Vincenzo Brancatisano

Riguarda pensionati e (molti) lavoratori pubblici, partono le lettere di disdetta.

Balzello Inpdap, un fiume in piena di disdette.
Un ufficio indica chi può recedere dal contributo
che abbiamo scoperto in busta paga.

Il governo lo introduce in silenzio, protestano sindacati, s’indigna Beppe Grillo
Pochi sanno che si può recedere entro sei mesi dal primo prelievo in busta paga
Di fronte a un fiume in piena alcuni uffici indicano chi può disdire e chi non può

da vincenzobrancatisano.it, 26/6/2007

 

Ma i precari pubblici e i pensionati sanno di pagare il contributo per l’acquisto agevolato della casa ai lavoratori di ruolo (anche se seconda casa, stando alle deroghe e alle deroghe delle deroghe), mentre l’Inpdap nega il mutuo agevolato per l’acquisto della (prima) casa a chi non è assunto a tempo indeterminato e a chi non lavora più ? Clicca qui per leggere il Nuovo Regolamento Inpdap ).  Lo sa questo l’ADI?

 

Lo avevamo denunciato nei giorni scorsi e ieri Beppe Grillo vi ha dedicato un intervento sul suo blog. Il balzello nascosto nella busta paga dei dipendenti pubblici e dei pensionati, introdotto in silenzio da un decreto del Ministero guidato da Padoa Schioppa  non è piaciuto agli interessati che, indignati, hanno inviato una lettera di disdetta. Sì, perché il decreto in questione consente a chi non è d’accordo con il tributo di recedere dal medesimo con una raccomandata da inviare entro sei mesi, da maggio 2007 (mese del primo prelievo), trascorsi i quali diventerà definitivo. Solo che a molti uffici stanno arrivando disdette anche da parte di lavoratori in servizio per i quali il contributo è invece dovuto. Per questo motivo si sta cercando di porre argine a un vero fiume in piena. I fatti. Il 10 aprile scorso pochi si sono accorti che la Gazzetta Ufficiale conteneva il Decreto Ministeriale numero 45 del 7 marzo 2007, concernente il «regolamento di attuazione per l’accesso alle prestazioni creditizie agevolate erogate» dall’Inpdap, contenente un prelievo di solidarietà. Questo esiste da tempo, come sanno i dipendenti pubblici iscritti ai fini pensionistici presso l’Inpdap, e si può individuare in busta paga alla voce «Fondo credito». Il prelievo serve a finanziare i prestiti agevolati, la cessione del quinto dello stipendio e i mutui per la prima casa ed è imposto anche ai precari anche se a loro è espressamente inibito il diritto di accedere a quel mutuo. Il decreto – è questa la novità – lo estende ora a pensionati e a tutti i pubblici dipendenti iscritti presso enti previdenziali diversi dall’Inpdap, quale l’Inps. La trattenuta è automatica e opera il silenzio assenso. Spiega infatti il decreto: «I soggetti possono recedere dall’iscrizione entro il termine di sei mesi dal pagamento della prima mensilità di retribuzione o pensione sulla quale è stata applicata la ritenuta». Le reazioni. «Il decreto in questione – ha protestato la Cgil – è un atto unilaterale del Ministero del Tesoro, è molto discutibile e si presenta come una manovra che ha lo scopo di rastrellare soldi dalle buste paga dei lavoratori. Non appena ne è venuto a conoscenza, il sindacato ha vivacemente protestato, ma questo è stato emanato ugualmente”. E la Federazione Lavoratori Pubblici, cui Grillo ha dato voce ieri, invita «tutti coloro che non intendono dar vita ad un altro tesoretto a comunicare entro ottobre l’intenzione di disdettare la propria contribuzione». Disdetta che come detto non tutti possono fare. Per questo l’Ufficio scolastico di Bologna, alle prese con lettere di recesso da parte di insegnanti che, poiché in servizio e iscritti all’Inpdap, non ne hanno il diritto, avverte che  «il personale in attività di servizio iscritto all'Inpdap continuerà ad avere la trattenuta dello 0,35% quale iscrizione obbligatoria al Fondo Credito». (Vincenzo Brancatisano sulla Gazzetta di Modena del 26 giugno 2007)


Trattenuta per il Fondo Credito INPDAP.