Gran Bretagna: A scuola come in battaglia.

 Bullismo in classe.
docenti autorizzati a usare la forza.

da l'Unità del 2/4/2007

 

LONDRA A scuola come in battaglia. Il governo Blair arma gli insegnanti: da oggi maestri e professori sono autorizzati a fare «un uso ragionevole della forza» in risposta al comportamento «inappropriato» degli studenti.

Non è il ritorno alle bacchettate e alle altre pene corporali che andavano per la maggiore in Gran Bretagna ai tempi dell'impero, ma il ministro dell'Istruzione Alan Johnson è stato chiaro quando ha illustrato le novità: finisce l'era del permissivismo in classe. Gli studenti non potranno più rispondere all'insegnante con un'alzata di spalle e con il classico e menefreghista «you can't tell me what to do» («lei non può dirmi che cosa devo fare»).

Gli insegnanti potranno utilizzare la forza nel caso di zuffe a scuola se esiste il fondato timore che qualcuno possa farsi male. E avranno il diritto di procedere a perquisizioni corporali se sospettano che qualcuno abbia portato a scuola coltelli, bastoni o pistole.

Il giro di vite permette a maestri e professori anche il sequestro di telefonini e di ipod e la somministrazione di punizioni come l'obbligo di passare «in detenzione» a scuola il sabato - quando ufficialmente non ci sono lezioni - senza dover chiedere il preventivo nulla-osta delle famiglie.

Il sindacato nazionale degli insegnanti (National Union of Teachers), chiedeva da tempo gli strumenti necessari per «moderare gli alunni» e far fronte ad un sempre più allarmante problema di disciplina e ha dato prontamente il benvenuto alle decisioni del governo Blair. Il nuovo armamentario potrà essere usato dai docenti non soltanto in risposta al «comportamento inappropriato» ma anche in caso di «istruzioni disattese».
L'attenzione ai telefonini - che divengono sequestrabili - è comprensibile: in Gran Bretagna, come in Italia, i cellulari sono usati da ragazzi e ragazzi per catturare immagini compromettenti per poi ricattare i compagni. Proprio ieri il domenicale «Sunday Times» ha raccontato di una scuola dove alcuni studenti sono stati legati ad una sedia e costretti a guardare su Internet scene di pedofilia, di bestialità e di tortura a sfondo sessuale. Per questi comportamenti è stata creata anche una parola: cyber-bullying, cyber-bullismo.

«La maggior parte dei ragazzi - ha messo in risalto il ministro Johnson - si comporta bene in classe ma vogliamo prendere provvedimenti contro gli elementi di disturbo che mancano di educazione e rispetto e rendono penosa la vita degli insegnanti. Adesso i docenti hanno chiaramente il potere legale per agire rapidamente e decisamente. Chi sgarra può aspettarsi di essere punito come si merita».