Aspra polemica tra Berlinguer e Citati (ma non solo).
da
Tuttoscuola, 24/6/2007
Di chi è la colpa delle carenze
(inefficienze, disuguaglianze, soprattutto bassa qualità media) della
scuola e delle università italiane?
Su questo interrogativo è in corso, soprattutto sulle pagine di
"Repubblica", un confronto non privo di asprezze polemiche tra
sostenitori di un modello che potremmo definire neoconservatore, e un
modello che per simmetria potremmo definire neoriformista.
Esponenti della prima posizione, quella neoconservatrice, sono Mario
Pirani e Pietro Citati, che attribuiscono la crisi del sistema
formativo italiano al "facilismo" perseguito dalla classe politica (Pirani
ce l’ha, in particolare, con quella di sinistra, alla quale si
dichiara vicino), e sollecitano provvedimenti capaci di ristabilire la
serietà degli studi e il rispetto delle istituzioni.
La scorsa settimana "Repubblica" ha ospitato un articolo di Citati
molto critico verso la riforma universitaria introdotta da Luigi
Berlinguer, il cosiddetto 3+2, che ha suo avviso "costretto gli
studenti a non studiare o a studiare il meno possibile, e soprattutto
a non leggere libri o solo fascicoletti di poche pagine". In questo
modo si sono favoriti i ricchi, che possono mandare i figli a studiare
all’estero, e danneggiati gli studenti poveri, la cui sola speranza è
quella di far valere le proprie capacità in scuole e università serie,
impegnative, meritocratiche.
La risposta di Berlinguer non si è fatta attendere: quelle di Citati
sono "affermazioni apodittiche e apocalittiche, senza citazioni di
supporto", scrive in una lettera a "Repubblica", perché i dati
disponibili mostrano che invece è aumentata la percentuale dei
laureati provenienti da famiglie di modesta condizione sociale e
culturale, e che il modello 3+2 si è affermato in tutto il mondo.
Berlinguer ha ripreso l’argomento anche intervenendo in occasione
della presentazione del Rapporto sulla qualità di Tuttoscuola, in
questo caso riferendosi anche a Pirani e alle sue "nostalgie" per la
scuola di un tempo: "si tratta di ‘ignoranti’, nel senso che ignorano
che cosa significa l’apprendimento nella società contemporanea". Oggi
i giovani chiedono più cultura non verbale, più arte e musica, più
soggettività, e rifiutano (giustamente, a suo avviso) l’eccesso di
astrattezza e formalismo della cultura scritta tradizionale.
L’unico punto di convergenza tra i protagonisti di questa polemica
sembra l’elogio del principio meritocratico. Che però, per dire quanto
complicata sia questa partita, è anche il punto sul quale Berlinguer
ha perso la sua più importante battaglia da ministro.