Siamo sempre gli ultimi della classe.
Il rapporto Ocse sulla scuola boccia l’Italia.
Raffaello Masci, La Stampa del 4/12/2007
ROMA Il campione
L’indagine Pisa (Programme for International
Student Assessment) si svolge su un campione di quindicenni in tutti e
30 i Paesi dell’Ocse più un certo numero di altri paesi, e verifica
con i test le loro conoscenze in: lingua nazionale, matematica e
scienze. Ciascuna delle tre ricerche finora realizzate, ha poi fatto
un «focus» specifico su una di queste materie. Quella che verrà
illustrata oggi sarà sulle scienze e ci vede al 36° posto. In quella
sull’italiano eravamo terzultimi in classifica sugli, allora, 28 paesi
Ocse, in matematica eravamo penultimi. Meglio di noi stanno tutti i
Paesi del G7 e gran parte di quelli comunitari, eccetto Grecia,
Portogallo, Bulgaria e Romania. Per quanto riguarda la misurazione,
alla media Ocse viene dato il punteggio di 500, rispetto al quale si
vede chi sta a cavallo e galleggia (Francia, Svezia e Danimarca, per
esempio), chi sta sotto (noi ma anche altri 31 Paesi tra cui gli Usa)
e chi svetta (venti Paesi in tutto, tra cui la Finlandia che è la
prima). Possibile che i quindicenni di mezzo mondo sviluppato sappiano
fisica, chimica e biologia così meglio dei nostri? In realtà la
ricerca Pisa non misura il «profitto», in senso stretto, ma la facoltà
di «problem solving»: di tradurre cioè le conoscenze in soluzioni di
fronte a dei problemi. Quando lo studente italiano si trova di fronte
alla prova di lingua per esempio, spiega un tecnico Pisa, riesce a
rispondere a domande «chiuse» ma non a quelle «aperte». Se legge la
favola di Cappuccetto Rosso - per dire - e si trova di fronte alla
domanda se il protagonista avesse una nonna, un nonno o solo una zia,
sa dove mettere la crocetta giusta. Ma se gli si chiede di scrivere da
chi fosse costituita la famiglia di Cappucetto Rosso lascia lo spazio
vuoto. C’è, in sostanza, una incapacità di tradurre le cose apprese in
risposte concrete a domande poste dall’esperienza. La soluzione Si può fare qualche cosa per sbloccare questa situazione? «In questi anni c'è chi si è dato da fare e chi no - dice Giuseppe Ferrari, direttore della Zanichelli, una delle maggiori case editrici scolastiche - In Germania la pubblicazione di Pisa 2003 è stata vissuta come un problema nazionale e ha determinato una mobilitazione da parte della scuola e delle famiglie. Tant’è che la Germania è risalita al 13° posto dal 18° che aveva: l’Italia ha perso 9 posizioni». In quanto editore, Zanichelli ha anche varato un progetto che prevede, all’interno dei libri di testo, delle prove di valutazione analoghe a quelle di Pisa, e una serie di esercizi di problem solving che vanno verso la direzione auspicata dall’Ocse. Ma la questione principale è quella di avvicinare i ragazzi alle scienze associando l’esperienza e il laboratorio allo studio. «Noi - spiega Nicola Vittorio, presidente dei presidi delle facoltà scientifiche - ci siamo posti questo problema già dal 2003 e abbiamo varato il progetto per le lauree scientifiche, che comincia proprio da un lavoro di orientamento sui ragazzi di 15 anni. Che cosa li frena ad avvicinarsi alle scienze? Secondo noi l’”accademia”: l’apprendimento solo come una teoria libresca. La lezione frontale è importante ma non può bastare. Lo studio delle scienze va fatto in laboratorio e cominciando dall’esperienza. I ragazzi devono essere attori e non recipienti. Non è possibile che a 8 anni chiedano il piccolo chimico a Babbo Natale e a 18 preghino perché chimica non esca alla maturità». Questa svolta, conferma Vittorio, non può che passare attraverso gli insegnanti e la loro formazione. «La scuola non può diventare il posto in cui la passione per le scienze viene soffocata».
Il ministero un gesto l’ha fatto: 34 milioni per
tenere aperte le scuole al pomeriggio, di cui 15 solo per i
laboratori. Poi c’è un comitato presieduto dall’ex ministro Luigi
Berlinguer per la promozione delle discipline scientifiche. Ora si
tratta di mettere mano alla formazione che, finora, è stata solo un
adempimento burocratico. Fioroni lo ha detto, con una frase ad
effetto, in Commissione: «Credo che dobbiamo rivedere per gli
insegnanti il sistema dei master e dei corsi di aggiornamento. Perché
in questo campo si è verificata una situazione simile a quella che
Lutero condannava a proposito delle indulgenze: è certo il lucro di
chi vende le indulgenze ma non è affatto certa l'acquisizione del
posto in Paradiso». La rilevazione COME FUNZIONA IL TEST PISA
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