Per insegnare nella formazione non è necessaria la laurea
Così si crea una scuola di serie B

Prof di italiano?
Basta il diploma.

Fioroni ha fissato i requisiti per i centri che stanno facendo,
in via transitoria, i corsi triennali

Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 4/12/2007

 

A insegnare italiano o magari matematica potranno pensarci docenti non abilitati. O neanche laureati. Magari solo diplomati. È possibile nei centri di formazione professionale, quelli che realizzano i corsi triennali avviati dalla Moratti e mantenuti in vita, seppure in via provvisoria, dal ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni.

A dispensare i docenti dal possesso del titolo, necessario a insegnare invece nelle scuole, è un decreto firmato dal ministro Fioroni nei giorni scorsi, che definisce i criteri per l'accreditamento dei centri impegnati nei corsi triennali di formazione. Sono corsi utili ai fini dell'obbligo scolastico, e fanno eccezione alla nuova regola che fissa, a regime, l'obbligo all'interno del solo percorso scolastico.

Intanto, però, i corsi triennali c'erano e continueranno a esserci, fino al 2009/2010. Dopo due anni dall'avvio, il decreto ne ha regolamentato i requisiti. Requisiti che consentiranno alle regioni di controllare la qualità delle strutture che erogano il servizio, e a queste di avere i fondi: sono 40 milioni di euro quelli ministeriali, che si aggiungono ai 13 milioni di euro per sperimentazioni innovative.

In primo luogo, i centri devono appartenere a organismi che non abbiano fini di lucro e che offrano servizi educativi destinati ai giovani fino a 18 anni. Condizioni, queste, che dovranno risultare dallo statuto dell'organismo. I centri, poi, dovranno essere tarati su progetti educativi, fino ad oggi non sempre resi pubblici. E poi ci sono le condizioni che attengono al personale, in particolare quello chiamato a realizzare le competenze e i saperi minimi che fanno sì che i corsi siano validi anche ai fini dell'obbligo. Si tratta di conoscenze a carattere generale, fissate dal decreto n. 139/2007, che per i corsi di formazione in quanto tale non sono obbligatorie. Per quelli invece che rilasciano la certificazione dell'assolvimento dell'obbligo, lo sono e come. Solo che non è necessario avere docenti abilitati dietro la cattedra: oltre all'utilizzo di insegnanti in possesso dell'abilitazione, il decreto autorizza anche l'uso, «in via transitoria, di personale in possesso di un diploma di laurea inerente l'area di competenza e di un'esperienza triennale o, almeno di un diploma di scuola secondaria superiore e di un'esperienza quinquennale».

«Così si crea una scuola di serie B, per quanti vanno nel canale della formazione e invece avrebbero maggiore bisogno di professionalità, visto che hanno alle spalle storie di insuccessi», attacca Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil. «Quasi tutti i centri hanno personale laureato per la materie teoriche, magari non lo è chi insegna materie pratiche, ma per queste contano l'esperienza non i titoli», replica Maurizio Drezzadore, amministratore delegato dell'Enaip, che raggruppa gli enti di formazione delle Acli, «e poi il decreto interviene quando resta solo un anno per finire i corsi».

E che si tratti di una scelta provvisoria, «che sarà certamente rivista quando l'obbligo andrà a regime», lo conferma il viceministro all'istruzione, Mariangela Bastico: «Accanto al percorso all'intero della scuola produrremo un elenco di soggetti che potranno svolgere, con nuovi requisiti, un'azione educativa anche per l'obbligo, in concorso e collaborazione con la scuola». Per questa volta è andata così.