La commissione Usa denuncia i costi alti e i risultati mediocri dell'istruzione.

I prof vanno pagati di più.

Verso la riforma: materie serie e docenti motivati

 da Italia Oggi del 16/1/2007

 

Fa già discutere l'ultimo rapporto dell'autorevole e bipartisan New commission on skills for the American Workforce, dal titolo Tough Choices or Tough Times (scelte drastiche o tempi duri). La commissione avanza diverse proposte di riforma che interessano l'intero sistema di istruzione, anche se gli sforzi maggiori dovrebbero concentrarsi soprattutto sulla scuola secondaria (high school) e sulla transizione degli studenti al college. In ogni caso si tratta di una specie di rivoluzione copernicana della scuola: insegnanti pagati come manager d'azienda e scuole sempre aperte fino a sera, conti correnti personali finanziati dallo stato per la formazione permanente, scuole dell'infanzia ad accesso universale. Queste sono solo alcune delle proposte avanzate dalla commissione, che dopo due anni di studi condotti passando al setaccio l'evoluzione economica ed educativa dei paesi di mezzo mondo, Italia compresa, è arrivata a convincersi che l'attuale sistema scolastico americano non va più: pensato per un'era in cui il fabbisogno di lavoratori da adibire a compiti di routine era maggiore, adesso, che i mercati globali privilegiano i lavoratori della conoscenza, quelli più creativi e innovativi, va praticamente ´rivoltato da cima a fondo'. Gli Stati Uniti devono fare i conti con un sistema di istruzione fra i più costosi al mondo eppure, come sostiene Charles Knapp, presidente della commissione, ´in grado di produrre solo risultati mediocri'. Le raccomandazioni fornite nel rapporto, aggiunge Knapp, sono assolutamente da cogliere. Metterle in pratica però non costerà poco, non meno di 60 miliardi di dollari, anche se già si sa che serviranno ulteriori investimenti strutturali per finanziare la società della conoscenza a stelle e strisce.
Innalzare gli standard.

Servirà innanzitutto un sistema nazionale di valutazione ispirato a standard di apprendimento più alti rispetto a quelli attualmente previsti, per esempio, per l'accesso al college. Ciò consentirà di rivedere il curricolo scolastico delle scuole e soprattutto delle superiori (high school), elevando gli standard di apprendimento in materie cruciali, e più dure, come lingua, matematica, scienze e tecnologia, ma che incentivi anche lo studio della letteratura, della storia, dell'arte e attività rivolte all'esercizio del pensiero, della creatività e dell'innovazione. A questo dovrà aggiungersi però un nuovo sistema di esami (state board exams), rivolto anche a consentire di passare prima ai livelli di istruzione superiori. Ciò rappresenta il cuore dell'intero impianto di riforma proposto dalla commissione.

 

le economie di sistema

La transizione anticipata al college o all'università già a 16 anni produrrà economie nell'ordine di 60 miliari di dollari. Parte di queste potrà essere impiegata per monitorare e sviluppare il nuovo sistema di esami e passerelle e fornire i relativi supporti e le risorse didattiche e professionali agli insegnanti, in parte per rendere universale l'accesso all'istruzione della prima infanzia e dell'infanzia, per fornire le risorse perequative per le scuole e gli studenti in aree svantaggiate, scuole che potrebbero contare anche su insegnanti neoassunti in aggiunta agli attuali organici e promuovere l'apertura lunga, fino a sera, e al territorio per iniziativa antidispersione e di tutoring, mentoring e counceling; parte dei soldi serviranno anche a creare un sistema di incubazione della superdocenza, in modo che già dalle high school vengano selezionati, individuati e orientati alla professione almeno un terzo degli studenti migliori.

 

niente pensione ai prof

Le raccomandazioni prevedono un aumento consistente delle retribuzione dei docenti, passando per i neoassunti da 20 mila a 45 mila dollari l'anno, arrivando fino a 95 mila e 110 mila dollari l'anno per quelli più su in carriera. Attenzione però, perché gli aumenti dello stipendio potranno realizzarsi solo se i docenti accetteranno di uscire dal sistema previdenziale: oggi, sottolineano dalla commissione, sul magro stipendio degli insegnanti gravano i pesanti costi dei benefit pensionistici e sanitari dei docenti attualmente quiescenti.