Oggi gli esiti della rilevazione Ocse sui
livelli di rendimento degli studenti
Test, contano i risultati.
Nelle risposte articolate, italiani in
difficoltà
da ItaliaOggi
del 4/12/2007
Più che a misurare la bravura della scuola
italiana, le indagini internazionali sulla valutazione degli
apprendimenti in scienza, matematica e lettura, hanno semmai gettato
un'ombra sulla sua capacità di saper preparare gli studenti a
confrontarsi in autonomia con la realtà e con la soluzione pratica dei
problemi. Oggi escono i risultati dell'ultima rilevazione dell'Ocse
Pisa 2006 (programme for the international students assessment)
condotta sui quindicenni di 41 paesi del mondo, 30 dei quali partner
dell'Ocse e aspettiamo di sapere se in questa tornata i nostri
studenti saranno andati meglio ai test. Il programma di valutazione
internazionale dell'Ocse è rivolto a rilevare le competenze utili agli
alunni una volta che saranno usciti da scuola e dovranno cavarsela da
soli affrontare la propria vita e la realtà in una prospettiva di
formazione permanente e di competizione sul mercato del lavoro. Si
tratta di uno studio che fa sempre notizia e rispetto a cui sono
estremamente sensibili ai politici e al mondo della scuola.
A riprova dell'importanza dell'evento è il numero crescente di paesi
partecipanti alla ricerca: nel 2000, quando al centro dell'attenzione
è stata soprattutto la verifica delle abilità di lettura, avevano
preso parte alla ricerca 28 dei 30 paesi membri dell'organizzazione
per la cooperazione.
Per il 2009, quando si tornerà a concentrarsi sulla lettura, si sono
già prenotati 62 paesi. L'Italia, a dire il vero, da queste verifiche
esce quasi sempre con la schiena rotta.
Dall'analisi dei test di matematica e di lettura tra il 2000 e il 2003
emerge con chiarezza la difficoltà per i nostri studenti di applicare
conoscenze ed abilità alla soluzione di problemi della vita reale. Per
l'abilità di lettura, per esempio, rispetto all'esperienza delle
rilevazioni del 2000 e del 2003 si scopre che gli studenti italiani si
sono abituati al formato di risposta ai test a scelta multipla più di
quanto si pensi.
Dov'è che gli studenti entrano maggiormente in crisi è proprio quando
devono esprimersi liberamente. Gli studenti italiani lasciano il
foglio in bianco il 3% in più delle volte rispetto alla media Ocse e
dell'8% rispetto alla media della Finlandia, ovvero il paese con il
tasso medio più basso di risposte mancate. Questo vale per le risposte
brevi, mentre per quelle più articolate lo scarto cresce. In questo
caso ben il 19% degli studenti italiani non tenta nemmeno di
rispondere contro il 13,5% della media Ocse e l'8 della Finlandia. Le
scuole i cui studenti vanno meglio ai test sono quelle in cui vige una
cultura dei risultati, più che i programmi. In queste scuole gli
obiettivi educativi risultano definiti con maggiore chiarezza e
servono come quadro di riferimento utile per il lavoro dei docenti. È
proprio questa l'impostazione che risulta in uso in Finlandia, il
paese i cui studenti fanno segnare i punteggi medi più alti dei
coetanei del resto del mondo e che risulta il sistema di istruzione
che ha fatto registrare i maggiori progressi dagli anni 70 ad oggi.
D'altro canto, le scuole che non si sono dimostrate altrettanto
efficaci, soprattutto in relazione a bassi risultati nella lettura, ma
anche nella matematica, sono quelle in cui i docenti manifestano un
disagio per la distanza che percepiscono in ordine agli obiettivi
prefissati e alla situazione reale della classe, della scuola o del
contesto di riferimento. In queste situazioni generalmente l'approccio
didattico è orientato più al compito che alle persone e agli studenti,
come invece capita nelle scuole che funzionano meglio.