Scuola, aumentano le iscrizioni dei disabili? Tra circa un mese si sapranno i dati ufficiali del Ministero sull'iscrizione degli alunni disabili per il prossimo anno scolastico. Ma è già certo che si parla di cifre non molto diverse da quelle già annunciate a Superabile.it nei giorni scorsi e che parlano di un aumento. Bene, dice Salvatore Nocera, vicepresidente Fish, è arrivata l'ora di tornare a parlare di qualità della formazione degli insegnanti: a partire da quelli "curriculari". di Salvatore Nocera da Superabile del 23/2/2007
In questi giorni si stanno diffondendo notizie, più o meno corrette, sull'aumento del numero di iscrizioni nelle scuole di alunni con disabilità: rispetto ai 172.000 alunni certificati iscritti nel corrente anno scolastico, alcuni prevedono un aumento di oltre il 5%, equivalente a circa 8.000 alunni certificati in più. Tra circa un mese si saprà dai dati ufficiali del Ministero il numero effettivo di alunni iscritti, e probabilmente questa stima si rivelerà vicina alla realtà Lo scorso anno erano presenti in organico quasi 90.000 docenti per il sostegno, per 172.000 alunni con disabilità certificata (agli 86.000 con cattedra, bisogna aggiungere circa altri 4.000 con spezzoni di cattedra); per il prossimo anno scolastico, ci saranno probabilmente alcune centinaia di docenti in più. Non credo molti di più, perché la media tendenziale dovrebbe essere quella di un docente ogni due alunni con disabilità. Ciò significa che in alcuni casi avremo un rapporto insegnante-alunno di uno a uno, e in altri casi meno gravi un rapporto di uno a tre o di uno a quattro. Questo fatto non deve preoccupare, né fare gridare allo scandalo o far armare tutti i genitori per ottenere con delle cause un "sostegno per tutta la durata dell'orario scolastico". Avere il sostegno per tutta la durata dell'orario scolastico, normalmente intorno alle 30-36 ore settimanali, comporterebbe il bisogno di due insegnanti, e non di uno solo, per il sostegno di un unico alunno, e ciò sarebbe una pura follia. Mi assumo come sempre la responsabilità delle parole che scrivo: in tal caso il termine più idoneo è "follia". In una simile circostanza, la presenza di uno o addirittura due insegnanti per un solo alunno significherebbe isolarlo dal resto della classe: addio integrazione! Non dimentichiamoci che, quando tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta cominciammo l'integrazione di alunni disabili, non esistevano gli insegnanti per il sostegno, e nonostante questo siamo riusciti ad integrarli, e a farlo abbastanza bene. E siamo arrivati fino ad oggi, malgrado casi di "mala integrazione".
Il segreto stava e sta nella capacità di accogliere e farsi carico degli alunni con disabilità, anche da parte degli insegnanti curriculari. Se si delega tutto al sostegno il risultato, salvo rare eccezioni, è una totale deresponsabilizzazione dei docenti curriculari, che sono invece i primi a dover operare l'integrazione con l'aiuto tecnico-professionale dei colleghi per il sostegno. Da qualche anno questa collaborazione sta purtroppo venendo meno per la mancata preparazione dei docenti curriculari, rafforzata dalla formulazione "assurda" del contratto collettivo di lavoro secondo il quale l'aggiornamento è un diritto, ma non anche un dovere dei docenti curriculari. Si assiste pertanto ad una grave inadempienza dell'amministrazione scolastica che non garantisce né la formazione iniziale dei docenti curriculari sull'integrazione scolastica, né quella in servizio. Fortunatamente il tribunale di Roma ha ribadito con una recente sentenza che quando i genitori iscrivono un alunno con disabilità a scuola, essi stipulano con la stessa un vero e proprio contratto in base al quale devono essere garantite prestazioni didattiche e di integrazione di qualità. Ma in molti casi ciò non avviene. Mi auguro di vedere aumentare nel tempo, anche grazie alla collaborazione delle associazioni, il numero di cause intentate dalle famiglie contro l'amministrazione scolastica; e, di conseguenza, il numero di sentenze che condannano l'amministrazione al risarcimento dei danni anche esistenziali per queste gravissime inadempienze. Tre giorni fa alcuni deputati della maggioranza e dell'opposizione, prima firmataria l'onorevole Katia Canotti, hanno presentato la proposta di legge n.2003 che garantisce, d'intesa con i sindacati, una formazione iniziale "obbligatoria" per tutti gli aspiranti insegnanti e per i docenti curriculari in servizio che hanno alunni con disabilità nella propria classe.
La causa civile è davvero l'unica soluzione? Già dal prossimo anno scolastico e a prescindere dall'approvazione o meno della proposta di legge, le associazioni e le famiglie promuoveranno in tutta Italia cause civili per ottenere la qualità dell'integrazione e un eventuale risarcimento dei danni. Le somme che lo Stato dovrà pagare saranno decisamente superiori a quelle che oggi si cercano di risparmiare con le nuove certificazioni che potrebbero ridurre di qualche decina o centinaia di unità il numero delle certificazioni di handicap; questo, lasciando comunque irrisolto il problema di come affrontare nella scuola i casi di difficoltà di apprendimento, non certificabili come handicap, che risultano circa pari al 16% di tutti gli alunni rispetto al 2% dei disabili certificati. La discontinuità dovuta alla nomina di docenti precari che cambiano di anno in anno potrebbe in parte attenuarsi con la promessa immissione in ruolo di docenti di sostegno. Si tenga però presente che ci sono attualmente 45.000 posti di sostegno di ruolo e circa altrettanti posti non di ruolo in organico. Il numero delle immissioni in ruolo potrà riguardare alcune decine di migliaia di persone, ma non potrà colmare il fabbisogno di insegnanti di sostegno di ruolo. Si ripropone quindi con grande urgenza il bisogno di una formazione "obbligatoria" in servizio dei docenti curriculari. Se puntiamo alla qualità dell' integrazione e non vogliamo solo fermarci alla quantità degli alunni inseriti, occorrono misure urgenti riguardanti gli obblighi della scuola, ma soprattutto il coordinamento di tutti i servizi del territorio. Ora, per il coordinamento di tutti i servizi in rete sono necessari gli accordi di programma previsti dall'art 13 della legge n.104/92, ribaditi anche dall'art 19 della legge n.328/00 sui piani di zona. Senza un accordo di programma-quadro regionale che fissi le grandezze finanziarie e i criteri fondamentali di riferimento da applicare nei singoli piani di zona, non è però possibile stipulare seri piani di zona, neanche sull'integrazione scolastica. Le associazioni, specialmente quelle aderenti alla Fish, si stanno dando da fare in questo senso in molte regioni. La prima interessata è stata la regione Lazio, con la sua giunta di centro-sinistra: per il momento questa regione, dopo un travolgente avvio dei lavori nei primi mesi dello scorso anno, ha inspiegabilmente rallentato il suo impegno quando, dal livello tecnico, si è dovuti passare al livello politico delle decisioni. Le associazioni sono certe che la Regione onorerà i suoi impegni e giungerà presto alla stipula dell'accordo regionale-quadro. In ogni caso, gli assessori sanno bene che la Fish non demorde e che è pronta a dare battaglia politica e giuridica, se la situazione non dovesse evolversi positivamente nonostante l'offerta della massima collaborazione informativa ed operativa da parte sua. Ma confidiamo che non si debba arrivare a tanto.
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