Ricerca del Censis:
diffuso il disagio e il disinteresse, la famiglia è tra i primi responsabili

Scuola rimandata, è troppo noiosa.

Per un terzo degli studenti del Lazio non ha nessuna utilità

Emanuela Micucci da ItaliaOggi del 4/12/2007

 

La scuola? «Una cosa poco utile, che devo fare, alla quale mi adatto». È l'opinione di un terzo dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni del Lazio che emerge dall'indagine sul disagio adolescenziale, curata dal Censis e promossa dall'assessorato regionale alle politiche sociali. La ricerca, presentata la scorsa settimana, denuncia un atteggiamento di «adattamento passivo» nei confronti della frequenza scolastica comune a tutto il campione di 1.750 ragazzi, di cui 1.500 studenti e 250 che non frequentano la scuola, intervistati nel 2006 in sette distretti socio-assistenziali della regione. Interviste a 21 testimoni privilegiati locali e a cinque grandi esperti hanno permesso di verificare e approfondire i risultati della ricerca.

Il 20% degli adolescenti vive in una situazione di disagio, perché presenta problematiche in almeno due ambienti tra famiglia, scuola, rapporto con gli amici e fruizione del tempo libero. Un disagio che si manifesta anche con comportamenti trasgressivi, violenti e bullismo. «È il dato più preoccupante, la punta dell'iceberg», spiega Giuseppe Roma, direttore del Censis, «anche l'80% che non ha problemi vive a contatto con un rischio. Vi è un'ampia zona grigia che la ricerca non ha quantificato». È proprio la famiglia la causa principale del disagio degli adolescenti. L'origine del problema è nella qualità delle relazioni familiari, nell'intensità e nel contenuto del dialogo genitori-figlie e nel modo in cui vengono prese le decisioni sui temi relativi agli adolescenti. La scuola è promossa? Rimandata, piuttosto. In quanto rappresenta la seconda causa del disagio dei ragazzi.

Sotto accusa la dotazione strutturale degli istituti. Il 43% dei studenti a disagio e il 26% degli altri alunni ne indica l'origine nell'inadeguatezza di aule, laboratori, spazi all'aperto, nella scarsità di nuove tecnologie, nell'eccessiva alternanza dei docenti e nell'assenza di un adeguato rapporto tra scuola e famiglie. «La scuola spesso viene sopraccaricata di responsabilità», spiega Roma, «invece subisce più che provocare i comportamenti a rischio dei giovani. Il problema è a monte: la nostra società ha abbassato il livello di attendibilità della formazione, che oggi, anche per i genitori, non serve. Così si delegittima lo sforzo dell'apprendimento degli studenti».

Tutti i ragazzi intervistati hanno un giudizio negativo sulla scuola. Le motivazioni per il 62,7% sono l'eccessivo carico di studi e di compiti, gli orari stretti. Se il 69% ritiene che la scuola aumenta le chance di vita in ogni ambito, per il 19% la scuola è importante per la formazione personale ma meno per il conseguimento di un lavoro. Addirittura il 26,4% degli studenti non disagiati ritiene scarsamente utili le materie studiate rispetto alle esigenze attuali. Il 19,3% dei ragazzi disagiati pensa che la scuola non sia importante e per il 13% non serve a niente. L'indagine sofferma anche sulla valutazione degli adolescenti del rapporto con gli insegnati, decisivo per la qualità del loro percorso formativo. Giudizio positivo per i propri docenti: 81% dei ragazzi non disagiati e 34% dei disagiati. Concordano nel ritenere che gli insegnanti hanno linguaggi e modalità di comunicazione troppo lontani da quelli dei giovani e non rappresentano modelli da emulare. Rivendicano il diritto di essere ascoltati, di dialogare con i docenti anche su temi extradidattici, di essere coinvolti. La documentazione è disponibile sul sito www.agcom.it e www.censis.it.