Istruzione professionale allo Stato.
E le Regioni? Perplessità bipartisan.

da Tuttoscuola, 30 gennaio 2007

 

Quando dieci giorni fa il viceministro della Pubblica Istruzione, Mariangela Bastico, ha anticipato il progetto di mantenere allo Stato gli istituti professionali, come ora avvenuto con la decisione governativa di giovedì scorso, Tuttoscuola ha espresso alcuni interrogativi in ordine alla piena compatibilità di quella scelta con le prerogative regionali previste dal Titolo V della Costituzione (art. 117 - "Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: .... istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale").

A commento dell’emanazione del decreto legge che conferma la collocazione degli istituti professionali nell’ambito statale, l’assessore all’istruzione e formazione dell’Emilia Romagna, Paola Manzini si rammarica che non vi sia stato un incontro preventivo tra ministero e regioni su materie ritenute di "legislazione concorrente".

"È un po’ spiacevole – ha detto la Manzini - che a fronte di una relazione aperta fra Stato e Regioni su due tavoli che riguardano il secondo canale di istruzione e l'applicazione della riforma per il titolo V non vi sia stato alcun tipo di interlocuzione con noi".

L’assessore teme che le Regioni siano messe di fronte al fatto compiuto, senza avere alcun ruolo nell’attuazione del provvedimento; auspica un maggiore raccordo sulle norme che riguardano l'istruzione tecnico-professionale e il raccordo con la formazione professionale, contenute soprattutto nel disegno di legge.

L’on. Aprea, già sottosegretario all’istruzione, esprime un netto giudizio critico, dichiarando: "Come si può resuscitare l'istruzione professionale statale quando la nuova Costituzione e le indicazioni europee indicano di prevederla non scolasticistica e con percorsi flessibili di indirizzo regionale? Siamo curiosi di conoscere il giudizio del Coordinamento degli Assessori Regionali".