Alunni stranieri in costante aumento:
ora sono più del 5%.

L'ultima rilevazione, a sostegno di una tendenza costante ormai da oltre un decennio, giunge dal "Rapporto 2005-2006 sugli alunni con cittadinanza non italiana": sono oggi quasi 500.000 i figli dell'immigrazione seduti sui banchi di scuola. Un incremento dovuto alla particolare "apertura" della scuola italiana che non ha mai opposto barriere all'inserimento di studenti d'oltre confine.

di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola dell'8/1/2007.

 

Continua imperterrita l'ascesa degli studenti stranieri iscritti nelle classi italiane: l'ultima rilevazione, a sostegno di una tendenza costante ormai da oltre un decennio, giunge dal "Rapporto 2005-2006 sugli alunni con cittadinanza non italiana". Realizzato dal ministero della Pubblica Istruzione, quest'anno il rapporto comprende anche i dati sugli esiti scolastici ed ha esplorato sia gli aspetti quantitativi e la densità di presenze del fenomeno, sia alcuni aspetti qualitativi: sebbene la presenza di studenti di nazionalità non italiana nelle nostre scuole sia risultata piuttosto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale, la media generale - ormai al di sopra al 5% - è un dato che vale più di tante parole. "La presenza degli alunni stranieri, in progressivo aumento negli ultimi anni - spiega lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione - è un dato strutturale del nostro sistema scolastico: sono oggi quasi 500.000 i figli dell'immigrazione seduti sui banchi di scuola, una percentuale che supera il 5% della popolazione scolastica complessiva, inferiore tuttavia a quella degli altri Paesi europei".

Sebbene non si possa parlare di boom di iscritti non italiani, soprattutto se si confronta la realtà italiana con quella delle nazioni europee più avanzate, i curatori dello studio ministeriale sottolineano come la scuola italiana non abbia mai opposto barriere all'inserimento di studenti d'oltre confine: "l'Italia - si legge nel rapporto finale - ha scelto, fin dall'inizio, la piena integrazione di tutti nella scuola, e l'educazione interculturale come dimensione trasversale e come sfondo integratore che accomuna tutte le discipline e tutti gli insegnanti".

L'Italia si porrebbe, quindi, in una posizione particolare nel panoroma dell'integrazione: "la scelta di questo orizzonte culturale - continua il rapporto - insieme al ricco e variegato patrimonio di progetti organizzativi e didattici, di strumenti di lavoro costruiti e verificati sul campo dalla scuola dell'autonomia, concorrono a definire una possibile via italiana all'integrazione, un percorso originale anche nel confronto con gli altri Paesi".

Dal viale Trastevere si auspica, però, anche una maggiore collaborazione con tutti i contesti formativi, poichè l'istruzione rimane "un cantiere aperto che vede la scuola protagonista, ma che ha bisogno della collaborazione sistematica di Enti Locali, Università, associazioni degli immigrati e del volontariato". Favorire l'integrazione scolastica interculturale rappresenta quindi "una sfida difficile e tuttavia vitale - concludono i curatori del rapporto annuale - che ha bisogno di una scuola ponte tra le differenze e laboratorio di coesione sociale, di dialogo e di scambio reciproco".