Scorretto utilizzare la scuola come parcheggio. di Salvatore Nocera, da Educazione & Scuola del 19/1/2007
Con la Circolare del 21/12/06 prot n. 11699, il neo Dirigente degli ordinamenti Dr Dutto, che regge anche la Dir. Generale per lo studente, ha diramato il Parere del Consiglio di Stato, che si riporta e che riguarda tutti gli studenti, ma in particolare quelli con disabilità, che intendano “reiterare” un secondo ciclo di studi superiori, dopo averne concluso uno precedente, negando l’esistenza di un diritto circa tale ipotesi. E’ da premettere che i Pareri del consiglio di Stato resi in sede consultiva non sono vincolanti né per lo stesso Ministero richiedente, né per altre autorità amministrative. Esso può pure essere disatteso dallo stesso Consiglio di Stato in sede giurisdizionale. Costituisce comunque un Parere qualificato espresso in alta sede di consulenza tecnico-legale. La questione riguarda specificamente gli alunni con disabilità, specie del Sud. Infatti, proprio nel Sud, dove la cultura e la prassi e, certamente, anche i fondi, dei servizi alla persona sono scarsi, accade assai spesso, che le famiglie di alunni con disabilità, specie intellettiva, dopo aver fatto frequentare al figlio un regolare ciclo di un quinquennio di scuola superiore, non sapendo cosa fargli fare, lo riscrivono ad un altro ciclo di studi superiori. Questa situazione riduce la scuola ad un “parcheggio”, mettendo a serio rischio i principi e la prassi della qualità dell’integrazione scolastica. A seguito del ripetersi di tali anomale situazioni, il Ministero ha inoltrato una richiesta di Parere al Consiglio di Stato, il quale si è pronunciato in Ottobre ed il Ministero, in Dicembre, proprio a ridosso delle iscrizioni, ha diramato tale parere. Il parere sembra corretto, sia perché non discrimina gli alunni con disabilità rispetto ai compagni, esprimendo un parere negativo alla reiterazione di iscrizione per tutti gli alunni. Inoltre basa le argomentazioni sul Decreto legislativo n. 76/05, decreto delegato sulla riforma della scuola superiore, che non è stato abrogato, anche se ne è stata sospesa dal nuovo Ministro Fioroni la sua applicazione. Inoltre il parere si basa su una lettura estensiva dell’art 192 comma 4 del Testo Unico della scuola , approvato con Decreto legislativo n. 297/94. E’ solo da osservare che forse il riferimento al decreto legislativo n. 297/94 è un po’ troppo stiracchiato. Infatti quella norma riguarda il diritto o meno di uno studente alla ripetenza della stessa classe e in tale art 192 comma 4 si precisa che una seconda frequenza è possibile, ma una terza è del tutto eccezionale e comunque deve essere deliberata dagli organi collegiali della scuola, mentre per gli alunni con disabilità, occorre anche il parere degli esperti sociosanitari che li seguono. Ora, applicare una norma, dettata per le ripetenze di una classe, alla reiterazione di un nuovo ciclo di studi, sembra un po’ troppo. Inoltre sembrerebbe che il Parere si riferisca solo agli alunni che hanno conseguito un titolo di studio. Ora capita che gli alunni con disabilità intellettiva grave non conseguano sempre un titolo di studio, ma solo un attestato, che ha valore legale solo al fine della frequenza di corsi di formazione professionale, sulla base di accordi fra Uffici scolastici regionali e le Regioni. Malgrado questo espresso riferimento al possesso di un “titolo di studio”, ritengo che il Parere ,se vuole avere un senso, debba riferirsi anche a chi non abbia conseguito un titolo di studio ma anche a chi abbia ricevuto un “attestato, comprovante i crediti formativi maturati”. Si sarebbe forse più semplicemente potuto argomentare dai principi contenuti nella Sentenza n. 215/87 della Corte costituzionale , recepiti negli art da 12 a 16 della Legge-quadro n. 104/92 e cioè che una cosa è il diritto all’integrazione scolastica ed altra cosa è “l’abuso di un diritto”, consistente nella sua strumentalizzazione per altri scopi diversi da quelli per cui il diritto è stato riconosciuto, anche se tale “ abuso” è giustificabile con l’assenza di servizi alternativi o integrativi della scuola. Né si pensi che il Consiglio di Stato avrebbe dovuto invocare , invece dell’art 192 del Dlgs n. 297/94, l’art 14 comma 1 lett. “c” della Legge-quadro n. 104/92, ove si diceva che è consentita sino “ad una terza ripetenza”, cioè quarta frequenza. Infatti, a mio avviso, tale norma, limitatamente al numero di ripetenze, è stata abrogata implicitamente dall’art 192 comma 4 del T.U, citato dal Consiglio di stato. A questo punto però, ritengo che l’Amministrazione scolastica , che sino ad oggi è stata l’istituzione che più si è impegnata nell’integrazione degli alunni con disabilità, sia pur fra contraddizioni, differenziazioni di prassi locali e troppo spesso con cali di qualità, debba darsi daffare, rilanciando gli accordi di programma per l’integrazione scolastica e sociale, di cui all’art 13 comma 1 lett “a” della Legge-quadro n. 104/92, coinvolgendo anche le Province che hanno ben precisi doveri istituzionali in materia di formazione professionale e di inserimento lavorativo , anche degli alunni con disabilità, ai sensi dell’art 17 della stessa Legge-quadro, oltre che del Dlgs n. 112/98, dell’art 7 e sgg della L.n.328/00 e dell’art 118 e sgg della Costituzione. Non si riesce a comprendere perché, all’atto dell’iscrizione di un alunno con disabilità, specie se in situazione di gravità, la scuola non riesca a programmare un progetto d’integrazione che comprenda anche percorsi misti di istruzione e formazione professionale, che poi hanno sviluppi in tirocini ed in borse-lavoro e, nei casi di particolare gravità, in percorsi di autonomia sociale. Per queste esperienze, si confronti l’interessante pubblicazione di Cantoni e Panetta “Handicap, Scuola, Lavoro” Ed. Risa 2006. E’ l’attivazione di servizi territoriali, aperti anche agli alunni con disabilità, strettamente collegati con la scuola superiore, che evita l’uso improprio di quest’ultima con richieste di continue ripetenze o addirittura di “reiterazioni “ di cicli di studi superiori, finalizzati, anche se apparentemente motivati diversamente, esclusivamente a fare occupare il tempo di persone con difficoltà di inserimento sociale. Però, se le Province, in collegamento coi Comuni, hanno il compito di realizzare il progetto di vita che comprende il periodo successivo alla scuola media, la scuola deve collaborare con docenti curricolari preparati a saper impostare, gestire e valutare tali progetti. E, su questo punto, la scuola è paurosamente inadempiente, come ormai diciamo tutti sino alla noia, perché manca un obbligo di formazione iniziale ed in servizio di tutti i docenti sulle problematiche didattiche degli alunni con disabilità. Ed allora, se l’Amministrazione scolastica non ha la forza di orientarsi seriamente in tal senso, non si limiti a richiedere al Consiglio di Stato “pareri” per evitare delle distorsioni, di cui anch’essa è in parte responsabile. Ed, a questo punto, un ruolo determinante dovrebbero giocarlo le Associazioni di persone con disabilità e loro familiari, specie se collegate in coordinamenti locali e regionali, negoziando con le Autorità regionali e locali la predisposizione di quei servizi, la cui carenza, spinge le famiglie a richiedere alla scuola ciò che non richiederebbero, se i servizi in rete veramente funzionassero. Sono certo che questo Parere del Consiglio di Stato scontenterà molti genitori, facendoli gridare allo “scandalo che la scuola rifiuta i disabili”. L’atteggiamento di questi genitori, a mio avviso, dovrebbe essere, invece, quello di pretendere dalle associazioni, di cui fanno parte, una maggiore capacità di negoziazione politica per ottenere, sul proprio territorio, quel coordinamento dei servizi in rete, che altre associazioni hanno già ottenuto, talora partendo dal nulla, in altre realtà italiane, e non solo del Nord. Si pensi al lavoro di promozione sociopolitica che sta realizzando la F I S H –Calabria ( Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) in una delle Regioni più deprivate d’Italia e che, invece, anche grazie a ciò, mostra chiari segni di vitalità e di speranza. |