Prof in trincea.
«Io, prof precaria da 6 anni pagata 400 euro al mese».

 Rita Baio, La Sicilia del 12/4/2007

 

«Essere precari? Vuol dire sopravvivere, significa farsi coraggio, essere forti e continuare a lottare senza mai farsi abbattere dalle circostanze». Angela Chiavaro, 37 anni, insegna Storia al liceo scientifico Ettore Majorana di Agrigento e lavora come insegnante precaria da 6 anni. Una vita piena di sacrifici trascorsa a inseguire un sogno: l’immissione a ruolo.

E’ tenace e determinata e, nonostante le delusioni che le hanno lasciato l’amaro in bocca, Angela risponde alle nostre domande con il sorriso sulle labbra, lieta di dare corpo alla sua grande passione: l’insegnamento. «Talvolta le speranze di un futuro migliore sembrano così vicine... ma basta un cambio di guardia al ministero per allontanarle e farci scivolare nella depressione. Ecco perché il mio motto è di farsi coraggio ed essere forti».

Le chiediamo di raccontarci la sua vita professionale. «Dal mese di gennaio scorso insegno Storia al liceo scientifico Majorana. Abito a Realmonte e, per fortuna, entro in classe alla seconda ora (9,15). Prima, invece, insegnavo in una scuola privata paritaria dove spesso mi toccava fare lezione alla prima ora (8,10) e pertanto la mia giornata cominciava intorno alle 6».

E il gioco non vale la candela. Sentite cosa guadagna Angela Chiavaro in un mese: «Il mio stipendio ammonta all’incirca a 400 euro al mese. Per mia fortuna vivo ancora con i miei genitori. Non è facile costruirsi una famiglia, soprattutto se il fidanzato è anche lui insegnante precario».

Quattrocento euro al mese e per giunta Angela deve frequentare il corso per l’abilitazione che si svolge a Palermo. «A dire il vero abbiamo tentato di tutto per chiedere lo svolgimento di tale corso direttamente ad Agrigento ma senza alcun risultato. Il corso si svolge nel fine settimana e così ogni venerdì parto per Palermo e rientro la domenica sera. Al costo del corso, pari a 1750 euro, occorre sommare le spese per la trasferta, il costo per il pernottamento e per il vitto. E posso frequentarlo perché il dirigente del liceo Majorana, Vincenzo Scrivano, sa quanto sia importante frequentare il corso e mi agevola in tutto, al contrario di quanto è accaduto ad alcune colleghe che insegnano nel Palermitano. Conseguire l’abilitazione è molto importate, si tratta di una sorta di lascia passare per accedere al lavoro, per avere supplenze annuali e per l’immissione in ruolo».

Adesso la sorte dei precari è nelle mani del ministro Giuseppe Fioroni. Cosa crede che cambierà? «A dire il vero sul ministro Fioroni riponevo migliori speranze e aspettative. Fioroni da sempre ha sostenuto di volerci venire incontro, però, tuttora, non vi sono stati dei grandi risultati. Adesso la nostra speranza è riposta nelle tanto discusse 150 mila immissioni in ruolo distribuite nell’arco di due anni». Chiediamo ad Angela se ha mai valutato l’idea di insegnare in un altra provincia, magari del nord Italia. «Certo – risponde – ma credo sia conveniente soltanto per chi ha un punto di appoggio. Come potrei con 400 euro al mese riuscire a pagare le spese e a vivere? Tra l’altro adesso le norme che regolano i trasferimenti sono cambiate. Recentemente si sono aperte le iscrizioni per la graduatoria che adesso è diventata ad esaurimento. Ora, fino all’anno scorso era possibile trasferirsi da una provincia all’altra, da quest’anno invece, se chiediamo il trasferimento in una altra provincia, finiamo in coda alla graduatoria. Ovviamente questa situazione crea ulteriori problemi perché non possiamo trasferirici e siamo costretti a lavorare nella provincia in cui ci iscriviamo».

La chiacchierata con Angela Chiavaro spiega il perché del motto dei precari, racconta le difficoltà e i sacrifici, le illusioni e i sogni. L’aspetto più inquietante è l’impossibilità di costruirsi il futuro perché anch’esso, perfettamente rispondente alla vita professionale di chi sceglie l’insegnamento, corre il rischio di rimanere precario. Niente colore rosa nella vita professionale di Angela, dunque, ma soltanto parole forti che aiutano quando il sogno si sgretola e ne resta soltanto un pugno polvere: «Le difficoltà sono notevoli ma io continuo a lottare senza arrendermi».