Anno ponte, così non va.

di Dedalus, da ScuolaOggi del 13/1/2007

 

A metà dell’”anno ponte” non si intravedono, sul piano della politica scolastica, quei cambiamenti sostanziali che erano stati preannunciati durante la campagna elettorale e nei primi mesi di governo dell’Unione. Anche se si considera che da parte del ministro Fioroni non c’era esplicitamente la volontà di rifare tutto da capo ma piuttosto di usare il metodo del famoso “cacciavite”, dello smontaggio e rimontaggio pezzo per pezzo, in realtà di cambiamenti se ne sono visti ben pochi.
Occorre dire che i primi atti del min. Fioroni, fino alla Nota di indirizzo dell’agosto 2006, avevano fatto intendere una netta “inversione di tendenza” rispetto alla gestione Moratti e alimentato non poche aspettative in questo senso.
Di fatto è stata bloccata l’istituzione del tutor, grazie anche ai mancati passaggi contrattuali di questa vicenda. E’ stato sospeso in qualche modo il portfolio, o comunque ne è stata ridimensionata la portata. Ma per il resto non si prospettano grandi novità.

Anzi: i segnali che arrivano dal Ministero della P.I. sono tutt’altro che incoraggianti. Sulla questione del documento di valutazione si è scelta la via del lasciare all’autonomia delle scuole ogni decisione in merito. Mentre la Moratti aveva indicato un modello standard (per quanto discusso e discutibile) lasciando poi alle scuole la possibilità di apportare correttivi e adattamenti, qui non è stato neppure prodotto un modello di riferimento ma si è demandato tutto alle singole scuole, con il risultato della massima diversificazione, della “scheda fai da te”.

La Circolare sulle iscrizioni ha in pratica confermato l’esistente, quanto già previsto dal D.Lgs.59/2004, con la conferma dell’orario spezzato, il ripristino delle attività facoltative, la possibilità di un tempo scuola di 40 ore senza alcuna garanzia del doppio organico del tempo pieno classico. Neppure sull’anticipo cambia qualcosa rispetto alle scadenze previste precedentemente (30 aprile). Sulle sezioni primavera è sceso un velo di silenzio.

Per non dire delle Indicazioni nazionali, delle quali era stata preannunciata una profonda revisione. Di fatto non sono state abrogate, né si sa nulla della riscrittura degli indirizzi curricolari (chi ci lavora, in quali tempi, ecc.). Così nelle scuole succede di tutto e non ci sono piu’ riferimenti unitari. Vi sono istituti infatti che hanno come riferimento i programmi precedenti, chi le Indicazioni nazionali, chi un po’ e un po’. Insomma il caos e una notevole differenziazione.

Non si riesce a capire insomma fino a che punto pesano i vincoli imposti dalla normativa del periodo Moratti (legge 53/2003, D.Lgs.59/2004) tuttora in vigore o fino a che punto invece non c’è una reale volontà di cambiamento. Sicuramente pensare di introdurre qualche modifica solo per via amministrativa senza innovazioni sul piano legislativo è una via piuttosto ardua. Ma a questo punto c’è veramente da chiedersi dove sta la discontinuità, le differenze sostanziali rispetto alla riforma Moratti.