Aumentano gli studenti, chiudono le classi.
di Alba Sasso, da
Aprile On Line.info del 23/1/2007
Scuola 28 mila alunni in più a fronte di 14 mila
cattedre in meno.
Sono le previsioni sulla popolazione scolastica per il 2007/2008 e dei
relativi tagli che devono essere realizzati in applicazione della
Finanziaria
I conti non tornano mai. E' quello che devono aver pensato al
ministero della pubblica istruzione sfogliando i dati redatti dai
tecnici di viale Trastevere, relativi alle pre-iscrizioni scolastiche
per il prossimo anno: 28 mila alunni in più a fronte di 14 mila
cattedre in meno.
Si tratta delle previsioni sulla cosiddetta popolazione scolastica per
il 2007/2008 e dei relativi tagli che devono essere realizzati, con
qualche mal di pancia, in applicazione della Finanziaria. I dati
previsionali (organico di diritto) che il ministero elabora a gennaio
per avviare l'anno scolastico successivo dovranno essere verificati
dalle iscrizioni che si chiuderanno fra pochi giorni (il prossimo 27
gennaio), ma in generale non si registrano grossi scostamenti.
Il prossimo primo settembre, saranno le regioni del Centro-nord a
soffrire maggiormente i tagli imposti da via XX settembre. Infatti da
Roma in su le previsioni parlano di popolazione scolastica in crescita
ma le classi diminuiranno lo stesso. Al Sud, invece, come avviene da
alcuni anni a questa parte, ci saranno meno alunni: la patata bollente
passerà nelle mani dei dirigenti degli uffici scolastici regionali:
saranno loro a dovere mettere in pratica i tagli regione per regione.
Un bilancio che conferma una Italia a due velocità anche nella scuola.
Sono almeno due le cause alla base di questo divario che contribuisce
a depauperare regioni come Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.
L'esodo delle giovani coppie verso le regioni del Nord in cerca di
lavoro stabile e la maggiore presenza di immigrati che, dovendo
scegliere dove stabilizzarsi, preferiscono ancora una volta le aree
settentrionali del paese.
Lo Snals parla di "situazione da lacrime e sangue". Imputato numero
uno l'innalzamento di 0,4 del rapporto alunni-classi contenuto nel
documento di bilancio per il 2007. Il taglio più consistente sarà
effettuato sulla scuola superiore e sulla scuola primaria (l'ex
elementare): proprio dove l'incremento degli alunni sarà più
consistente. Secondo le previsioni elaborate dai tecnici del ministero
della pubblica istruzione la scuola elementare vedrà aumentare i
bambini di circa 25 mila unità ma ad accoglierli ci saranno oltre 5
mila insegnanti in meno. Stessa cosa per la scuola superiore dove, a
fronte di 14 mila studenti in più, si conteranno 6 mila cattedre in
meno. Quasi 3 mila i posti raggranellati alla media dove si dovrebbero
contare 11 mila ragazzini in meno.
Per ottenere un taglio di 14 mila cattedre il ministero dovrebbe
manovrare diverse leve. Una delle possibilità che dovrebbe consentire
i maggiori risparmi di posti e classi dovrebbe essere un decreto di
prossima emanazione che da la possibilità ai direttori scolastici
regionali di derogare dai parametri per la formazione delle classi. A
titolo di esempio, la norma vigente prevede per le prime classi un
numero massimo di 25 alunni che scende a 20 per le classi con un
portatore di handicap grave. Le classi successive alla prima possono
ospitare al massimo 28 alunni, elevabili a 30 alunni in particolari
condizioni. Per centrare gli obiettivi ci sarà l'autorizzazione ad
aumentare di una o due alunni per classe i limiti previsti dalla
normativa attuale. Si potranno, in buona sostanza, formare prime
classi con 27 alunni anche in presenza di disabili (non gravi) e
classi successive alla prima anche con 32 alunni: prospettiva che farà
drizzare i capelli anche agli insegnanti più pazienti.
Il fatto che cresca il numero di bambini nel nostro paese è una bella
notizia. E' una ricchezza. E una bella e buona scuola che abbia cura
di tutti, "senza distinzione di..." mi sembra continui ad essere un
obiettivo necessario e non impossibile.
Oggi, cifre alla mano, mi vengono però in mente alcuni pensieri
sconfortanti: abbiamo avuto ragione quando, discutendo la legge
finanziaria, proponevamo la soppressione della clausola di
salvaguardia che recita, più o meno, così: "Se non riesci a fare i
risparmi conseguenti alla riduzione del numero degli insegnanti,
previsto appunto dalla finanziaria, quei soldi li perdi comunque".
Nei prossimi anni fino a che punto si potranno stipare le classi? E la
diminuzione del numero dei posti di ruolo (organico di diritto) degli
insegnanti non rischia di alimentare il fenomeno del precariato?
Se la scuola si progetta solo con la logica dei numeri, si rischia di
far danno. Perché la scuola è un corpo vivo. E allora bisogna avere il
coraggio, nel governarlo questo corpo vivo, di essere un po' presbiti,
di saper guardare lontano.
Qualche tempo fa, Giovanbattista Vico diceva: " Sembravano difficoltà
e invece erano opportunità..."