Cellulari, proposta di legge contro l’uso in classe.

L’iniziativa è dell’on. Alba Sasso (Ulivo) che ritiene ingiustificato il loro uso durante le lezioni. Secondo i promotori l’utilizzo del telefonino – ormai il primo “compagno di banco” per il 95 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 16 anni e dal 99 per cento di quelli tra i 17 e i 18 - potrà comunque continuare ad essere utilizzato negli spazi scolastici e nelle ore consentite (come ad esempio la ricreazione).

di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola del 23/1/2007.

 

Una notizia che non farà piacere agli alunni, ma sicuramente faciliterà il lavoro degli studenti: nei giorni scorsi l'on. Alba Sasso, dell’Ulivo, vice presidente della commissione cultura della camera, ha proposto una legge che vieti l’uso del cellulare in classe durante le ore di lezione. L’utilizzo del telefonino – ormai il primo “compagno di banco” per il 95 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 16 anni e dal 99 per cento di quelli tra i 17 e i 18 - potrà comunque continuare ad essere utilizzato negli spazi scolastici e nelle ore consentite (come ad esempio la ricreazione). Al bando invece, anche per gli stessi prof, il suo uso durante le ore di lezione.

Dopo i ripetuti scandali di bullismo a scuola, negli ultimi mesi si sono moltiplicate le denunce per l’ormai costume diffuso di conversare durante le lezioni, scambiarsi video messaggi, usare il cellulare a scuola.

"Non c'è nessuna motivazione realistica perché continui questo malcostume - ha spiegato l'on. Sasso - i ragazzi potranno essere reperibili attraverso un numero verde che le scuole andranno ad istituire, per venire incontro alle esigenze delle famiglie di poterli rintracciare in ogni momento. Niente giustifica il loro uso nelle ore di lezione".
La legge andrebbe quindi incontro alle esigenze, oltre che della qualità degli studi e della tutela degli alunni, anche dei docenti: “molto spesso – spiega Sasso - scoperti di fronte alle rimostranze di alunni e genitori, devono sostenere le accuse di ragazzi incapaci di rinunciare solo per qualche ora al telefono. Ovviamente – continua Sasso - nessuno vuole criminalizzare né l'oggetto, né i giovani che ne fanno così largo uso. Si tratta semplicemente di tornare ad una scuola, solo pochi anni fa, in cui durante le ore di lezione si apprende, si spiega, si lavora, e si costruisce la coscienza civica dei cittadini”.

Nessun intento repressivo, dunque, ma solo il tentativo di “ristabilire le condizioni minime di agibilità nelle scuole”.

L’onorevole Sasso ha anche spiegato che la proposta scaturisce a seguito di “una lunga consultazione con tutte le forze presenti nella scuola, le organizzazioni dei genitori e degli insegnanti, che anche attraverso il mio blog personale hanno espresso valutazioni ed orientamenti che hanno contribuito alla stesura della proposta di legge”.

La proposta raccoglie consensi, ma anche perplessità. “Una legge che vieti l’uso del cellulare - commenta Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione – quando arriva è già in ritardo: il divieto rischia di apparire reazionario. Bisognava immaginare tutto questo prima: le scuole ma anche le Università andavano schermate. Parlo anche del Senato accademico perché la deriva riguarda anche i professori. Si parla stagionalmente di bullismo ma c’è un bullismo dei cosiddetti normali che fa male al cuore, prima della legge ci dovrebbe essere una famiglia disponibile ad educare”.

L’applicazione della legge, sempre se dovesse essere approvata, sarà quindi non certo facile: tuttavia, per il pedagogo Benedetto Vertecchi non è mai troppo tardi impedire l’uso indiscriminato di uno strumento dannoso come il cellulare tra i banchi: “Se la scuola avesse mantenuto un atteggiamento fermo – spiega Vertecchi - non sarebbe a questo punto. Si poteva, infatti, prendere un’iniziativa grazie all’autonomia di cui godono gli istituti, ma non l´hanno fatto: ora bisogna spiegare perché il cellulare va tenuto spento in classe, per molti non è intuitivo”.