Ma i dirigenti non ci stanno:
inaccettabile, il ministero non sa neanche come valutarci
Il recupero dei debiti non si fa?
Si tagli la paga al preside.
Antimo Di Geronimo da ItaliaOggi
del 4/12/2007
Fatto
I dirigenti che non si daranno da fare per attivare i corsi di
sostegno e di recupero potranno essere puniti con decurtazioni della
retribuzione di risultato e con la revoca dell'incarico. Lo ha fatto
sapere il ministero della pubblica istruzione con una nota inviata ai
direttori regionali il 28 novembre scorso (si veda ItaliaOggi di
venerdì scorso). Una nota che è stata immediatamente bocciata dai
sindacati, in primis dall'associazione nazionale presidi di Giorgio
Rembado e dalla Cisl scuola di Francesco Scrima: «Vergognoso che il
ministero scarichi le responsabilità dei risultati sui presidi,
quando, tra l'altro», accusano, «mancano anche i criteri per
valutarli».
La normativa, rivista dal ministro, prevede che gli studenti delle
superiori che presenteranno lacune dovranno necessariamente
recuperarle entro l'anno scolastico in cui vengono verificate. E le
scuole, per dare la possibilità agli alunni di fare fronte al loro
impegno, dovranno attivare una serie di iniziative volte a consentire
loro di acquisire le competenze e le abilità di cui difettano.
Le iniziative consisteranno in corsi di sostegno in quelle materie
dove le lacune sono statisticamente più evidenti, rivolti a più
studenti. E successivamente in veri e propri corsi di recupero, della
durata di almeno 15 ore, centrati sugli alunni inadempienti.
Le verifiche dovranno essere effettuate in corso danno e i corsi di
recupero dovranno essere attivati subito dopo gli esiti del primo
trimestre o quadrimestre. La cura dovrà essere somministrata più volte
e comunque fino a quando l'alunno non dimostri di avere recuperato le
lacune. Lacune che dovranno rientrare prima dell'inizio delle lezioni
dell'anno scolastico successivo.
La normativa ministeriale prevede, in ogni caso, la possibilità, per
le famiglie, di optare in piena autonomia per eventuali lezioni
private. In ogni caso, gli esami di riparazione in corso d'anno e
immediatamente prima delle lezioni dell'anno successivo resteranno
obbligatori. E chi non riuscirà a superarli dovrà ripetere l'anno. La
nuova disciplina ha suscitato un coro di proteste da parte delle
organizzazione professionali dei docenti, che lamentano la carenza di
fondi e, in secondo luogo, la crescita esponenziale di adempimenti
cartacei dovuti alla necessità di informare costantemente le famiglie
e di verificare e documentare le attività di sostegno e recupero.
Oltre tutto la protesta è già sfociata nei collegi docenti dove, non
di rado, gli insegnanti hanno manifestato forti perplessità circa la
possibilità di conciliare il diritto alla fruizione delle ferie con
gli adempimenti relativi agli esami di stato, ai corsi di recupero e
gli esami di riparazione. E qui si spiega l'intervento del ministero
sui direttori regionali che sono stati invitati, senza mezzi termini,
ad informare i dirigenti scolastici che, «attesa la rilevanza
dell'obiettivo, la tempestività, la flessibilità e l'adeguatezza degli
interventi di sostegno e di recupero costituiscono elemento primario
di valutazione ai fini della retribuzione dell'indennità di risultato
e del conferimento e revoca degli incarichi dirigenziali». Duro il
commento dei dirigenti. «Chiediamo al ministro di ritirare la nota. L'Anp»,
replica Rembado, « rifiuta il tono minaccioso della stessa, che
prefigura sanzioni e conseguenze di tipo economico per i dirigenti
delle scuole. Sanzioni e conseguenze che sono peraltro prospettate dal
ministro in maniera infondata. Infatti, i direttori degli uffici
scolastici regionali non possono procedere ad alcuna valutazione in
quanto l'amministrazione non ha provveduto ad adottare i criteri e le
procedure per la costituzione del sistema che dovrebbe attuarla». Il
metodo adottato da Fioroni «rischia di incrinare le sinergie di tutte
le professionalità operanti nelle istituzioni scolastiche e di
compromettere gli esiti e gli obiettivi strategici del recupero delle
insufficienze», accusa Scrima, che bolla come «infelici» le frasi
finali della nota sulle sanzioni.