Mamma, ho riperso Darwin,
la memoria storica e tutto il resto.

Luigi Ambrosi, da ReteScuole del 25/8/2007

 

Leggere le nuove o le vecchie indicazioni nazionali e distinguerne le differenze è facile, non ce ne sono molte se non una qualche serie di affermazioni volontaristiche fuori dal contesto pratico poi degli obiettivi curricolari e dei libri di testo. Immaginiamo le indicazioni morattiane, e poi nelle bozze cerchiamo col lanternino “L’elaborazione dei saperi… dell’uomo planetario… è la premessa per l’esercizio di una cittadinanza …planetaria”; “…cercare soluzioni anche originali in direzione del pensiero divergente e creativo”; “i curricoli siano sempre pensati in una prospettiva interculturale…”. Li troveremo nei libri di testo questi richiami ? Li troviamo negli obiettivi da verificare? No. Semplicemente no. Abbiamo noi insegnanti votato per il cambiamento, SI. Qualcosa non funziona.

Io non so se è pedagogicamente più adeguato proporre la storia, o la geografia o altro in cicli di approfondimento a spirale come nei vecchi programmi della scuola elementare dove in tre anni affrontavi storia e geografia dall’inizio alla fine e poi alle Medie ri-approfondivi gli stessi argomenti, ed alle Superiori idem, oppure se è pedagogicamente più valido presentare i contenuti diluiti nel tempo e una volta sola. Sono più propenso, per esperienza, alla prima formula però potrei essere un conservatore e abitudinario. Ma una prima domanda che mi pongo è: come è possibile affrontare la storia moderna (dell’ultimo secolo) e la geografia planetaria solo in terza media ? Oltretutto l’esame di terza media comprenderà anche la storia precedente al ‘900; così l’insegnante si troverà ancora una volta a decurtare il programma di storia moderna per fare ripasso! E quali risposte dare a fronte di continui stimoli da parte degli alunni e della realtà storico-geografica quotidiana? Domanda che mi ponevo davanti alle Indicazioni morattiane. Non basta affermare che le ore di Studi Sociali servono a questo. E’ scandalosa questa persistente volontà di disarmare le nuove generazioni cancellando la memoria storica. Già l’Italia è uno dei pochi paesi al mondo che non pone la storia moderna al centro del curricolo didattico ( caratteristica degli Stati che hanno perso la seconda guerra mondiale…); la scuola ha sfornato una generazione che in maggioranza crede che l’Italia abbia vinto l’ultima guerra mondiale e che la strage di piazza Fontana a Milano l’abbiano fatta le Brigate rosse. Già questo dovrebbe essere un serio motivo di autocritica e di grave riflessione, Abbiamo un Ministro dell’Istruzione inglese che propone un disegno di legge per introdurre l’autocritica al colonialismo inglese ed ai suoi crimini nei programmi scolastici, e i Nostri, italiani provinciali ? Affrontiamo la storia moderna “una tantum”! Gli interessi coloniali italiani, dai Balcani alla Somalia, le missioni di “pace” per liberare gli schiavi etiopi ieri o le donne afghane oggi sono ancora purtroppo attuali e presenti: che strumenti culturali diamo ai giovani, ai nostri studenti? Ai nostri figli, perchè non ri-muoiano nei deserti di El Alamein o nei freddi delle steppe russe come oggi muoiono i giovani americani nei deserti dell’ irak e gli europei sui gelidi monti in Afghanistan. Cosa fa la scuola e la cultura per difendere la memoria storica nelle giovani generazioni affinché ogni scelta sia una libera scelta e non siano ripetuti errori e crimini? Quanti libri di Del Boca sul colonialismo italiano sono stati proposti alla lettura o sono richiamati dai libri di testo? Quando vedremo da parte delle istituzioni l’invito alle scolaresche a partecipare in massa, come scuole, alle celebrazioni del 25 aprile? Questo è salvaguardare le nuove generazioni ed evitare nuovi errori e crimini. E’ fare cultura. Queste bozze di Indicazioni sono ancora responsabili di contribuire alla cancellazione della memoria storica, i nostri figli studieranno la Resistenza una tantum a 14 anni e non sapranno difendersi da chi, oggi come ieri nella Germania Hitleriana, li istigherà prima contro i diversi, i Rom, gli omosessuali, ieri gli ebrei oggi gli stranieri ed i mussulmani, per poi trasformare essi stessi in vittime sacrificali. La Commissione non ha dimostrato di voler conservare la memoria storica recente; la complessità diventa una coperta che soffoca la necessità e l’urgenza popolare di conservare, sviluppare, elaborare la memoria.

Il segretario della cgil scuola dice che di positivo vi sono i richiami alla Costituzione Italiana; troppo poco, non sappiamo che farcene in questo contesto: è da quasi 60 anni che la Costituzione afferma il diritto al lavoro (non precario), alla casa (???), alla salute, all’ istruzione ma la politica non è stata conseguente. Abbiamo una Costituzione fortemente anti-fascista, ma come è concretizzata nei curricoli?

Riconosco che la storia è un problema complesso. Certo affermare che, dopo la civiltà ellenica (quella “pedofila”, bisessuale e dove non votavano donne e schiavi), il cristianesimo è stato un grande momento di creatività storica dell’umanità mi ha fatto pensare alla grande creatività dell’ Inquisizione nell’invenzione degli strumenti di tortura : lo storico Michelet parlò di 35 milioni di donne ed oppositori uccisi sui roghi in
Europa. C’è l’Inquisizione nei curricoli di Fioroni?

Dopo questo sfogo, scusate, entro nello specifico.

Nonostante nella premessa si sia evidenziato “il problema dello studente che si trova ad interagire con culture diverse senza avere strumenti adatti per comprenderle” e quindi si affermi che “alla scuola spetti il compito di fornire supporti adeguati”, una costante di queste bozze è la mancanza di un’ottica interculturale negli obiettivi curricolari proposti. Chissà poi nei libri di testo…

Negli obiettivi finali di italiano della scuola primaria non vi è un solo esplicito riferimento alla lettura e comprensione di testi di altre culture, mentre per la terza media c’è un generico leggere “testi letterari di vario tipo” o “di varia natura e provenienza”: tutto qui i nuovi programmi, tutto qui il richiamo ai saperi globali, alla conoscenza delle altre culture, tutta qui l’ottica interculturale ed il superamento dell’eurocentrismo culturale? I nostri figli frequentano coetanei provenienti da tutto il mondo; di cosa possono parlarsi ora e in futuro se viene loro negata la conoscenza degli altri patrimoni culturali? Così non si contribuisce all’auto-emarginazione o alla povertà di relazione/comunicazione per assenza di background culturale tra le nuove generazioni miste? L’inserimento di un forte richiamo all’uso di testi narrativi ecc. provenienti da altre culture era DOVEROSO: qui si dimostra che i richiami alla dimensione interculturale nella premessa sono solo elementi decorativi.

Un piccolo dettaglio: si è persa l’occasione di richiamarsi alla calligrafia come arte, ed alla sua potenzialità interculturale (arte calligrafica italiana, araba, cinese…)

Nelle lingue straniere si prende solo in considerazione le lingue comunitarie; che fine hanno fatto le prime dichiarazioni della vice-ministra De Torre sull’avvio di corsi e laboratori di cinese, arabo ecc aperti anche agli studenti italiani? E sul diritto di Legge alla conservazione della propria lingua d’origine?

In musica la dimensione interculturale si riduce ad un blando “brani musicali di vario genere e stile”; in arte e immagine solo per la primaria vi è un blando “leggere in opere d’arte provenienti da diversi paesi…”; per tutte le contaminazioni musicali e artistiche, in epoche antiche e moderne, è un po’ pochino. Su corpo, movimento e sport non è neanche passato per la testa che possa esistere una ottica interculturale.
Nell’area storico-geografico-sociale viene fatta una importante affermazione nella presentazione, ma la sua genericità e difficile applicazione nei curricoli, e probabile assenza dai libri di testo la può rendere solo una concessione demagogica alla platea: “All’interno delle suddette aree si articolano i temi relativi agli studi sociali il cui scopo è quello di consentire anche ai docenti della primaria di costruire percorsi strutturati su questioni della modernità e contemporaneità socialmente vive. Questa apertura costante al mondo attuale è necessaria per una . . . cittadinanza attiva. Il processo di insegnamento/apprendimento…è basato su questioni inerenti l’attualità…”

Questa genericità potrebbe farci dedurre che finalmente possiamo strutturare dei curricoli che ci permettano di rispondere a tante domande degli alunni e fare ricerca insieme su: guerra in Irak e guerra in Afghanistan; impoverimento del terzo mondo e processi migratori; la presenza militare italiana nel mondo ieri e oggi; i diritti di cittadinanza degli immigrati; la spesa militare in Italia; inganni e manipolazioni dell’informazione (es. l’11 settembre); la privatizzazione dell’acqua e dei beni essenziali; i crimini di guerra dell’Italia durante il fascismo in africa e nei balcani; la deportazione di oppositori italiani, di ebrei e zingari nei campi di concentramento; zingari ebrei omosessuali e capri espiatori sociali; il 25 aprile e la resistenza; differenze di genere e diversità sessuali; ecc. Quantomeno se il Ministro dovesse fare osservare 5 minuti di silenzio per un altro 11 settembre o per la morte di militari italiani all’estero come avvenuto in passato, le classi sarebbero più preparate e meno manipolabili. Qualcuno vuol preparare e proporre un curricolo di attualità per quest’anno per tutte le scuole italiane?

Da un punto di vista interculturale, oltre ad una storia più globale e meno eurocentrica, lo studio della storia dovrebbe avvenire presentando le fonti storiche ed i punti di vista dei contendenti, classi ricche e classi povere, romani e galli, arabi e crociati, conquistadores ed amerindi, colonizzatori e colonizzati, occidentali ed irakeni; nella bozza vi è un blando invito al “ragionamento critico” e una annacquata “molteplicità dei punti di vista”; troppo poco, e possiamo prevedere ancor meno nei libri di testo. Non si tiene conto che abbiamo classi con alunni di differenti etnie che ci permettono di non essere sempre e solo unilaterali.

Inesistente, o comunque molto povera, è l’attenzione agli aspetti ed alle motivazioni economiche della storia, ed agli interessi e movimenti delle classi sociali. Non pretendiamo certo che un ministro cattolico abbracci il punto di vista del materialismo storico, di classe sociale, di interesse economico ( punto di vista ormai affermatosi da oltre un secolo tra gli storici) ma che una Commissione lo confonda ancora sotto la coperta della complessità…

Anche in Geografia si riscontra la discrepanza tra affermazioni nelle premesse e poi curricoli ( e, prevediamo, libri di testo): “fin dalla scuola primaria….analizzare ogni elemento nel suo contesto spaziale… fino ad arrivare al contesto mondiale” si materializza in questi obiettivi generici a fine primaria: “estendere le proprie carte mentali al territorio italiano e A SPAZI PIU’ LONTANI”, “analizzare fatti e fenomeni locali e globali”, “conoscere e descrivere gli elementi caratterizzanti i principali paesaggi italiani europei e mondiali”, il tutto insieme alle geografia delle regioni italiane. E’ molto confuso e credo di tradurre correttamente dicendo che posso presentare e collocare la savana ed i poli, ma non indicare dove sono gli Stati Uniti, la Palestina, l’Irak, la Cina o l’India; posso presentare il planisfero degli ambienti fisici ma non il planisfero politico, insomma più o meno come le indicazioni morattiane. All’alunno che mi chiede dove è l’Afghanistan, o dove è lo Stato del suo compagno di banco straniero gli devo continuare a rispondere ancora: aspetta i 14 anni ? A dire la verità poi gli Stati sul planisfero non compaiono nemmeno tra gli obiettivi della terza media, ma gli aeroporti si. Chissà come saranno i libri di testo…. Anche in geografia manca una ottica interculturale nella cartografia: non si discute dell’eurocentrismo del planisfero di Mercatore, di altre presenti cartografie, con altri continenti o il polo al centro. Se penso che solo fino a pochi anni fa uscivano dalle mie quinte alunni capaci di orientarsi su un planisfero polo-centrico rintracciando i principali Stati, Monti, Fiumi del mondo….. boh. Io che mi aspettavo la fornitura a tutte le scuole primarie di planisferi di Peters, e planisferi circolari per sviluppare il pensiero divergente…

Matematica: in Francia il Ministero intende anticipare all’ultimo anno delle materne le 4 operazioni, in Romania si fa algebra dalla prima elementare ( ed è il principale paese europeo produttore di ingegneri informatici), in Italia si pretende la completa e sicura conoscenza delle tabelline in terza elementare (obiettivo non facilmente raggiungibile) ed al tempo stesso si riduce ancor più la geometria allo studio solo di quadrato e rettangolo (e sparisce il cerchio) a fine quinta, nonostante gli insegnanti delle medie si lamentino che arrivano loro alunni troppo poco preparati in geometria.

Visti i richiami al pensiero divergente, mi aspettavo un rilancio del calcolo multibase e di tutte quelle attività che prevedono la scomposizione e ricomposizione; l’algebra e semplici potenze, radici ed equazioni potevano essere promosse in via sperimentale, così come, intuitivamente, le geometrie su superfici non piane. Utile anche la riproposizione delle sequenze numeriche e delle leggi che le regolano (fino a Fibonacci). Poteva essere l’occasione per mettere a punto un curricolo specifico per lo sviluppo del pensiero creativo e dell’immaginazione, anche a dimensione interdisciplinare. Avrei insistito sul calcolo orale piuttosto che sull’uso della calcolatrice, almeno nella primaria e per calcoli non complessi. Dalle altre culture si potevano attingere elementi interessanti come i tangram (sviluppo dell’immaginazione), i mandala (simmetria e senso estetico), semplici sudoku (procedura per esclusione, e semplici deduzioni), le diverse rappresentazioni dei numeri (codificazione e decodificazione).

Mi sembra che si sopravvaluti la possibilità per l’insegnante di usare il calcolatore: portare l’intera classe in laboratorio è impossibile o poco praticabile, le ore di compresenza destinabili all’informatica sono poche; tenerlo in classe è un costo, a volte un rischio.

Scienze naturali: non riesco a trovare negli obiettivi della scuola primaria alcun riferimento alla storia dello sviluppo della vita sulla terra da un punto di vista scientifico. Vuoi vedere che è scomparso Darwin ? Dal Big bang ai dinosauri, è’ sempre stato l’argomento più gettonato dagli alunni, ed ha sempre permesso lo sviluppo di quella curiosità per le scienze naturali, primo motore per ogni ulteriore approfondimento, anche autonomo.Inoltre è sempre stato un terreno favorevole per sviluppare il ragionamento: quali problemi affrontò un pesce per sbarcare sulla terraferma? Quali problemi dovettero affrontare i primi anfibi per adattarsi? Quali problemi affrontarono e risolsero i sauri? La Moratti astutamente aveva spostato questo studio dall’area scientifica ridimensionandolo a quella storico-umanistica. Ma ora sembra scomparso completamente, la lotta tra “evoluzionisti” e “creazionisti (ben pochi a dire la verità, solo qualche impacciato insegnante di religione)” si è conclusa con il vuoto della memoria. Darwin addio ??? Fioroni, uomo del Vaticano nella scuola pubblica italiana, ha fatto fare piazza pulita? Non ci ha convinto a dire agli alunni che la Terra è stata creata 5000 anni fa circa e che l’uomo, nonostante il suo DNA al 99 % identico a quello delle scimmie, è nato da un soffio di Dio nell’argilla, e allora non se ne parla più ? E’ grave che la Commissione abbia avvallato questo crimine culturale. Dove stava la sinistra? Ma è rimasto desaparecido anche il Big Bang e il sistema eliocentrico ! Vuoi vedere che, non osando chiederci di insegnare che la Terra è piatta ed al centro dell’universo, hanno anche qui cancellato tutta la memoria? E nelle premesse a questa bozza parlavano di importanza della conservazione della memoria… In Italia le teorie di Darwin impiegarono 120 anni ad entrare nei programmi scolastici nel 1978, e dopo trent’anni le hanno tolte ! La nostra classe dirigente non le ha ancora digerite? La presenza del Vaticano è casuale?

Potrebbe essere necessario promuovere una giornata di lotta culturale in tutte le scuole, il Darwin day il 12 febbraio “Darwin si, homo vaticanus no”.

E’ così anche nelle scuole americane sotto Bush. Sembra quasi che vogliano cristianizzarci a forza, per preparaci a nuove crociate ed a nuovi loro scontri di civiltà che nascondino il fallimento del loro modello sociale. E la Commissione? E la sinistra istituzionale? Avvallano? Si accontentano di un po’ di farinosi richiami alla Costituzione? Noi no !!!