Ma c'è chi chiede le dimissioni di Fioroni. da TuttoscuolaNews N. 278, 5 febbraio 2007
Da qualche tempo i siti Internet e le riviste on-line vicine ai movimenti di base e ai comitati anti-Moratti formatisi nella scorsa legislatura criticano pesantemente la politica scolastica del governo, lamentandone la mancata "discontinuità" con quella del centro-destra. E giungono a chiedere apertamente le dimissioni del ministro Fioroni e del suo viceministro Bastico. La chiave di lettura di queste posizioni ipercritiche sta probabilmente nelle controversie che agitano la composita maggioranza politica e sociale che sostiene il governo Prodi, controversie emerse con forza in vari settori (politica estera, economica, scolastica) nel momento in cui l'Unione è stata chiamata a governare, e portate alle estreme conseguenze dalle sue componenti più radicali e movimentiste. Sullo sfondo si colgono gli echi dei forti contrasti che accompagnano la formazione del Partito democratico. È naturale che agli occhi dei fautori della discontinuità la politica del "cacciavite" teorizzata da Giuseppe Fioroni sia apparsa minimalista. Ma il bilancio dell'azione finora svolta dal ministro è nel suo insieme di notevole rilievo, andando dalla riforma dell'esame di maturità alla disattivazione degli aspetti più discussi del decreto legislativo sul primo ciclo (tutor, portfolio), dal tentativo di soluzione del problema del precariato ad una legge Finanziaria che non contiene solo razionalizzazioni e tagli di organico ma anche incentivi allo sviluppo e alla maggiore equità del sistema. Con il decreto e il disegno di legge approvati lo scorso 25 gennaio, infine, la politica scolastica del governo ha realizzato una indiscutibile accelerazione "discontinuista", rilanciando in particolare quell'area tecnico-professionale che era uscita umiliata dalla riforma Moratti.
Provvedimenti che possono piacere o meno.
Ma chi chiede le dimissioni dovrebbe forse prima chiedersi: otto mesi
sono un tempo congruo per valutare compiutamente, e a quanto pare
bocciare senza appello, l'azione di un ministro e di un governo? |