Le nuove “indicazioni nazionali” pronte per l’anno 2007-2008 .

Fioroni scrive ai prof.
“Le riforme non si fanno senza di voi”.

  La Stampa  dell'1/2/2007

 

Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ha preso carta e penna e ha scritto al mondo della scuola, docenti e dirigenti scolastici, per dar conto dei cambiamenti che si apporteranno alle «Indicazioni nazionali», cioè le linee guida - per la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e secondaria di primo grado - in base alle quali ogni scuola organizza i propri percorsi formativi.

«Le riforme - scrive fra l'altro - non si fanno senza di voi. So che lavorate in condizioni difficili: mentre vi chiedo di accettare la nuova scommessa, mi impegno a trovare con voi soluzioni concrete».

«Per giungere alla definizione di nuove Indicazioni più chiare ed essenziali - sottolinea il ministro - è necessario che si avvii un dialogo virtuoso tra il mondo della ricerca scientifica e quello della scuola. Le riforme non si fanno senza l'apporto degli insegnanti, dei dirigenti, della comunità scientifica e di quella civile; e non si realizzano una volta per tutte».Non si può dettare una «pedagogia di Stato», l'autonomia è principio Costituzionale. Non siamo all' anno zero e non è necessario stravolgere tutto ancora una volta, ma è certo - chiarisce Fioroni - che delle Indicazioni Nazionali non possono pretendere di dettare una pedagogia di Stato in un Paese in cui i principi dell'autonomia delle Istituzioni Scolastiche e della libertà di insegnamento sono principi sanciti dalla Costituzione».

Fioroni individua «tre tappe per un percorso condiviso» che abbia come obbiettivo «la persona al centro della formazione». In particolare, il ministro chiede «dialogo tra ricerca scientifica e scuola, campagna di ascolto, costituzione di una commissione di esperti del mondo della scuola e dell'Università che dovranno essere pronte all'inizio dell'anno scolastico 2007-2008».

«Al centro di tutto questo impegno - scrive ancora Fioroni - dovrà esserci l' idea di persona, principio fondante e condiviso della nostra grande tradizione culturale, storica ed educativa. La scuola è un luogo di incontro e di crescita di persone».

Con tre obbiettivi: «consegnare il patrimonio culturale (il passato), preparare al futuro, accompagnare il presente per educare a una cittadinanza piena e consapevole». E «mettere al centro dei processi educativi ogni allievo come persona significa sostanzialmente tre cose: - consegnare il patrimonio culturale irrinunciabile che ci viene dal passato perchè non vada disperso e possa essere messo a frutto; - preparare al futuro introducendo i giovani nella vita adulta, fornendo loro quelle competenze indispensabili per poter essere protagonisti all'interno del contesto sociale ed economico in cui vivono; - accompagnare il percorso di formazione personale che uno studente compie mentre frequenta la scuola, sostenendo la sua ricerca di senso e il faticoso processo di costruzione della propria personalità».

«So che tutto questo - aggiunge il ministro - è da sempre presente nella missione delle nostre scuole e nell'attenzione degli insegnanti; quello che oggi va rivisto è un curriculum che lo interpreti, una didattica che lo realizzi, un'organizzazione della scuola che lo renda possibile e lo agevoli. La situazione di disagio giovanile che tutti registrano con preoccupazione crescente, la presenza di alunni stranieri che richiedono una particolare attenzione perchè possa realizzarsi un processo vero di integrazione, la necessità di promuovere e valorizzare capacità ed eccellenze in una prospettiva internazionale, sono le questioni che rendono questo impegno urgente. La scuola non può sostituirsi alla famiglia, né ignorare l'apporto che altre istituzioni educative possono offrire ed è anzi chiamata a promuovere cooperazione, solidarietà, rete».

«Sono consapevole - conclude il ministro - che le difficili condizioni di lavoro, il doversi misurare ogni giorno con problemi non facili, la sensazione di esser lasciati soli a fronteggiare situazioni che vanno ben al di là della propria competenza disciplinare, contribuiscono ad accrescere le difficoltà di una professione tanto impegnativa e poco ripagata. Mentre vi chiedo di accettare nuovamente la scommessa più importante, che è quella di educare i nostri figli puntando sulla vostra professionalità, mi impegno a trovare nuove strade per valorizzare concretamente il vostro lavoro, la vostra passione, le vostre competenze».