Istituti tecnici e professionali:
un riordino che sa di antico.

da Tuttoscuola, 4/2/2007

 

Molti criticano il Governo per una non troppo velata propensione centralista nelle scelte di politica scolastica.

Soprattutto le Regioni (per voce della coordinatrice degli assessori regionali all’istruzione Silvia Costa e dell’assessore dell’Emilia-Romagna Paola Manzini) hanno manifestato rammarico per non essere state consultate prima di inserire nel "provvedimento sulle liberalizzazioni norme che riguardano la scuola e soprattutto materie ritenute di legislazione concorrente". Il rilievo riguarda soprattutto l’istruzione tecnico-professionale ed il raccordo con la formazione professionale.

I percorsi regionali sembrerebbero impossibilitati ad uno sviluppo verticale tale da consentire un accesso alla formazione superiore e all’alta formazione non accademica in stretta connessione con le esigenze di sviluppo regionale o sub regionale.

Secondo i rappresentanti delle Regioni, solo con il coinvolgimento della dimensione istituzionale territoriale regionale e locale può essere attivata ed alimentata la capacità di promuovere l’innovazione e la competitività tecnologica.

Lo Stato deve dedicarsi a definire solo il quadro normativo e le condizioni di contorno per non bloccare la valorizzazione del ruolo delle istituzioni più vicine ai cittadini e la sussidiarietà tra soggetti pubblici e privati.

Che ognuno faccia la propria parte, questo serve al Paese.