La ricetta fiscale del ministro dell'istruzione,
Beppe Fioroni, Se doni alle scuole paghi meno tasse. Offerte deducibili dal reddito. Per le sigle, solo un pannicello da Italia Oggi del 16/1/2007
Anche Fioroni ricorre alla leva fiscale. Per far affluire un po' più risorse nelle casse delle scuole, il ministro dell'istruzione, Beppe Fioroni, punta a rendere fiscalmente conveniente per i privati fare donazioni agli istituti scolastici. Le potrebbero fare le aziende, gli enti pubblici, ma anche gli stessi genitori, che già oggi contribuiscono finanziariamente alle attività aggiuntive svolte dalle scuole: porterebbero a casa la deduzione di quanto versato dall'imponibile fiscale. E, dunque, pagherebbero alla fine meno tasse. La svolta, secondo l'andante introdotto con la legge n. 80 del 12 maggio 2005 del "più dai, meno paghi", è tutta legata alla trasformazione degli istituti scolastici in fondazioni. Sono infatti le liberalità alle fondazioni a godere di agevolazioni fiscali, in base alla riforma approvata nella scorsa legislatura in modo trasversale. Ad annunciare la trasformazione delle scuole in fondazioni è stato il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, nel corso del conclave di Caserta, il consiglio dei ministri, che si è tenuto in trasferta, nel quale sono state fissate alcune priorità dell'azione di governo. "Avendo previsto con la legge di bilancio l'autonomia finanziaria delle scuole, alle quali sono destinati circa 3 miliardi di euro, c'è necessità di applicare alle istituzioni scolastiche lo stesso regime delle fondazioni dal punto di vista fiscale e delle donazioni", ha spiegato Fioroni, "per consentire le stesse agevolazioni di incentivi delle fondazioni e per destinare nuove risorse all'innovazione didattica e al miglioramento del patrimonio edilizio". Non sono ancora chiari i tempi dell'operazione, per la quale sarà comunque necessario un passaggio in parlamento, e nemmeno la sua quantificazione. Se dovesse essere esteso sic et sempliciter il regime previsto dalla legge n. 80, le liberalità potrebbero essere sottratte dal reddito dell'anno, a cui si applicano poi le aliquote fiscali previste per i vari scaglioni, nella misura del 10% del reddito stesso, e comunque entro il tetto massimo di 70 mila euro annui. Le deduzioni sono peraltro già una realtà in molti paesi anglosassoni, che così riescono a intercettare investimenti privati, nella maggior parte dei casi da grandi società, a favore di scuole e università.
Perché l'annuncio diventi legge in Italia, sarà
inevitabile anche una modifica statutaria della scuola e del suo
regolamento di contabilità. "Il consiglio d'istituto avrà la facoltà
di nominare al proprio interno un comitato esecutivo che affiancherà
il dirigente scolastico nella gestione dei fondi, con la possibilità
di prevedere da parte della scuola la presenza di rappresentanti delle
autonomie locali, del mondo dell'impresa e del terzo settore", ha
spiegato Fioroni. Non proprio una novità, questa proposta, visto che
già l'art. 1 del decreto legislativo n. 226/2005, relativo alla
riforma del sistema secondario di secondo grado messa a punto da
Letizia Moratti, prevedeva la nascita dei poli formativi comprendenti
sia i percorsi dei licei sia percorsi di istruzione e formazione
professionale. E funzionanti in base ad apposite convenzioni che
assicurano una gestione coordinata da parte di scuole, strutture
formative, associazioni imprenditoriali ed enti locali. L'idea sembra
interessare politicamente molti (Andrea Ranieri, responsabile scuola
dei Ds, e Albertina Soliani, senatrice della Margherita) ma raccoglie
anche tanti veti (Pietro Folena di Rifondazione, e Alba Sasso, dei Ds),
quelli di quanti nel centro-sinistra temono che questo sia l'inizio
della privatizzazione della scuola, della sua aziendalizzazione più
estrema. "La trasformazione in fondazione sarebbe l'inizio di una
riforma vera, di maggiore efficienza per le scuole, che si
libererebbero di un ingessamento atavico", commenta Giorgio Rembado,
presidente dell'Anp, l'Associazione nazionale presidi."A quel punto
discorsi come la chiamata diretta dei docenti dovrebbero essere
affrontati seriamente", commenta Fabrizio Foschi, presidente Ds.
Decisamente più scettici, se non contrari, i sindacati confederali.
"Si tratta di un pannicello caldo, il vero problema della scuola è la
scarsità degli investimenti pubblici e da qui non si scappa", attacca
il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini. "Sarebbe molto più
proficuo eliminare il pagamento della Tarsu, che strozza i bilanci
delle scuole", incalza il numero uno della Cisl scuola, Francesco
Scrima. "Defiscalizzare le donazioni è un passo in avanti, ma non può
essere la strada per aggirare gli altri problemi che ci sono",
puntualizza Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola. E,
comunque, per tutti i confederali vale la difesa del sistema pubblico
dell'istruzione, da cui non si prescinde, che si tratti di gestione
della scuola o di assunzione degli insegnanti. |