Fioroni-Bastico: dal cacciavite al piccone?
No, si tratta di ingegneria genetica.

di Francesco Mele da ReteScuole del 31/1/2007

 

Abbandonato il cacciavite, quello che i due stanno scatenando contro la scuola statale non è certo un piccone o un martello pneumatico o un caterpillar, perché certo le reazioni sarebbero state molto più energiche e risentite dei distinguo e delle critiche moderate che il loro operato sta ricevendo. Senza parlare del silenzio sommesso della maggioranza del popolo della scuola che sembra disinteressarsi delle azioni di questo ministero, non si capisce se perché ad esso si è affidato, firmando una cambiale in bianco, o perché avvilito da un tale voltafaccia.

Io penso invece che l’opera di smantellamento sia così abile e ben condotta, che ancora non sia a tutti evidente la deriva sfascista che l’azione di questo ministero può avere sulla Scuola Statale.

Faccio un esempio, riferendomi alla famigerata norma che dichiara deducibili le donazioni alle scuole.

Tutti sanno (e chi ha dei figli a scuola lo sa per certo) che le famiglie da anni e anni effettuano donazioni alle scuole dei propri figli; tale contribuzione si è così consolidata nel tempo che ormai qualche scuola la chiama, barando, tasse scolastiche. Al di là di tutto quello che si potrebbe dire a riguardo, con tali contributi le scuole sono riuscite a sopperire alla grave e cronica carenza di fondi. Certo non sempre si brilla in trasparenza nell’utilizzo di tali somme, e non sempre i consigli di istituto sono in grado di esercitare il necessario controllo sulla loro destinazione. Questo sì richiederebbe un intervento normalizzante, a partire da un’indagine conoscitiva.

Ma la questione è un’altra, ben più grave.

Cominciamo col capire di quale cifra complessiva stiamo parlando.

Una simulazione basata sul numero totale di alunni (oltre 7 milioni e 700 mila) e sulla loro distribuzione per ordini e gradi, fa stimare che la somma complessiva donata dalle famiglie alle scuole in Italia, sia dell’ordine dei 200 milioni di euro.
Sì, avete capito bene, provate a fare i conti considerando che si parte da cifre molto basse nella scuola di infanzia – dell’ordine di pochi euro – ai 60, 70 fino a 90 (e forse oltre) delle scuole superiori. Sono convinto che un’indagine conoscitiva seria sulla questione ci farebbe scoprire una cifra sicuramente più alta.

Si tratta di una somma considerevole, ben più alta di quella ipotizzata dal decreto che sta per essere varato, che parla di sgravi pari a 55 milioni per il 2008 e a 31 milioni dal 2009. Se infatti assumiamo pari a 31 milioni gli sgravi annui a regime (cioè il 19% dell’ammontare delle donazioni) si può calcolare che le donazioni previste possano aggirarsi intorno ai 160 milioni di euro. Allora c’è qualcosa che non funziona: o la mia simulazione e il mio ragionamento sono del tutto infondati o qui c’è sotto un inghippo!

A meno che non si voglia negare il riconoscimento alle donazioni delle famiglie, si tratta né più e né meno della loro istituzionalizzazione. Quest’ultima, però, se da una parte è accolta con apprezzamento da chi da anni versa oboli senza alcun riconoscimento, dall’altra rappresenta una mutazione molto pericolosa per la Scuola Statale, quella della Costituzione per intenderci, perché si sancisce il fatto che essa non è più statale e basta (cioè finanziata unicamente dai cittadini attraverso la tassazione ordinaria) ma si introduce e si sancisce una sorta di ulteriore finanziamento diretto alle singole scuole da parte di chi utilizza il servizio, una sorta di ticket verrebbe da dire.

A me francamente non sembra un passo in avanti, ma una mutazione che può piegare la Scuola della Costituzione a logiche di mercato e concorrenzialità che non gli sono proprie.

Ma faccio notare che il bilancio di questa operazione per le istituzioni scolastiche statali (parlo della maggioranza di esse, cioè quelle poco appetibili per le imprese) è decisamente negativo visto che gli viene addebitato l’onere degli sgravi; sì perché l’onere derivante dalle mancate entrate fiscali dovute a tali sgravi, viene compensato con una pari riduzione dei finanziamenti alle scuole statali. Ciò vuol dire che, di fatto, il ministero ha imposto alle scuole di fare uno sconto alle famiglie che gli concedono, ormai da anni, un contributo volontario.

Altro che piccone, questo è un subdolo intervento di ingegneria genetica sul corpo vivo della scuola italiana che non può che avere esiti nefasti e che per questo va combattuto con energia e determinazione. L’intervento è subdolo perché da una parte c’è la carota dello sgravio fiscale per le famiglie facendo pagare alla scuola stessa l’onere dell’impresa, dall’altra si ottiene uno sdoganamento concettuale della destatalizzazione della scuola italiana.

E il vantaggio per la scuola privata dove lo mettiamo?
Quanta parte delle rette verranno trasformate in donazioni?
Il 19% di tale somma sarà deducibile per le famiglie.
E chi pagherà tali oneri?
La scuola statale ovviamente!
Infatti nel decreto è previsto il recupero degli oneri derivanti dagli sgravi solo dai finanziamenti per le scuole statali. Quindi, di fatto, chi ne viene fuori con un bilancio del tutto positivo è la scuola privata, che vedrà aumentare per lo meno il grado di soddisfazione delle sua clientela se non addirittura il suo numero.

Volete un altro esempio di mutazione genetica?
Su questo sarò breve perché vi ho già tediato abbastanza.

Sapete cosa c’è scritto nella bozza di decreto che è circolata in questi giorni? Che il secondo ciclo (leggi scuola superiore) è costituito da due sistemi, il “sistema dell’Istruzione Secondaria Superiore” e il “sistema dell’Istruzione e della Formazione Professionale” (in entrambi i casi le maiuscole sono mie).
Notato nulla? Ancora no?
Allora vi dico che sempre nella stessa bozza c’è scritto che “fanno parte del sistema dell’istruzione secondaria superiore i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali”.
Ora è chiaro, mi sembra.
Non solo la formazione professionale entra a far parte organicamente del percorso di studi secondari di secondo grado (delle scuole superiori per intenderci) ma viene nobilitata dall’aggiunta del termine istruzione, il che vuol dire che al suo interno potrà essere assolto l’obbligo scolastico, con buona pace delle Regioni a cui rimarrà competenza su un pezzo dell’istruzione professionale come prevede il titolo V.
Devo dire che mi sembra un doppio canale ancora peggiore di quello della Moratti sia se lo riferiamo ai due sistemi (rispetto a quello della Moratti il secondo è decisamente più dequalificato sotto l’aspetto culturale) sia se ci riferiamo alla diversificazione delle opzioni dopo le medie (che ora diventano ufficialmente quattro se non cinque).

Anche questa è ingegneria genetica, una vera e propria mutazione di senso, che per la Scuola Italiana, la Scuola della Repubblica, la Scuola della Costituzione, può voler dire estinzione.

Io continuerò a battermi perché ciò non succeda e a pretendere che questo governo risponda alle aspettative del popolo della scuola, a partire dall’abrogazione della legge Moratti.


Per come la vedo io, Fioroni e Bastico stanno peggiorando i disastri della Moratti e per questo devono andarsene.

Francesco Mele

Carpi, 31 gennaio 2007