Elena Donazzan, assessore alle Politiche dell'Istruzione, Formazione e Lavoro del Veneto risponde ad un’intervista sui temi dell’ istruzione. “Il Veneto ricorrerà alla corte Costituzionale contro il Decreto del 31 gennaio 2007” a cura di Renza Bertuzzi, dal Centro Studi della Gilda del 17 febbraio 2007
Obbligo anche nella Formazione professionale perché il Veneto crede nella pari dignità tra istruzione e formazione professionale. Stiamo studiando una nuova legge regionale in materia di istruzione e formazione. I recenti decreti legge e disegni di legge danno l’ impressione che ci sia una certa involuzione piuttosto che una devoluzione di competenze. Per questo, insieme con la Lombardia, ricorreremo alla Corte costituzionale.
Assessore Donazzan, istruzione obbligatoria impartita per almeno 10 anni. Si sono già completate le iscrizioni, ma l’impressione generale e le voci che arrivano dalle scuole sembrano dare l’idea di poca chiarezza. L’obbligo si assolverà: nell’Istruzione o anche nella Formazione? E chi deciderà in merito, le Regioni o le scuole autonome? L’obbligo si assolverà, e, per quanto riguarda la Regione Veneto, anche nell’ambito della formazione professionale. Le modalità di assolvimento saranno stabilite nel rispetto delle competenze di ciascuna delle istituzioni coinvolte nel processo educativo dello studente. Sicuramente la Regione intende assolvere pienamente agli obblighi istituzionali che derivano dalla titolarità delle competenze che ad essa sono attribuite dalla Costituzione. A tal fine è necessario risolvere alcune attuali contraddizioni, la prima delle quali è contenuta proprio nel testo della legge finanziaria 2007. Mi riferisco in particolare, con riferimento all’istruzione obbligatoria, al comma 622 che prevede l’obbligatorietà per almeno 10 anni ed il conseguimento della qualificazione professionale almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. La Regione Veneto persegue la strada della pari dignità tra istruzione e formazione professionale non accettando lo smantellamento dell’eccellenza costituita dalla formazione professionale nel Veneto. La Regione vuole difendere un vero e proprio ‘sistema veneto’ di istruzione, formazione professionale e mondo del lavoro che nel Veneto ha contribuito ad abbassare il tasso di dispersione scolastica.
Cosa sta predisponendo la Regione Veneto, rispetto a questo grande obiettivo? Innanzitutto va detto che la Regione sta lavorando al rinnovo dei propri strumenti normativi. E’ allo studio la realizzazione di una nuova legge regionale nella materia dell’istruzione e della formazione che traccia le linee dell’organizzazione del sistema educativo regionale. Compito non facile dato l’attuale contesto normativo che in materia sta subendo una notevole frammentazione. Di fatto la Regione ha avviato da lungo tempo delle modalità di programmazione integrata delle attività educative che si caratterizza per un forte e radicata interistituzionalità. Ciò ha permesso lo sviluppo di metodologie educative innovative e di partenariati interistituzionali a vari livelli sul territorio che di fatto hanno consentito di dare avvio ad esempio all’alternanza scuola lavoro su un numero sempre più elevato di scuole e alla realizzazione di forme di aggregazione territoriali, le quali, a partire dall’esperienza maturata nella programmazione della Formazione Tecnica Superiore, costituiscono il presupposto di una collaborazione stabile per la realizzazione di interventi su diversi livelli formativi, mettendo in comune infrastrutture, strumenti didattici, conoscenze, con particolare attenzione allo studio e alla valorizzazione delle risorse storico-culturali del territorio.
Riordino dell’ Istruzione tecnico-professionale: sono previste commissioni speciali per studiare la forma dei nuovi Poli? Come già detto la regione ha già avviato sul territorio una programmazione basata su una stretta collaborazione tra soggetti interistituzionali, nonché con le Parti sociali, sia datoriali che sindacali. Ciò ha consentito la realizzazione di una prima sperimentazione sulla realizzazione di 12 Poli formativi per l’istruzione e la formazione tecnica superiore. Tali Poli, collocati in tutto il territorio regionale, si collocano quali punti di riferimento stabili per la realizzazione dei percorsi di Istruzione e formazione tecnica superiore nel territorio e per la realizzazione di azioni di sistema ad essi collegate. Tale esperienza ha consentito l’avvio anche di altre forme aggregative di soggetti, i distretti formativi, quali sistemi educativi locale, costituiti da livelli di cooperazione tra sistemi formativi presenti nel territorio regionale e le politiche attive del lavoro. Ciò al fine di assicurare una maggiore visibilità, stabilità e qualità dell’offerta formativa, superandone precarietà e frammentazione, facilitando l‘accumulazione e la capitalizzazione delle conoscenze e delle esperienze e favorendo il raccordo col mercato del lavoro. Attualmente la priorità per il governo regionale non è semplicemente quella di prevedere l’individuazione di commissioni speciali per studiare i nuovi Poli, infatti il riordino dell’istruzione tecnico-professionale dovrà prima di tutto essere frutto di una programmazione basata sul rispetto delle competenze attribuite alle regioni stesse dalla Costituzione.
Istruzione professionale e Formazione professionale: il DDL n. 7 del 31 gennaio 07 delibera di accordarle nei nuovi Poli. Ma il settore dell’istruzione professionale, dopo la Riforma del Titolo V, appartiene alla legislazione esclusiva delle Regioni. Non vi sarà un conflitto di competenze? Come già accennato, nel momento in cui parliamo, la produzione normativa dello Stato, e mi riferisco in modo particolare ai recenti decreti e disegni di legge, dà la percezione che ci sia una certa involuzione piuttosto che una devoluzione di competenze. La riforma del titolo V, in effetti , per quanto non regolata di fatto per la parte attinente alle competenze regionale in materia di istruzione e formazione professionale, consegna un quadro piuttosto definito di competenze. Senza dubbio molti punti del testo della finanziaria e il D.L. 31.01.2007 n. 7, prevedono delle prescrizioni normative che evidenziano un palese conflitto con le competenze assegnate alle Regioni dal titolo V della Costituzione, proprio per questo come ribadito il 14 febbraio scorso durante l’audizione alla Camera dei Deputati davanti alla Commissione Cultura la Regione Veneto ricorrerà alla Corte Costituzionale, assieme alla Lombardia, contro il citato decreto .
(A cura di Renza Bertuzzi) |