Nuovi scenari politici per la scuola?

da Tuttoscuola, 7/12/2007

 

L’avvio del dialogo tra Veltroni e Berlusconi, i leader delle due maggiori formazioni politiche del Paese, potrebbe aprire nuovi scenari anche per il nostro sistema educativo.

Quali? Impossibile dirlo oggi. Ma certamente la caduta della reciproca delegittimazione, e soprattutto la prospettiva di un diverso bipolarismo, nel quale i partiti che raccolgono i maggiori consensi siano meno condizionati dalle forze minori o minime – e perfino da singoli parlamentari –renderebbe meno faticoso l’iter delle riforme, e porrebbe fine al muro contro muro che ha caratterizzato il confronto politico e parlamentare dagli esordi della "seconda Repubblica" (1994) ai nostri giorni. Un muro contro muro che ha penalizzato particolarmente la scuola, tema bipartisan per eccellenza nelle democrazie più evolute.

Il fallimento delle due grandi riforme promosse rispettivamente da Luigi Berlinguer (legge n. 30/2000) e da Letizia Moratti (legge n. 53/2003) è infatti in buona parte addebitabile ai conflitti interni alle due coalizioni, che hanno reso le leggi complicate e contraddittorie, e alla demonizzazione dell’avversario, condotta soprattutto da parte della sinistra nei confronti del governo Berlusconi-Moratti, ma preceduta dall’azzeramento della riforma Berlinguer da parte del centro-destra.

Se non ci fosse stato il forte condizionamento interno alla coalizione di centro-destra da parte di AN per il mantenimento del liceo classico quinquennale, per esempio, il disegno iniziale di Letizia Moratti (presentato agli "Stati generali" della scuola alla fine del 2001) di ridurre la scuola secondaria superiore a quattro anni (e la scolarità nel suo complesso a 12, come in quasi tutto il mondo) avrebbe avuto più probabilità di successo. E in un clima di confronto leale e costruttivo il tentativo di Berlinguer di introdurre elementi di meritocrazia nella carriera degli insegnanti non sarebbe stato contrastato dall’opposizione nei modi strumentali ed elettoralistici cui si è assistito.

Non resta che auspicare, nel nuovo clima che si annuncia, una svolta decisa in direzione di una considerazione più serena e oggettiva degli obiettivi strategici delle riforme educative.