Il fenomeno del lavoro minorile dai 7 ai 14 anni
nel nostro Paese
riguarda soprattutto manodopera stagionale a basso costo
Allarme per i baby-lavoratori.
In Italia sfruttati in 400mila.
la Repubblica
11/6/2007
ROMA - Lo sfruttamento
del lavoro minorile non è, purtroppo, una prerogativa dei Paesi in via
di sviluppo. In Italia oltre 400.000 bambini dai 7 ai 14 anni sono
obbligati a lavorare sottopagati e sfruttati. Di questi, il 30-35 per
cento nel Sud, il 15-18 per cento nelle città del Centro-Nord. Un
fenomeno sconcertante i cui dati (fonte Ires-Cgil) sono stati
ricordati alla vigila della Giornata mondiale contro lo sfruttamento
dei minori, da Telefono Azzurro e dal Consiglio nazionale dei
consulenti del lavoro (Cncl), che oggi hanno siglato un protocollo
d'intesa per sensibilizzare le istituzioni, le imprese e la scuola sul
tema dei baby-lavoratori.
Giornata
mondiale contro il lavoro minorile.
Come ogni anno, il 12 giugno l'Organizzazione internazionale del
lavoro (Ilo) torna a puntare l'indice contro lo sfruttamento dei
bambini nel mondo, dove sono 218 milioni i minori costretti a
lavorare, spesso in attività illecite o ridotti in schiavitù, cui sono
stati tolti i diritti all'istruzione, alla salute e al gioco. Quest'anno
in particolare la giornata è dedicata al lavoro dei bambini
nell'agricoltura.
In
Italia fenomeno consolidato.
Dall'indagine sul fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile in
Italia, svolta intervistando 1.918 consulenti del lavoro che, nella
totalità di Ente gestiscono 1 milione di aziende e 7 milioni di
rapporti di lavoro, risulta che la stragrande maggioranza di questi
(l'85 per cento), ritiene il fenomeno assolutamente consolidato in
Italia anche se in una leggera fase di diminuzione (57 per cento).
Manodopera stagionale a basso costo.
Analizzando i settori in cui il lavoro minorile si concentra in modo
particolare, si evidenziano il comparto agricolo e quello dei
laboratori artigiani (rispettivamente per il 28.3 per cento e per il
22.1 per cento delle risposte fornite), seguiti dal terziario, dal
commercio e dalla ristorazione (17.3 per cento e 17.9 per cento). Si
tratta di attività generalmente connotate da una elevata stagionalità,
per fronteggiare la quale torna utile il coinvolgimento di manodopera
a basso costo e tendenzialmente in pausa scolastica, almeno nei
periodi estivi. Più preoccupante è l'indicazione di una percentuale,
seppure minima, di minori che svolgerebbero lavoro domestico per conto
terzi (4.7 per cento). Da annotarsi un confortante 5,39 per cento nel
settore della edilizia, attività dove in passato si è fatto largo uso
di lavoro dei minori di età inferiore ai 15 anni (limite sotto il
quale è illecito l'utilizzo di minori, salvo rari casi speciali
previsti dalla legge come nel lavoro nello spettacolo).
In
famiglia le cause del lavoro minorile.
Alla domanda quale sia la causa principale del lavoro minorile, il
25,47 per cento dei consulenti del lavoro ha indicato prioritariamente
una grave condizione di disagio che si sviluppa nell'ambito familiare.
L'atteggiamento della famiglia e dei genitori e l'inadeguatezza
culturale del contesto in cui i minori vivono, generano fenomeni di
sfruttamento, distogliendoli dalla frequentazione delle scuole e
avviandoli a un inserimento in un contesto lavorativo degradante e
privo di tutele. Ma al tempo stesso, sono concause importanti
l'esistenza di un economia sommersa (19.81 per cento) e la povertà del
contesto (18.87 per cento), che generano necessità primarie, talvolta
incomprimibili.
Come arginare il fenomeno. Per arginare lo sfruttamento del lavoro
minorile i consulenti del lavoro indicano tre strade principali.
Innanzi tutto l'aumento dei controlli sulle imprese, soprattutto nei
momenti dell'anno in cui premono esigenze di stagionalità (25.65 per
cento); in secondo luogo, una attenzione più dedicata sul piano
dell'educazione scolastica (20.29 per cento), affinché i giovani
stessi siano sensibilizzati sui potenziali comportamenti di
sfruttamento del loro lavoro; e infine, l'istituzione di qualche
meccanismo disincentivante per le imprese che ricorrono al lavoro
minorile (23.33 per cento) , soprattutto al di fuori delle regole di
garanzia minimale che si deve al lavoro in genere, e alle sue
componenti più fragili, in particolare.
L'azione di
Telefono Azzurro.
L'ordine dei consulenti del lavoro e Telefono Azzurro hanno stipulato
un protocollo di intesa con l'obiettivo di sensibilizzare le
istituzioni, le imprese, la scuola sul tema del lavoro minorile e di
attivare concrete azioni a tutela dei minori. La presenza di Telefono
Azzurro è risultata infatti di fondamentale importanza per leggere il
fenomeno, non solo per la gravità delle sue conseguenze sullo sviluppo
evolutivo del minore, ma anche per segnalare tutti i drammatici rischi
che corre il bambino inserito nel circuito dello sfruttamento e del
lavoro non tutelato (privazione della libertà, trascuratezza, abusi
fisici, psicologici, sessuali, gravi infortuni).