente sistema di obiettivi e di indicatori di performance, relativi alle competenze chiave nelle principali arre disciplinari (o "assi culturali", per usare un linguaggio più europeo).